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GNOSIS 2/2006
Svelati tutti i trucchi adottati dall'FBI

Infiltrati e guerra psicologica sconfissero le Pantere Nere


Maurizio MOLINARI

Informatori a pagamento, infiltrazione di agenti per fomentare liti interne, omicidi, blitz a ripetizione e spregiudicato uso dei mezzi di informazione: operando con questi metodi, al confine della legalità, fra la seconda metà degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, gli agenti dell'FBI misero fuori combattimento le «Pantere Nere» ovvero l'organizzazione di militanti afroamericani che si proponeva di sovvertire l'ordine pubblico. Il precedente delle «Pantere Nere» viene studiato dalla comunità di intelligence americana in quanto presenta alcune analogie con il pericolo posto dalle cellule di terroristi islamici sul fronte interno: oggi, come allora, il pericolo viene da gruppi di cittadini americani che, accomunati da forti motivazioni ideologiche, operano in maniera organizzata sul territorio nazionale, ponendo gravi minacce alla sicurezza collettiva, e puntano sulle opere di beneficienza per rafforzarsi sul territorio e reclutare nuovi seguaci.


da www.crimelibrary.com


Il partito delle Pantere Nere

Il Black Panther Party for Self-Defence (Partito delle Pantere Nere per l'Autodifesa) nasce nell'autunno del 1966 a Oakland, in California, per iniziativa di tre militanti nazionalisti neri rivoluzionari - Huey Newton, Bobby Seale e Richard Aoki - coautori di un programma in dieci punti che si propone come obiettivo politico la totale autonomia degli afroamericani e legittima l'uso della violenza per proteggersi dai soprusi dei bianchi. Ideologi della black liberation, i tre fondatori rifiutano l'approccio di Martin Luther King favorevole all'integrazione nella società americana e perseguono invece uno scontro frontale con quella che definiscono la “struttura di potere razzista bianco”.
Se Martin Luther King è non-violento, le Pantere Nere si organizzano in cellule di autodifesa richiamandosi agli scritti di Malcom X in cui si invocava la sollevazione delle minoranze “con tutti i mezzi necessari”.
Ciò che aiuta le Pantere Nere a reclutare è il risentimento della comunità afroamericana per gli atteggiamenti razzisti della polizia definita “forza di occupazione”: nel 1966 appena 16 dei 661 ufficiali di polizia di Oakland sono afroamericani mentre i disordini che avvengono da Los Angeles a Birmingham, Alabama, hanno come sfondo gli eccessi degli agenti nei confronti dei neri, soprattutto nei quartieri poveri.
Al fine di far fronte a tali eccessi le Pantere Nere organizzano pattuglie di volontari - le Copwatch- che seguono a distanza i poliziotti per sorvegliarne i comportamenti. Spesso i volontari sono armati e gli scontri con gli agenti causano numerose vittime.
Questi episodi spingono i Dipartimenti di Polizia a moltiplicare l'assunzione di agenti afroamericani che, con il passare del tempo, diventano decisivi nel fronteggiare i militanti armati nelle strade. Nel 1972, quando le Pantere Nere cessano di esistere come gruppo organizzato, nei più importanti Dipartimenti di Polizia d'America non c'è più sproporzione fra il numero di agenti bianchi ed afroamericani.
Altra caratteristica delle Pantere Nere è, sin dalla fondazione, l'impegno nelle comunità più povere dei maggiori centri urbani - dalla California a Chicago, a New York - per distribuire cibo, vestiti, aiuti di ogni tipo e spesso anche lezioni gratuite nelle scuole, al fine di diffondere idee e programmi del “nazionalismo nero” il cui obiettivo è raggiungere la “totale indipendenza sotto la protezione delle Nazioni Unite” ed arrivare così a decomporre gli Stati Uniti.


I cinque pilastri del Cointelpro

Nell'agosto del 1967 l'FBI ricorre al programma segreto denominato Cointelpro (Counter Intelligence Program) per neutralizzare tutti i gruppi del nazionalismo nero e l'anno seguente il direttore dell'FBI, Edgar Hoover, definisce le Pantere Nere come “la più grave minaccia alla sicurezza interna della nazione” perché “si tratta di militanti formatisi sugli insegnamenti marxisti-leninisti e dei comunisti cinesi che aggrediscono agenti di polizia e girano negli Stati Uniti per diffondere un vangelo di violenza non solo nei ghetti ma anche fra gli studenti dei college, delle università ed anche dei licei”.
Con l'obiettivo di smantellare queste cellule l'Fbi vara nell'ambito del Cointelpro un piano di intervento senza precedenti, il cui fine è di sfruttare la stessa violenza delle Pantere Nere per neutralizzarle.
Sono cinque le direttive d'azione prescelte: infiltrare agenti ed informatori non solo per spiare gli attivisti politici ma per minare l'unità delle cellule, spingendole a combattersi fra loro; diffondere false notizie tanto con lettere e telefonate anomine che con articoli sui giornali; sfruttare ogni cavillo legale per rendere la vita impossibile agli attivisti; istigare la violenza fra le Pantere Nere e gli altri gruppi militanti; organizzare irruzioni ed arresti al fine di decimare l'organizzazione.


La guerra dell'FBI

Il metodo scelto è quello di “intensificare il grado di animosità” tra le Pantere Nere e i gruppi rivali, come ad esempio i Blackstone Rangers di Chicago, inviando lettere anonime che svelano complotti, agguati ed intrighi.
Il fine è di spingere i Rangers a vendicarsi attaccando i leader delle Pantere Nere innescando così una guerra per bande capace di decimare entrambe le fazioni.
Qualcosa di simile avviene anche nella California del Sud dove l'FBI usa le lettere anonime per insinuare sospetti fra i ranghi delle Pantere Nere: alcune missive contengono vignette che ironizzano sui leader più in vista mentre altre fomentano i dissidi con il gruppo rivale degli United Slaves.


da www.summeroflove.org

Il risultato è uno scontro fra gang che porta all'eliminazione di quattro capi delle locali Pantere Nere, da parte degli United Slaves nell'area di San Diego, con gli agenti federali impegnati a monitorare ogni singolo scontro ma senza mai intervenire.
Quando fra il 1975 ed il 1976 la commissione Intelligence del Senato di Washington conduce l'inchiesta sul “Programma segreto dell'FBI per distruggere le Pantere Nere” la deposizione del vicedirettore dell'FBI, James Adamas, esclude che siano mai state adottate decisioni per ‘favorire la violenza’ ma in realtà ciò che i lavori del Congresso svelano è tutt'altro.
Nel maggio del 1970, ad esempio, documenti dell'FBI di Los Angeles provano che gli agenti ritenevano di poter capitalizzare dalla reciproca ostilità fra i gruppi nazionalisti neri e dal dilagare delle lettere anonime. E non era che la cima dell'iceberg.
L'FBI non lesina mezzi per spingere i diversi gruppi nazionalisti a farsi la guerra: grazie agli informatori si fanno circolare false notizie su rivalità inesistenti e si diffondono elementi di disaccordo fra i leader mentre in alcuni casi ai membri della gang al soldo degli agenti viene letteralmente ordinato di eliminare le Pantere Nere con esecuzioni mirate.
L'ufficio dell'FBI a San Diego sperimenta una nuova tattica: prima spinge gli United Slaves ad uccidere due membri delle Black Panthers e poi fa arrivare a casa di altre Pantere Nere vignette ironiche sugli assassinati firmate proprio dagli United Slaves.
Il fine è accelerare quanto possibile la gang war e quando occasionalmente i rivali concordano delle tregue - come avviene nella California del Sud nel 1969 - arriva sempre un nuovo omicidio a ravvivare le tensioni dormienti.
Da un memorandum della polizia di San Diego, del 18 settembre 1969, trapela una certa soddisfazione: “Omicidi, agguati ed un alto tasso di violenza continuano a prevalere nell'area del ghetto a sud-est di San Diego ed un'importante parte di questa situazione di rivolta è attribuibile al nostro programma”.
A rivelarsi “produttive” sono in primo luogo le vignette che vengono diffuse sotto forma di volantini o graffiti sui muri: illustrano tradimenti, inefficienza, complicità con la polizia e nel complesso pungono l'orgoglio tanto delle Pantere Nere che degli United Slaves, spingendoli nel baratro di una faida infinita e letale.
E' lo stesso schema operativo che viene applicato a Chicago, dove i rivali delle Pantere Nere sono i Blackstone Rangers: il 18 dicembre del 1968 uno scontro frontale seguito ad un agguato si conclude con l'arresto di 17 militanti dei due gruppi. Otto giorni dopo i leader rivali provano ad incontrarsi per siglare il cessate il fuoco ma è un informatore dell'FBI a far fallire il tentativo.
La stessa tattica si ripete in altre città americane ed il risultato è un indebolimento complessivo delle Pantere Nere, obbligate a difendersi da più gang rivali contemporaneamente. E' a questo punto che Hoover sovrappone alle attività già in corso il tentativo di trasferire le rivalità ed i dissensi all'interno delle stesse Pantere Nere.
Nel marzo del 1969 l'FBI recapita ai capi di Chicago delle lettere anonime in cui si afferma che un certo gruppo di militanti vuole disertare e contemporaneamente a San Diego sono delle telefonate anonime a denunciare alcune Pantere Nere come degli “agenti della polizia” mentre a Los Angeles un'ondata di arresti mira a far allontanare dal partito le reclute più giovani ed inesperte.
La detenzione di Huey Newton in un penitenziario della California serve per far organizzare all'FBI una falsa corrispondenza con i rappresentanti delle Pantere Nere in Algeria, Francia e Scandinavia al fine di delegittimare i gruppi all'estero.
Spesso i militanti sospettano che dietro dispute, false notizie - come l'alleanza con alcune associazioni di omosessuali - e rivalità ci sia la mano della polizia ma l'assenza di prove concrete e le difficoltà nelle comunicazioni non giovano alla tenuta del gruppo nazionalista nero. I colpi più duri vengono messi a segno grazie agli informatori.
Nel maggio del 1969 Alex Rackley, 24enne membro del gruppo di New York, viene torturato ed ucciso dai suoi compagni perché sospettato di essere un informatore e nel dicembre seguente i federali fanno irruzione nella notte nella casa di Chicago di Fred Hampton, principale organizzatore cittadino, mentre tutti i presenti sono addormentati essendo stati drogati dall'informatore William O'Neal.
Hampton viene ucciso, al pari della sua guardia del corpo, mentre altri vengono trascinati in mezzo alla strada e malmenati.
L'altro pilastro del Cointelpro sono le attività per la distruzione dell'immagine pubblica delle Pantere Nere: attori, cantanti e uomini d'impresa che si erano espressi in pubblico a loro favore vengono contattati, convocati nei commissariati ed ammoniti sui rischi di complicità con “gruppi criminali” così come alle Chiese che avevano ospitato eventi di beneficienza viene chiesto di cessare ogni sostegno al fine di “garantire la sicurezza di chi frequenta le funzioni religiose”.
Decimato da arresti, omicidi e defezioni il partito delle Pantere Nere continua ad avere nel proprio giornale un punto di forza ed è così che nel maggio del 1970, gli uffici dell'FBI di Chicago, Los Angeles, Miami, Newark, New Haven, New York e San Diego lanciano un'operazione congiunta per sabotare una circolazione che supera le centomila copie e può raggiungere le centoquarantamila.


da www.enterstageright.com

E' la sede di San Diego che scopre come il giornale Black Panther gode di esenzioni fiscali non dovute: una volta abolite, il nuovo peso finanziario viene aggravato da una tassa “raramente adoperata” che impedisce di svolgere attività commerciali in aree residenziali.
A ciò si aggiungono le pressioni sulla United Airlines - la compagnia aerea che trasporta il giornale - affinché faccia pagare a Black Panther il costo più alto possibile per la spedizione di pubblicazioni. L'effetto si sente dopo pochi mesi: diminuiscono le copie stampate e quelle distribuite.
Ma non è ancora il colpo del ko e così Hoover muove un'altra pedina, riuscendo attraverso articoli di stampa, a mobilitare il sindacato dei distributori dei giornali affinché rifiuti del tutto di consegnare Black Panther. Per reagire i militanti si affidano alle radio mentre i leader fondatori come Seale si lanciano in tournée di comizi, ma nel primo caso l'FBI riesce a far trasmettere in ritardo i programmi registrati mentre nel secondo spesso avvengono attentati dinamitardi, i cui autori riescono sempre a dileguarsi.
L'ultima stretta dell'FBI, fra il 1971 ed il 1972, arriva attraverso la cooperazione con i Dipartimenti di polizia: l'obiettivo è pedinare ossessivamente i membri rimanenti della Pantere Nere fino a quando non incorrono in banali violazioni di legge - a cominciare dalle infrazioni del traffico - per fermarli ed arrestarli in continuazione, mettendoli sotto una crescente pressione psicologica.
Decimate dagli arresti, lacerate dalle liti interne ed oberate da costi crescenti, le Pantere Nere vengono abbandonate da molti militanti che preferiscono unirsi al Black Liberation Army mentre altri - come nel caso di Eldgride Cleaver - si spostano su posizioni più moderate decretando di fatto la fine dell'organizzazione originaria che aveva avuto il più alto momento di popolarità durante i Giochi Olimpici del 1968 quando i velocisti afroamericani sul podio della premiazione avevano alzato i pugni al cielo in segno di protesta.


da www.insideitalia.it



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