recensioni e segnalazioni 3/2019
a cura di Virgilio Ilari
Storia militare di una Penisola eurasiatica
SISM – Nadir Media Edizioni 2019
2 tomi di pp. 547 e 512 - euro 70,00 a volume
Appassionato ‘intelaiatore’, il curatore connette e armonizza 83 saggi di 70 compagni d’avventura, dando forma e vita a un’opera più originale e provocatoria di quanto a prima vista si possa pensare. Ciò che segue è liberamente tratto dalla sua presentazione. Questo lavoro, infatti, tenta di ripensare la storia italiana come geo-storia della Penisola Centrale del Mediterraneo nell’età contemporanea, partendo dalla tesi che la politica estera e l’unità politica dell’Italia siano state determinate e restino condizionate dal «Russia’s clash with the Anglo-Saxon world, which spanned large stretches of the past 200 years». O, piuttosto, dalla collisione di imperi lungo la fascia che taglia trasversalmente l’Eurafrasia, la fascia che Mahan chiamava «Debated and Debatable Zones» (1900), Mackinder «Inner or Marginal Crescent» (1904) e Spykman «Rimland» (1942). La cosiddetta seconda globalizzazione (iniziata nel 1970) ha prodotto anche un profondo rinnovamento degli studi storici, sempre più emancipati dai criteri delle storiografie nazionali e dai pregiudizi filosofici e ideologici. Ciò ha riguardato anche la storia delle guerre, divenuta sempre più storia globale dei conflitti, dove la «guerra in forma» (giuridicamente… [leggi tutto] definita) è vista come una fase «cinetica» di un processo geopolitico di lunga durata; l’uso della forza armata è visto come una componente fra tante di un sistema «ibrido»; pace e ordine socioeconomico sono visti come la «prosecuzione con altri mezzi» della guerra. In particolare la distanza temporale e il centenario della Grande Guerra ne hanno modificato radicalmente la percezione storiografica, mostrandone la continuità co-determinante con la Seconda guerra mondiale e le (ormai) due Guerre fredde, e facendo emergere l’importanza dell’autre grande guerre (combattuta in Asia, Africa, America Latina e sugli Oceani) e della guerra russo-giapponese, oggi vista come la World War Zero. Riemerge così la «determinante asiatica» della Grande Guerra, già nel 1929 intuita da Halévy e poi da Kennan, e che oggi Grosser prolunga alla c.d. Cold War 2.0. Lo spostamento dalla «guerra in forma» al conflitto riattualizza inoltre la profonda lezione di Corbett sulla correlazione terrestre-marittima e costringe a superare le barriere artificiose tra storia militare e storia navale unificandole in una nuova storia geo-strategica.
Recentemente «Limes» ha battezzato «Caoslandia» una fascia di instabilità che dal Sud-Europa arriva alla Corea. Ma questa è anche la fascia mediana che nel Mappamondo di Tolomeo separa l’Asia (posta nell’emisfero superiore) da Europa e Africa (situate nell’emisfero inferiore, separate dal Mediterraneo) e sulla quale si svolge l’attuale collisione tra gli Imperi del Mare (Occidente) e l’Eurasia. Questa è solo l’ultima delle collisioni «eurasiatiche», ma paradossalmente è anche quella meno considerata nella sua dinamica d’insieme di lunga durata. Eppure è facile rintracciare un filo rosso in grado di connetterle che si può far risalire al 1763, anno in cui la rivalità inter-europea per il controllo delle rotte oceaniche (1470-1815) fu complicata e poi gradualmente assorbita e sostituita dalla contemporanea emersione della potenza russa e del potenziale americano. È proprio a quell’epoca che si può far risalire la competizione anglo-russa (1763-1907 e 1918-1941) per il controllo dell’Estremo Oriente, caratterizzata da una lunga (ancorché oggi rimossa) «cobelligeranza» russo-americana contro la supremazia britannica. Supremazia che, come accennato, ha determinato l’unità italiana e la costante della politica estera, infrastrutturale e coloniale del nuovo Stato, a parte il tragico deragliamento del 1933-1943. Conflittualità proseguita dopo il 1945 nella forma del containment, estesa alla Cina e tuttora in corso. Ma il filo rosso che lega le varie aree di crisi è, in definitiva, ancora il controllo delle rotte terrestri e marittime e dei flussi di ricchezza tra i due capi orizzontali dell’Eurafrasia, quella che i romani chiamavano Orbis Terrarum e Mackinder l’Isola Mondo. E la navigabilità dell’Artico – la rotta più breve dall’Estremo Oriente all’Europa inaugurata nel 2012 dal Xue Lóng («Drago delle nevi») – completa il corpo dell’Ouroboros, che da diecimila anni regola e stritola il Cuore del Mondo.
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Manlio Graziano
Geopolitica
Orientarsi nel grande disordine internazionale il Mulino, 2019 pp. 385 - euro 27,00 di Matteo Urbinati – Riccardo Negrini
Orientarsi nel grande disordine internazionale il Mulino, 2019 pp. 385 - euro 27,00 di Matteo Urbinati – Riccardo Negrini
L’autore propone un manuale sistemico per quanto concerne lo studio della geopolitica. Il libro si articola in tre parti dove viene delineata una disciplina rigorosa. La prima fornisce una sintesi storico-filosofica del termine «geopolitica» soffermandosi sul clima culturale che caratterizzò i primi studi relativi sulla disciplina. Viene illustrata la parabola culturale dall’ossessione territoriale come variabile antropologica al modello imperialista tipico delle società capitaliste. Nella seconda parte, Graziano passa a rassegna gli oggetti della geopolitica, dimostrandone l’inscindibile legame con il reale. Vengono descritti con profondità i fattori materiali e immateriali di potenza che costituiscono una serie di limiti sostanziali al processo decisionale convenzionalmente attribuito alla politica. La geopolitica come studio dei vincoli alla politica, ovvero l’analisi di tutti quei fattori oggettivi oltre l’ideologia. Questi elementi, principalmente geografia e demografia, costituiscono quello che Machiavelli avrebbe definito il «momento oggettivo della storia», perciò non soggetto a capricci elettorali ma, piuttosto, una realtà alla quale il Principe si deve adattare. La geografia diviene uno spettro di possibilità… [leggi tutto] e limitazioni per lo sviluppo delle comunità umane di riferimento. La conformazione del territorio, il clima e l’accesso alle vie fluviali rappresentano ostacoli o vettori di potenza necessari al perseguimento di una progettualità politica. Inoltre, fattori di lunga durata come la demografia scandiscono i cicli di sviluppo e decadenza di nazioni e imperi. In particolare, la legge della transizione demografica mostra l’andamento della popolazione correlato al sistema di produzione e alla variabile culturale. Nella parte finale viene fornita una rappresentazione dell’attuale panorama geopolitico, mostrando lo spostamento dell’asse di potenza dal cosiddetto blocco occidentale alle Asie e il posizionamento di numerosi attori in un mondo multipolare ove prendono forma processi di shift of power permanenti. [^]
Ronen Bergman
Uccidi per primo
La storia segreta degli omicidi mirati di Israele Mondadori, 2018 pp. 900 - euro 35,00 di Cingoli
La storia segreta degli omicidi mirati di Israele Mondadori, 2018 pp. 900 - euro 35,00 di Cingoli
Il Talmud – testo sacro sul quale si basa tutta la tradizione morale e giuridica dell’ebraismo successiva alla sua redazione – in un passo recita: «Se qualcuno viene per ucciderti, alzati e uccidilo per primo».
A questa esortazione, a questo monito si è attenuto Israele fin dalla sua fondazione, improntando a esso il suo modello difensivo, nella convinzione che sia l’unico in grado di garantirne la sopravvivenza. Tel Aviv ritiene infatti, a tutela della sicurezza del Paese, che la prevenzione e la deterrenza siano armi vincenti, tanto che il vertice politico ha spesso scelto di ricorrere all’omicidio mirato (circa 2700 missioni, non tutte segnate dal successo, in settant’anni) di accertati o potenziali nemici, affidandone l’incarico a quello che, molto probabilmente, è il più formidabile e aggressivo apparato d’intelligence al mondo. E proprio nella densa cortina di nebbia che avvolge l’attività di questo comparto, che ha fatto di Israele il Paese più forte fra quelli circostanti, si è addentrato per circa sette anni l’autore, analista politico-militare del quotidiano «Yediot Aharot». Nonostante le numerose difficoltà incontrate e gli ostacoli frapposti, attraverso le sue fonti Bergman ha potuto ricostruire tante delle… [leggi tutto] spietate operazioni condotte ‒ e di esse le fasi principali e le tecniche adottate ‒ non dimenticando di soffermarsi sugli interrogativi etici che esse pongono. [^]
Giulio Massobrio
Il maestro del silenzio
Rizzoli, 2019
pp. 304 - euro 19,50
di Jordanus
Non esistono. Combattono una guerra invisibile. Sulla pelle portano cuciti segreti e a volte si trascinano storie di figli o amori buttati al vento. Il loro segreto è rimanere uniti, analizzare i dati e passare all’azione perché il nemico lo combatti solo se sei capace di scendere nel fiume e giocarti tutto. Il maestro del silenzio ci consegna pagine che si leggono d’un fiato, in una storia terribile che va in scena tra ombre e carruggi di una Genova magmatica, tra il caos delle botteghe e dei bordelli dove si compra carne e segreti. Sulla Superba, nei giorni della Conferenza Internazionale del Mediterraneo, incombe la minaccia di un attentato che porterà altre conseguenze perché l’odio ha bisogno di altro odio per mantenersi vivo. A sventarla, in un clima di tensione che attanaglia l’Europa intera, è chiamata l’Unità Zero dei Servizi italiani, capeggiata dal veterano Fosco e da Petra, la responsabile del desk operativo. La squadra conta anche: Mimo, capo della cellula infiltrati; Aura, l’infallibile profiler e vertice della cellula analisi; Pixel, l’hacker che dirige la cellula cyber. Le fonti, come sempre, sono una storia nella storia: Tuareg, un guerriero sufi; Giano, uno che vorrebbe essere altrove; Intimo, la fonte… [leggi tutto] di Fosco; Senofonte, la più importante... Il piano parte da una località segreta dell’Africa sahariana: c’è poco tempo per fermare la morte che sventola la bandiera nera. C’è bisogno dell’intelligence e non si può mancare il bersaglio. «Si crede sempre a ciò che si vuol credere», sentenzia Vero, l’agente d’acciaio. Tutti abbiamo un’identità e una storia, ma «ci sono mondi nei quali si muovono persone che possiedono anche una leggenda, cioè una sorta di storia diversa da quella reale, con un nome sempre nuovo e una personalità cangiante a seconda delle necessità». Mimo è uno che va dritto al punto, come esige il suo lavoro, anche se non può raccontarlo a nessuno. Negli ultimi mesi una situazione conflittuale gli ha complicato la vita, e nel tentativo di venirne a capo l’ha peggiorata. Ciò che lo turba ha un nome: Malvina, la sua compagna. È all’Unità Zero, quella che interviene di fronte a situazioni di crisi in cui i livelli di rischio sono elevatissimi e i margini di tempo estremamente ridotti. Alla Tana sono ore febbrili. Il tempo corre veloce. Solo nei sogni non c’è tempo. Un sufi lo sa bene e ora è l’azione che conta. L’adrenalina scorre a fiumi. Si colpisce al cuore la rete dei terroristi. Il lettore scoprirà come ciò avvenga. Resilienti e strategici, questi 007, ma anche pieni di umanità quando si tolgono le bende e mostrano la carne di mille cicatrici che nessuno vedrà. Ora tutto è andato a dama. Non ci sono medaglie né telecamere da puntare. L’hanno scelto loro, e va bene così. Conta solo il risultato. [^]
John le Carré
Agent Running in the Field
Viking Books
pp. 288 - £ 20,00
di Paolo Bertinetti
Questo è il venticinquesimo romanzo di le Carré, la cui esperienza nell’intelligence risale a circa 60 anni orsono, quando il contesto e gli strumenti a disposizione erano ben diversi da quelli attuali. L’evoluzione tecnologica ha inciso non poco sulle modalità operative dei Servizi, ed è forse questa la ragione per la quale le vicende narrate nelle ultime opere dello scrittore sono generalmente collocate in tempi e/o circostanze del passato, per glissare su mezzi e procedure che l’autore non può più padroneggiare. Anche in quest’ultimo romanzo, ambientato nel presente, le Carré ha trovato la maniera di far procedere l’operazione con un ampio ricorso alla ‘vecchia’ (ma sempre attuale Humint) e alle ‘vecchie’ strumentazioni. Il protagonista è Nat, un quarantasettenne agente che pensa di essere ‘pensionato’ e destinato ad attività burocratiche, che si vede inaspettatamente proporre la gestione di un settore dedicato al contrasto dello spionaggio russo: deve così tornare ‘nel campo d’azione’ (come dice il titolo) con un gruppo di agenti non particolarmente abili. Siamo in una condizione equiparabile alla Guerra fredda: il nemico da sconfiggere è il medesimo, con la differenza che i russi odierni, senza l’ideologia alle… [leggi tutto] spalle di quando erano sovietici, sono disdicevoli figuri, quasi quanto quelli che utilizzano per le loro manovre. C’è però un nuovo nemico, l’America di Trump, che col pretesto della special relationship favorisce l’uscita della Gran Bretagna dall’UE con il duplice scopo di minare le istituzioni democratiche europee e smantellare il sistema internazionale dei dazi. Al di là dei suoi maggiori o minori meriti letterari, il romanzo – denunciando le pulsioni sciovinistiche dei sostenitori della Brexit – resta comunque un atto di fede nei confronti della civiltà del Vecchio Continente e dei suoi bistrattati valori. [^]
Luc de Clapiers, marchese di Vauvenargues
Consigli a un giovane per diventare uomo
Castelvecchi, 2019
pp. 92 - euro 11,50
di Altrenna
Luc de Clapiers, marchese di Vauvenargues (Aix-en-Provence 1715 - Parigi 1747), fu ufficiale nelle truppe regie; combatté nella campagna d’Italia del 1735 e in quella di Boemia del 1741 dove ebbe le gambe congelate; cercò allora d’entrare nella diplomazia, ma già sfigurato dal vaiolo dovette rinunciare, dimettendosi anche dall’esercito. Visse allora oscuramente a Parigi, confortato dall’amicizia di Voltaire e Marmontel, stampandovi anonima nel 1746 l’Introduzione alla conoscenza dello spirito umano che è il suo testamento filosofico. Del grande e infelice moralista – sotto il titolo di Consigli a un giovane per diventare uomo – si pubblicano ora, per la prima volta in lingua italiana, i Consigli a un giovane, i Discorsi sulla gloria rivolti a un amico e il Discorso sui piaceri rivolto allo stesso che sono un manuel de civilité nel senso più alto e rarefatto. Qui Vauvenargues rinverdisce un genere antico: quello dell’institutio, sorta di pedagogia magna per uomini magni. Meno pomposamente tali opere sono un atto d’amicizia, un dono che della gioventù ha solo i migliori pregi. Assieme all’Elogio di Paul de Seytres vengono composte proprio per quest’ultimo: lo sventurato compagno d’armi di Vauvenargues, morto di fatiche… [leggi tutto] durante la guerra di Boemia appena diciottenne. Il volume è arricchito dal saggio Vauvenargues come educatore (per densità e stile un unicum nella bibliografia del moralista) che ne coglie il maestoso isolamento nella pur ricca tradizione della moralistica francese. [^]
Kate Atkinson
Una ragazza riservata
Editrice Nord, 2019
pp. 356 - euro 18,00
di Paolo Bertinetti
Una ragazza riservata di Kate Atkinson è un romanzo di spionaggio, con una parte ambientata nel 1940 e una parte nel 1950, in piena Guerra fredda. Ma è anche un romanzo sulla quotidianità ‘impiegatizia’ del personale dei Servizi segreti. Per questo aspetto, il libro della Atkinson deve molto ad Ashenden di Maugham e ai romanzi di Greene. La differenza sta nel fatto che qui la protagonista è una giovane donna, che nel 1940 è solo una diciottenne che è stata reclutata in modo non molto diverso da come, nella realtà, lo fu Noreen Riols da parte del Soe (così come ce lo racconta lei stessa nel suo libro di memorie, The Secret Ministry of Ag. & Fish). Il lavoro di Juliet consiste nel battere a macchina le conversazioni registrate tra un agente dei Servizi, che si finge filonazista, e alcuni ammiratori britannici di Hitler, la cui attività viene in questo modo monitorata. Finita la guerra, la donna pensa di avere chiuso con il suo lavoro per l’intelligence. Invece, nel 1950, viene ‘richiamata’ per ospitare in casa sua, per una notte, uno scienziato cecoslovacco fuggito in Occidente. Per un’ultima volta agli ordini del MI5, Juliet pensava, poi sarebbe stata libera. «Non si è mai liberi», le dice invece il suo capo di un… [leggi tutto] tempo. «Non è mai finita». Almeno così la pensa Kate Atkinson. [^]