recensioni e segnalazioni 4/2021
Clare Mulley
La spia che amava
21lettere 2021
pp. 654 - €20,00
di Franz
Questa è la biografia di Krystyna Skarbek (1908-1952), una delle più importanti spie inglesi della Seconda guerra mondiale. Polacca, emancipata e audace ai limiti dell’incoscienza, non si è mai lasciata trascinare dagli eventi ma piuttosto li ha governati. Quando nel 1939 la Germania occupa il suo Paese, col secondo marito, Jerzy Gizychi, va a Londra e si fa reclutare dai Servizi britannici. Come Christine Granville lascia il coniuge in Inghilterra e va a Budapest, dove incontra Andrzej Kowerski, anche lui agente e polacco, che coadiuva nel far fuggire i connazionali in Francia. S’innamorano e lui diverrà il suo riferimento nella vita. A Varsavia Krystyna raccoglie informazioni sulle truppe tedesche, conosce Wladimir Ledóchowski e ne diviene l’amante. Wladimir, compromesso in una missione, viene però inviato in Palestina. Andrzej e Krystyna restano invece a organizzare la fuga dei piloti britannici. Fermati dalla Gestapo, scappano e riparano al Cairo. Il 7 luglio 1944 Krystyna è paracadutata in Francia dove l’aspetta Francis Cammaerts, che opera per conto degli inglesi, del quale diviene corriere e compagna. Tenta anche di collegare partigiani italiani con quelli francesi, valicando più volte le Alpi. Raggiunge perfino il forte sul Colle della Maddalena dove persuade decine di polacchi, reclutati a forza dai nazisti, a sabotare le installazioni e passare nella Resistenza. Quando Francis viene arrestato e recluso con due compagni, lei riesce a liberarli. E accade molto altro, ma l’arrivo della pace sovverte le regole della guerra. Francis torna dalla moglie e Krystyna è a Londra senza casa e senza un ruolo, abbandonata anche dai Servizi. Trova lavoro come assistente di bordo sui transatlantici, su uno dei quali conosce Dennis Muldowney, uno steward che se ne innamora follemente. Nel 1952 Krystyna comprende che la vita in mare le preclude ogni autonomia e peraltro Muldowney la opprime. Andrzej potrebbe essere la libertà. Nel suo ultimo scalo, il 13 giugno, decide di licenziarsi dopo il prossimo viaggio e prenota un volo per trascorrere con lui i giorni che la separano dall’imbarco. Domenica 15 giugno, appresa la cancellazione del volo, informa Andrzej che avrebbe ritardato di ventiquattr’ore e si intrattiene con degli amici. Rientra in hotel verso le dieci di sera, ma ad attenderla c’è Muldowney che, al termine di un furioso litigio, l’accoltella uccidendola. Viene arrestato e a settembre impiccato. Krystyna viene sepolta nel cimitero cattolico di Kensal Green a Londra. La salutano anche una folta schiera di compatrioti, veterani della Resistenza giunti dalla Francia, un esponente del governo polacco in esilio. Andrzej è l’ultimo a dirle addio: muore nel 1988 e le sue ceneri riposano accanto al corpo della donna che ha sempre amato.
Roberto Costantini
Una donna in guerra Longanesi 2021 pp. 400 - euro 22,00 di Corito
Una donna in guerra Longanesi 2021 pp. 400 - euro 22,00 di Corito
Torna Aba Abate, donna forte e fragile, funzionaria dei Servizi segreti italiani, in un romanzo che alterna pagine dedicate al suo rapporto con i figli adolescenti e il marito, che la tradisce con la migliore amica, ad altre in cui lei si trasforma in “Ice” (nome in codice) per combattere il terrorismo islamico. Proprio “Ice”, dopo aver impedito con i colleghi un attentato in Campidoglio, deve rispondere di come abbia trovato la morte un alto dirigente dei Servizi, l’unico che l’ha sempre vista per quello che è, Aba e “Ice” insieme. Si tratta di una cospirazione, ma non se ne conoscono le finalità: due sicari con cintura esplosiva sono solo specchietti per le allodole per «colpire il ventre molle della molle Europa». Queste parole di un emiro evidenziano un malessere che segna l’intera narrazione. Con cinismo, l’autore non rivolge l’attenzione solo alle relazioni internazionali, ai sistemi di potere, al grande scenario, ma anche alla disillusione e al senso di sconfitta che s’insinua nell’animo degli agenti segreti, che pure si impegnano al massimo. Aba per prima, che tra i palazzi romani e la Libia è sempre in bilico, sull’orlo del precipizio. Nel deserto, come in ufficio, nessuno può sentirla, spiarla, ascoltarne le conversazioni, intuirne i piani. Aba ancora non sa, e “Ice” lo capirà forse troppo tardi, che oramai non esiste un posto al mondo in cui lei non sia una donna in guerra. L’uomo si salverà solo grazie alla solidarietà tra persone ferite, attraverso quei legami dolorosi ma vittoriosi che inspiegabilmente prendono vita in ogni deserto, sia politico sia umano.
Ulla Lenze
Le tre vite di Josef Klein
Marsilio 2021
pp. 288 - euro 17,00
di Corito
Alla fine degli anni Trenta Josef Klein arriva da Düsseldorf in una New York scossa dal razzismo e dove molti guardano all’antisemitismo di Hitler come a un possibile modello. L’immigrato scopre la cucina italiana, il jazz e fatica ad accorgersi di ciò che gli accade intorno. Le giornate scorrono tra le culture di Harlem e la tipografia in cui lavora, dove si stampano volantini di propaganda sia per chi invoca un’America bianca e cristiana sia per chi esorta alla rivoluzione nera. La sua grande passione è la radio con le sue voci dal mondo. È così che entra nella sua vita una giovane aspirante giornalista e che per le rare doti di radioamatore ‒ nell’approssimarsi della guerra ‒ è reclutato dall’intelligence nazista. Internato a Ellis Island, dopo l’inizio del conflitto, nel 1949 rientra in Germania e nel 1953 ripara in America Centrale. Il romanzo parla delle “tre vite” di Klein (immigrato, spia, fuggiasco), incline a presentarsi come una sorta di antieroe, ma che è anche un uomo che si misura con la Storia. È affidata al lettore l’opzione di percepirne la figura in modo diverso, accogliendone o meno consapevolezza e opportunismo, poiché – secondo l’autrice – entrambi gli atteggiamenti sono oggi troppo facili da esprimere. Trascinato dagli eventi, solo quando approda in Costa Rica ha modo per tentare di rimettere ordine tra le contraddizioni che ne hanno segnato l’esistenza.
Valentine Williams
L’uomo dal piè storto
Quodlibet 2021
pp. 271 - euro 16,00
di Franz
Valentine Williams (1883-1946), londinese, nel 1904 viene inviato come corrispondente a Berlino e poi a Parigi per conto del «Daily Mail». Durante la Grande Guerra resta ferito e nel corso della degenza scrive questo libro (1918) cui molti altri seguiranno e in alcuni dei quali riappare il personaggio di “Piè storto”. Ne è protagonista Desmond Okewood, un ufficiale inglese che, analogamente all’autore e nella medesima battaglia della Somme, viene gravemente ferito. Posto in convalescenza, decide di approfittarne per andare a trovare il fratello Francis, che però è irreperibile. Scoprirà successivamente che si trova in Germania, dove opera quale agente del War Office in virtù della sua conoscenza della lingua tedesca. Esperto anche lui di quella lingua, si pone alla sua ricerca. Comprende subito che raggiungere l’obiettivo sarà tutt’altro che facile. Ritenuto a sua volta una spia, è infatti coinvolto in una serie di vicende pericolose, in una Germania tenebrosa, oppressiva, oramai prossima all’avvento del nazismo. Facendo ricorso all’arte della simulazione e agendo sul classico filo del rasoio, Desmond riesce sempre astutamente a destreggiarsi. In lotta continua con l’ineffabile dottor Grundt, vistosamente claudicante per via di un piede storto, dovrà fuggire dalla rete di agenti soggiogati e ordinari sguinzagliati contro di lui, grazie a travestimenti e improvvisazioni.
Hugh Wilford
America’s Great Game
The CIA’s Secret Arabists
and the Shaping of the Modern Middle East Basic Books 2013 pp. 384 - $ 29,99 di Claudio Ciani
The CIA’s Secret Arabists
and the Shaping of the Modern Middle East Basic Books 2013 pp. 384 - $ 29,99 di Claudio Ciani
Dagli attacchi dell’11/9 a quelli con droni passando per il waterboarding, le relazioni tra Stati Uniti e Medio Oriente descrivono una parabola discendente cui la Cia pare aver talvolta contribuito. Tale crisi, tuttavia, non era una ineluttabilità storica. L’originaria generazione di agenti rappresentava infatti il più fedele alleato occidentale della regione. Questo libro racconta la storia delle azioni filo-arabe condotte dalla Cia negli anni Quaranta e Cinquanta, e ne vaglia l’andamento attraverso l’esame del lavoro di tre suoi funzionari influenti: Kermit “Kim” Roosevelt, nipote di Theodore Roosevelt e responsabile dell’Agency nella regione; Archibald “Archie” Roosevelt, suo cugino, studioso del Medio Oriente e capo della stazione di Beirut; Miles Copeland, uno specialista anticonformista in operazioni segrete. Grazie alla profonda conoscenza di quel mondo, i tre erano eredi di una tradizione missionaria del loro Paese che guardava arabi e musulmani con rispetto ed empatia, ma erano anche ansiosi di disputare una moderna rivincita del Grande Gioco. Nonostante le buone intenzioni, essi furono alfieri di una forte “spinta” verso il costituente mondo arabo a discapito del nuovo Stato d’Israele, sostenendo regimi autoritari e organizzando colpi di Stato che destabilizzarono l’area. L’epilogo fallimentare dei loro sforzi avrebbe plasmato il corso dei rapporti col Medio Oriente per i decenni a venire, cambiando per sempre la politica estera statunitense.