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editoriale 4/2020

In considerazione del gradimento dei lettori la rivista riprende, in questo e nel prossimo numero, l’orchestra di riflessioni in forma dicotomica ospitata negli ultimi due fascicoli dello scorso anno. Un coro di voci che dalle più disparate isole dell’esperienza e della cultura raccoglie la profonda eco che – sull’onda poetica ungarettiana – «popola l’esule universo e lascia nella carne dei giorni, perenne scia, una piaga velata». S’intrecciano in un fitto ordito gli inquieti interrogativi che della natura umana e della conoscenza sondano le profondità e le contraddizioni, in tal modo offrendo l’intuizione di un’intelligence che per assolvere ai suoi compiti non debba rinunciare a scorrere dall’uomo al suo universo.
Dopo il tradizionale Punto di vista di Sergio Romano sui profili evolutivi della Turchia che ha saputo sfruttare tutte le contraddittorie opportunità dell’attuale scenario geopolitico – dalle primavere arabe alle incertezze europee sull’adesione di Ankara al consesso comunitario sino ai conflitti siriani e libici – con un’assertività declinata sotto l’aspetto sociale, religioso ed economico, sono molti gli autori che ci accompagnano tra le rapide di inedite dicotomie.
Ivano Dionigi ci conduce nell’universo della parola che ‘simbolicamente’ unisce e ‘diabolicamente’ divide, nota distintiva dell’uomo, testimone e fiamma delle sue linee evolutive e della visione del mondo, verso quel dialogo che richiami allo scambio e al confronto, lungo un cammino nella razionalità di cui Edoardo Boncinelli coglie tutta la complessità e le molteplici frontiere del suo contrario, all’ombra di una coscienza tutta da esplorare, anche con l’ausilio degli strumenti sempre più raffinati delle neuroscienze. La filosofia e le scienze soccorrono, invece, l’ardito percorso sull’identità di Vladimiro Giacché nella mappa che segna e sdogana la contraddizione nel fluire eracliteo della vita che nuove prospettive offre dalla fitta foresta della complessità. Anche la dimensione spirituale offre un nuovo sentiero alla parola, fuor della mondanità del suo significato, osando sfidare la gravità nell’inesprimibile e ineffabile, abitando quel silenzio di cui Angelo Iacovella rinviene tracce emblematiche in opere islamiche della migliore tradizione mistica occidentale e orientale.
Sossio Giametta, sulle spalle di giganti filosofi – primo tra tutti Schopenhauer – ci guida nel suo viaggio ardito tra i fantasmi della mortalità, le ombre di un oltre sperato, la diabolicità del divenire e il miracolo che l’uomo ha fatto per sé stesso, quella civiltà cui è affidato il concreto argine alle naturali e tempestose derive dell’esistenza: quasi in un controcanto, Alessandro Aresu, sullo sfondo delle controverse istanze religiose, politiche e culturali che segnano il cammino umano nella sua inquieta mortalità, apre il sipario del teatro dell’eterno, invitando al senso del limite e dell’attesa quale ristoro alla finitudine. Su questi abissi dell’umano si sporge Massimo Donà per cogliere la necessaria continuità del fluire del giorno, dall’alba al tramonto, dalla giovinezza alla vecchiaia, dal vigore delle speranze alla fragilità dell’esperienza che il Covid 19, nel decimare gli anziani, ha imbrunito di lutto, lasciando le nuove produttive generazioni orfane di passato e quindi cieche di futuro.
Nel viaggio circolare dell’onesto pellegrino è il dubbio la lampara dell’informazione, è quel pensiero riflessivo che dovrebbe muovere ogni ricerca – anche giornalistica – nell’ecosistema di conoscenze che è esposto a bias, a molteplici deformazioni comunicazionali (Giampiero Gramaglia ed Elisa Battistini) e che, nell’atmosfera congestionata e fluttuante del mondo digitale, è epidemicamente inquinato dalle fake news e dalle ben più pericolose fairy news, affabulatorie e trasversali, delle quali Francesco Palmieri con perita sensibilità disegna l’ambiguo profilo e la natura venefica. Fausto Biloslavo ne traccia i rischi, ripercorrendo l’avventura della sua professione nei teatri di guerra degli ultimi quarant’anni anni, laboratorio per meglio comprendere l’abbraccio letale dell’informazione e della disinformazione e delle conseguenze negli scenari geopolitici. Proprio negli scenari il gioco dicotomico assume una valenza ultronea, cercando il tratto liminale: tra islam moderato e quello radicale, in cui interagiscono effetti legati, da una parte, al Religious Climate Change che ha estremizzato le aspirazioni e le esperienze fino a una liofilizzazione fondamentalista e, dall’altro, all’analfabetismo religioso globale che ha carsicamente alimentato una sostanziale secolarizzazione (Alberto Melloni); tra Oriente e Occidente, che dopo il crollo del muro di Berlino ha acquisito una nuova accezione e che oggi si declina rispetto alle nuove minacce del terrorismo jihadista e della ipercompetitività sinica (Gian Micalessin).
Su altro fronte, Carlo Galli offre alcune riflessioni sul difficile e dinamico bilanciamento – oggi fondato sull’utile – tra il bisogno relazionale dell’uomo e dello Stato e l’urgente bisogno di autonomia e di esser legge a sé stessi, che Giacomo Pace Gravina estende all’equità, faro per cogliere l’adeguatezza, la coerenza e l’attualità degli interventi sociali – e normativi in specie – alle esigenze transeunte della collettività e che Sebastiano Maffettone traduce complessivamente nel rapporto tra morale dei singoli ed etica pubblica all’interno di una generale teoria del valore. Nell’ambito delle scienze sociali, la ricerca si avvale di strumenti sempre più sofisticati, dalla correlazione statistica ai recenti approcci sperimentali utili all’identificazione degli effetti causali delle politiche (Paolo Pinotti), con uno sguardo attento all’organizzazione dei mercati, alla loro concentrazione e alla riduzione della concorrenza con indubbie implicazioni strategiche anche per l’economia nazionale (Francesco De Carolis).
Sui temi dicotomici più vicini all’intelligence, Massimiliano Sala ci conduce nella spirale tecnologica e strategica delle attività contrarie e interdipendenti del cifrare e del decrittare, nelle sue diverse declinazioni, che, sin dall’antichità e a maggior ragione in una società fondata sui mezzi di comunicazione, sono fondamentali per la tutela degli interessi nazionali e delle attività a essi collegati; Alessandro La Ciura analizza i semi di futuro presenti in un campione documentale dell’intelligence, verificando quanto l’analisi dei Servizi abbia sfidato il presente, osando costruire e comprendere il futuribile, anche per orientare la bussola della strategia oltre il contingente. Una carrellata dedicata ai film di spionaggio, da parte di Pino Farinotti, preannuncia il vasto scavo sul tema – condotto dal critico cinematografico della rivista – raccolto in tre volumi ridotti a unità dall’inequivocabile titolo Ciak! Si spia, dal prossimo marzo in libreria.
Concludono il numero le consuete rubriche che affidano a Roberto Ganganelli la serie ‘Impero’, apoteosi in moneta del Ventennio, e a Melanton il compito di indurci al sorriso con le perle sul Perfetto Agente Segreto. Ringraziando gli autori e i lettori, Gnosis rivolge a tutti gli auguri di liete festività e soprattutto di un anno sereno.

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