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editoriale 3/2019

Gnosis affida a questo numero, e proseguirà con il prossimo, la sfida di condividere il pensiero di personalità della cultura e delle professioni sul tema dei ‘valori’, declinati attraverso selezionate dicotomie / antinomie che aprono a un ulteriore foro di riflessione e di personali approfondimenti del lettore. Il senso del progetto riposa nella considerazione che, nel tempo dell’abbreviazione urgente, del moto perpetuo virtuale e delle verità troppo nette o, al contrario, evanescenti, il percorso dicotomico consente la ricombinazione pensata e la ‘distinzione senza prescindere’, con una rinnovata vocazione al chiaroscuro: talvolta prevale il germe oppositivo, frontale, guerresca deriva dell’alterità; altre volte s’intuisce la continuità o la collusiva contaminazione di due concetti ambiguamente intrecciati. Nell’ombra dell’intelligence, la dicotomia è il campo più ardito per l’Agente, avanguardia nelle terre indefinite dei significati e dei fenomeni, spazio di tradizione e di innovazione, di teoria e di prassi. Dopo il Punto di vista di Sergio Romano, che ci aggiorna sull’evoluzione storica dei rapporti tra Usa-Russia, oggi condizionati da una nuova versione di Guerra fredda, Gnosis presenta una teoria di qualificati autori che affrontano dicotomie selezionate, in virtù delle loro esperienze e competenze, pietre miliari di un cammino intimo che dai valori attingono lo spirito mutevole dell’impegno privato e pubblico. È Aldo Masullo a introdurre i poliedrici profili del valore, libero da ascendenze ontologiche del pensiero verticale, traducendolo in quella «preferibilità» che attiene al senso profondo della vita moderna, contro la disonesta distrazione universale di massa dell’indifferenza contemporanea. Sulla necessità di una maggiore consapevolezza analitica si sofferma Dario Antiseri, che coglie della società tutte le sue contraddizioni e vulnerabilità, esposta alla labilità e popperianamente alla falsificabilità della conoscenza verso cui appaiono indispensabili approcci integrati e domande aperte a ogni forma di ibridazione. Intorno al tema, Carlo Bordoni amplia la riflessione sull’inadempienza della società moderna e sull’inattualità della comunità a risolvere separatamente la crisi del presente, e del tempo critico, con erudita visione pittorica, Marco Lanterna pennella i segreti labirinti dell’individuo che sversa nella manzoniana «massa» tutte le sue indefinibili emergenze che l’élite rilancia, senza sintesi, verso la nebulosa di un futuro incerto. Per Edoardo Boria è il limite, tra il dentro e il fuori della logica binaria, a segnare lo spazio geografico, sociale e cognitivo della nuova sfida, il tramite (boardspace) su cui si declina l’ossimoro possibile che la geopolitica abbraccia e accudisce. Massimo Livi Bacci guarda all’esempio di frontiera, esposta ai venti ineludibili della mobilità umana, su cui convergono e configgono la solidale speranza e le incognite paure che dell’immigrazione riflettono i fantasmi, ma anche la possibilità di futuro migliore. È l’uomo moderno, per Antonino Griffero, da una parte, a misurare il suo «mondo ambiente» e a spingersi ben oltre il suo corredo biologico e la naturale disposizione all’adattamento, dall’altra, a farsi progetto ed esperienza «atmosferica», quale chance emancipativa. Nell’architettura del sacro che, oggettivo e perfetto, divide e separa, il lievito e il sale del santo numinoso di giustizia e verità convocano Cristo nella storia e nell’esistenza, rifuggendo la retorica eccentrica e verbosa del fondamentalismo cristiano e quella distruttiva dell’integralismo islamico (Gianfranco Ravasi). Proprio nel corso storico – panta rei – s’affida l’alveo del fiume all’essenza divina e alle condizioni dell’esistenza, da Dio alla natura, che l’inedita zattera di Nietzsche apre a nuove rotte (Sossio Giametta), sia curando la religio civile che preserva e converte laicamente il quid sacrum (Alberto Castelvecchi) sia alternando nella coscienza la visione che guida e la voce che distingue e accoglie nelle anse metaforiche (Francesco Donadio). In questo viaggio di onde ci si affida alla condizione cognitiva che emancipa l’umanità e la rende nocchiero sulle mappe incognite da conquistare, con le vele della scienza e della coscienza pronte a sfruttare i venti e ad allontanare gli abissi (Paolo Benanti): nell’inquieta provvisorietà del tragitto e nel tremore dell’azimut che confonde, la corsara incursione nell’imprevedibilità scuote l’ordine e offre un inedito orizzonte da sondare (Luca Bagetto). Non poteva mancare un viaggio a ritroso, a cercare le radici del ‘chi siamo’: nell’archeologia viva dell’Antica Roma, laboratorio di illuminata prassi e di plurale deità, Giovanni Brizzi coglie le profonde radici dell’Imperium che della fides è la maturazione nelle serre religiose e politiche (e della religione della politica). Alla sorgente della storia e della filosofia si addentra Pietrangelo Buttafuoco che, tra la realtà delle cose e le verità dell’intelletto, aggirando l’enciclopedica conformità del giudizio all’oggetto, inventa e sublima in poesia l’imaginale e ci fa àncora nell’occhio di Dio. Sulla linea sensibile all’illuminato islam prosegue Francesca Bocca-Aldaqre, recuperando i debiti romani, cristiani e islamici sino a cogliere nella trascendenza di Dio la sintesi dell’essere pio e caritatevole, all’ombra del nietzschiano anelito a «conoscere, anzi adorare». Il recupero del passato anima i contributi di Marco Ventura, pellegrino nei meandri brumosi del potere, nell’ordalia dottrinaria che legge l’autorità nelle sue diverse accezioni temporali e di Filippo Aragona, che analizza l’ambiguo intreccio tra mythos e logos che si contaminano e scolorano in prospettive future. Concludono le tradizionali rubriche con interventi di Roberto Ganganelli sui preziosi 500 escudos stampati in occasione della nota truffa ai danni della Banca del Portogallo negli anni Venti (numismatica); di Giancarlo Zappoli sul difficile quotidiano privato della spia (cinema); di Giuseppe Pollicelli su droni-spia entrati a pieno titolo nel graphic journalism (fumetto) e di Melanton, che traduce con l’ironia intelligente lo spirito d’engagement della Rivista, nello specifico il senso delle dicotomie (humour). Nell’augurio di aver corrisposto alle aspettative dei nostri lettori, vi diamo appuntamento al prossimo numero che offrirà nuove dicotomie, suggerendo allo stesso tempo la lettura ‘integrativa’ dei nuovi titoli della collana «Segreti».

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