recensioni e segnalazioni 2/2019
John P. Cann
Il Portogallo nelle guerre d’oltremare
Dottrina operativa e operazioni di controinsurrezione in Africa (1961-1974) Edizioni Il Maglio 2019 pp. 320 + 32 b/n + 8 colore fuori testo - euro 30,00 di Emilio Del Bel Belluz
Dottrina operativa e operazioni di controinsurrezione in Africa (1961-1974) Edizioni Il Maglio 2019 pp. 320 + 32 b/n + 8 colore fuori testo - euro 30,00 di Emilio Del Bel Belluz
Per la prima volta in Italia, un volume è interamente dedicato all'approfondimento della dottrina e delle tecniche utilizzate dalle Forze armate portoghesi e dall'intelligence lusitana nelle operazioni di Counterinsurgency in Africa. Edito nella collana «Conflitti del Dopoguerra» diretta da Federico Prizzi, l’autore è docente alla Marine Corps University di Quantico, ed è considerato negli Usa il più autorevole esperto del metodo portoghese di contrasto alla Guerra Subversiva. Ciò che caratterizza il testo, oltre alla vasta documentazione raccolta, grazie anche alle interviste dirette ai protagonisti che definirono le strategie e le tattiche impiegate, è l'analisi sull’allora ruolo centrale della Tactical Intelligence. Infatti, ciò che realmente permise al Portogallo di condurre contemporaneamente, per più di dieci anni, ben tre operazioni di Counterinsurgency in tre teatri operativi differenti (Angola, 1961-1974; Guinea Bissau,1963-1974; Monzambico,1964-1974), fu proprio la sua capacità di raccolta informativa sul terreno, vero e proprio punto di forza che non solamente gli permise di raggiungere una capillare comprensione dei numerosi equilibri etnico-sociali che caratterizzavano i territori d'oltremare, ma anche d’impiegare un numero considerevole di soldati africani al proprio fianco. A conclusione della lettura si rimane sorpresi sul perché questa esperienza politico-militare, unica nel suo genere, sia stata così a lungo doppiamente ignorata. Doppiamente perché non solo fu contemporanea al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam che, di fatto, catalizzò al tempo le attenzioni degli analisti militari europei e non solo, ma non fu messa in relazione con quanto accaduto di recente con il coinvolgimento degli Usa e dei paesi Nato nei conflitti in Iraq e in Afghanistan, eventi questi che hanno visto i teorici del nuovo Counterinsurgency Approach basarsi quasi esclusivamente sulle esperienze inglesi e francesi che avevano già dimostrato notevoli criticità. E tali criticità sono messe in evidenza dall’autore attraverso le innovazioni apportate proprio dallo Estado-Maior do Exército volte a superare le teorie del tenente colonnello David Galula e gli errori registrati durante l'esperienza francese in Algeria. Ad arricchire il testo, oltre all’introduzione inedita dello stesso autore per l’edizione italiana, è il saggio di Federico Prizzi sugli effetti che tali conflitti riflettono nelle tensioni ideologiche che caratterizzarono in Italia gli ‘anni di piombo’; quanto accadeva nei Territori d’oltremare portoghesi fu infatti oggetto di studio negli ambienti brigatisti, così come vide la presenza di personaggi italiani legati all'eversione nera, ancora oggi celati da un alone di mistero.
Christopher Andrew
The Secret World
A History of Intelligence Allen Lane, 2018 pp. 948 - £ 35,00 di Cingoli
A History of Intelligence Allen Lane, 2018 pp. 948 - £ 35,00 di Cingoli
Christopher Andrew, noto docente di Storia moderna e contemporanea all’Università di Cambridge, in quest’opera sostiene che «la storia dell’intelligence non è lineare» e che, nonostante sia vecchia di millenni, è ampiamente ignorata dalla maggior parte dei suoi operatori e dei cittadini. Per questo, il libro si propone di recuperare la memoria dello spionaggio attraverso i secoli e di testimoniare, da un lato, il ruolo determinante che esso ha avuto in molti eventi mondiali e, dall’altro, di ridimensionarne la portata rispetto a talune leggende giunte sino a noi. The Secret World è un suggestivo racconto di spie e agenti segreti, di spionaggio e controspionaggio in un arco temporale che va dalla divinazione – pretesa arte dell’antichità d’indovinare il futuro da segni e simboli esterni o soprannaturali – alla reale raccolta d’intelligence nel corso di operazioni militari. Gli straordinari Servizi informativi del Rinascimento non conoscevano i risultati conseguiti dai loro antenati cinesi, indiani e musulmani; i leader angloamericani, durante la Grande Guerra, non sapevano che i loro successi informativi erano poca cosa di fronte a quelli ottenuti da loro predecessori nel XVIII secolo; i decrittatori di Bletchley Park ignoravano i livelli toccati, nell’analogo settore, dai francesi ai tempi di Napoleone e dagli spagnoli prima dell’Armada. Per tali ragioni, questo testo vuole essere anche una esortazione a studiare il passato e a non dimenticarne le lezioni.
Federico Moro
Venezia e la guerra in Dalmazia
LEG, 2018 pp. 215 - euro 12,00 di Cingoli
LEG, 2018 pp. 215 - euro 12,00 di Cingoli
La Guerra di Candia (1645-1669) inizia con lo sbarco ottomano a Canea e si conclude con la cocente sconfitta della Serenissima. All’inizio della guerra si combattono in Dalmazia battaglie decisive e la vittoria delle armi di San Marco determina l’assetto politico dell’area per almeno due secoli. La sopravvivenza dell’elemento latino, maggioritario in Dalmazia sino alla metà dell’Ottocento, ha qui la sua spiegazione, come pure le sue forme residuali e la stessa presenza slava. I successi marciani, infatti, hanno evitato la conquista ottomana della costa e consentito lo sviluppo delle società locali come frontiera sudorientale dell’Europa. I protagonisti erano consapevoli della posta in gioco. Non per caso gli strateghi inviati da Venezia si avvalsero del costante sostegno delle fanterie morlacche o schiavone. La partita era decisiva perché il possesso della Dalmazia assicurava la comunicazione marittima per flotte ed eserciti impegnati nel teatro orientale, e rappresentava un antemurale a Dogado e alla terraferma veneto-friulana. In Dalmazia, Foscolo e von Degenfeld ottennero brillanti risultati con forze esigue. È dunque a Zara, Sebenico, Spalato e Càttaro che bisogna guardare per capire cosa sia accaduto nel Seicento balcanico e mediterraneo, e perché l’espansione ottomana si sia fermata. Ma queste battaglie testimoniano anche come gli effetti su larga scala, prodotti da pochi ma determinati uomini, possano essere dilapidati. Al di là della conservazione della Dalmazia e del suo ampliamento territoriale, Venezia non trasse infatti altri vantaggi per l’incapacità di cogliere le implicazioni geopolitiche di scelte ed eventi. Federico Moro ci pone davanti a pagine esemplari, soprattutto per quanti vogliano tentare di riconoscere le costanti strategiche all’opera in una determinata regione e le radici delle decisioni politiche contemporanee.
Mirko Molteni
Storia dei servizi segreti
Newton Compton, 2018
pp. 817 - euro 12,90
di Cingoli
Compendiare in un unico volume tremila anni di storia globale dell’intelligence. Questo il senso dell’opera che prende avvio dai primi documentati accenni allo spionaggio, presso i faraoni egizi della XVIII dinastia e i loro avversari mitanni e ittiti, per arrivare alla fioritura dell’attività nel XX secolo, col generalizzarsi di Agenzie istituite e organizzate proprio a tal fine. Intrecciando precisione di dettagli e scorrevolezza narrativa, il testo si snoda nei secoli mostrando come intrighi e inganni di ieri facciano da specchio a ciò che avviene ancor oggi e avverrà in futuro. Il ricognitore travestito, il traditore, il transfuga, il messaggio intercettato, il sobillatore, l’ambasciatore influente, l’avventuriero... un po’ tutti gli archetipi eterni della guerra dell’informazione riemergono periodicamente come astri ricorrenti sulle loro orbite, sotto il mutevole succedersi di nomi, luoghi e vicende. Così, donne fatali della guerra del 1914-1918 avevano già la loro maestra nella prostituta Raab, che aiutò le spie ebraiche nell’antica Gerico. E se l’Ochrana degli Zar perseguitava all’estero gli emigrati anarchici fin dall’Ottocento, un secolo dopo era il Kgb che faceva altrettanto contro i dissidenti fuggiti oltre cortina. Se i viaggiatori annotavano posizioni di fortezze in Asia centrale o lungo il confine italo-francese, l’aviazione permise poi di fotografare porti e rampe missilistiche. Eterne metamorfosi attorno a un nucleo perenne che rende immoto il significato di un’arte sottile e spesso drammatica.