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editoriale 1/2020

Gnosis inaugura il 2020 con una nuova monografia, come ormai è consuetudine quando il tema sia tanto complesso, attuale e urgente – anche sotto l’aspetto dell’intelligence – da richiedere uno spazio dedicato e un coro a più voci che trattenga la sinfonia di significanti e di approcci critici. Dopo il Punto di vista di Sergio Romano sugli effetti delle strategie attuati dalle grandi potenze negli ormai diffusi scenari di crisi globali, a danno soprattutto dell’Unione europea, scorre la teoria di analisi sul tema della cartografia, feticcio della conoscenza in ogni epoca storica e, per tale motivo, esposto alle diverse correnti dei processi politici, economici e tecnologici di cui ha spesso rappresentato la sintesi, lo strumento o il fine. è stato ben sottolineato nell’incipit da Edoardo Boria – curatore dell’iniziativa – che con perita sensibilità multiculturale ha intessuto la trama sottostante al testo con una serie di interrogativi che hanno attivato la ricerca di qualificati studiosi ed esperti non solo del settore, animando le pagine che seguono con riflessioni di ampio respiro, non solo tecniche, cercando di soddisfare le curiosità più profonde dei nostri lettori.
Nei circuiti ristretti dell’intelligence la cartografia è ben più di un feticcio: non è un caso che sir John Scarlett, direttore del Secret Intelligence Service (MI6) dal 2004 al 2009, abbia voluto curare la prefazione al libro di Tim Marshall, Le 10 mappe che spiegano il mondo (Garzanti, 2015), evidenziandone il merito di raccontare «in che modo le caratteristiche di un Paese hanno condizionato la sua forza e la sua debolezza nel corso della storia e, così facendo, prova a immaginare il futuro delle zone più calde del pianeta». Non è casuale nemmeno che la comunità d’intelligence statunitense vanti un Cartography Center particolarmente competitivo e con una lunga storia di successi da quando, sul finire del 1941, all’ombra del noto William ‘Wild Bill’ Donovan, fu arruolato il ricercatore geografo Arthur H. Robinson che avrebbe condiviso le proprie conoscenze con le strutture informative del Coordinator of Information (Coi), poi dell’Office of Strategic Services (Oss) e quindi della Central Intelligence Agency (Cia), sino a diventare il pilastro del centro cartografico.
Seguirne le operazioni è come immergersi nel corso storico del secolo passato, attraversare oniricamente l’età dei layer mappa stilati a mano, usando penna e inchiostro su fogli acetati, sino al moderno dashboard con mappe multimediali, con georeferenziazioni spinte e focalizzazioni funzionali che la tecnologia rende sempre più adattabili alle condizioni mutevoli degli scenari della minaccia.
La collezione di mappe delle aree museali del Cartography Center, messe a disposizione nel 75° anniversario, segna i momenti topici dell’intelligence del settore: dalle invasioni alleate del Nordafrica e dell’Italia nel Secondo conflitto mondiale alle tensioni sulla cortina di ferro, all’invasione della Baia dei Porci e alla crisi dei missili cubani sino alle guerre di Corea, del Vietnam, dei Sei Giorni e, più di recente, ai contesti bellici orientali, asiatici e africani.
Ogni crisi delinea una dimensione che l’intelligence cerca di penetrare, comprendere e guidare: la stessa geografia – nei suoi nuovi paradigmi senza angoli, divelti da una globalizzazione fideistica ma carica di paure localistiche e da una tecnologia animata dall’hybris distruttivamente volitiva – costituisce una sfida, una scommessa di futuro che l’umanità non può perdere e che l’intelligence è chiamata a riconoscere e disinnescare.
Proprio in questa cornice tanto vorticosamente fluida, la lampara di Boria e dei suoi partner sa trovare nell’avventura di questo numero chiavi interpretative nel chiaroscuro che riflette la storia dal passato al futuro.
Gnosis, a margine della proposta monografica, avanza alcune considerazioni su uno dei temi ‘caldi’ dell’agenda politica italiana, che delinea una costante emergenza nazionale: la criminalità organizzata, soprattutto rispetto alla sicurezza economica. La tematica è stata sottolineata nel corso di un importante convegno tenutosi presso il Cnel nel 2018, cui hanno preso parte personalità di rilievo con contributi originali ed expertise non solo teorica.
Inoltre, con la penna di Paolo Bertinetti, la rivista offre uno sguardo curioso sulla biografia di John Buchan, rappresentante di quella letteratura spionistica inglese che sull’esperienza personale nell’intelligence, sulla visione immanente del ‘Male’ da cui difendersi e sul patriottismo declinato sui piani culturale e politico fondano una sensibilità analitica affinata e una vocazione romanzesca convincente e durevole.
Le tradizionali rubriche chiudono il numero con la consueta verve dei nostri collaboratori. Roberto Ganganelli dischiude il Seicento ottomano lumeggiando il caso della contraffazione diffusa di ‘luigini’ in argento, feticcio di moda e di maniera nella società turca dell’epoca e remunerativo affare per disinibite zecche di Francia, Italia e altri Paesi occidentali. Giancarlo Zappoli ripropone l’affascinante e complesso clima del film Spy game in cui Robert Redford e Brad Pitt offrono nel fluire torrentizio della trama spionistica il sotteso aspetto umano che lega le generazioni di agenti sotto lo stesso cielo valoriale. Sull’onda del successo di Fumetti d’intelligence. Lo spionaggio a strisce dalle origini a oggi, pubblicato dal nostro editore con il marchio Nuova Argos, Giuseppe Pollicelli regala l’emozione inedita di una striscia dedicata a Rosa Klebb, icona dell’avversario di James Bond nel celebre romanzo di Ian Fleming Dalla Russia con amore, che i tratti di lapis di Emiliano Albano restituiscono sintetizzando tutta la ferocia possibile del suo profilo di dirigente dell’agenzia russa di controspionaggio. Melanton, divertito dal gioco delle dicotomie dello scorso numero, s’arrovella sul nuovo baloccare di versi che riflette e inverte, sabotando con il suo humour brocardi e adagi popolari, sino a capovolgerne il senso e l’orizzonte euristico.

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