recensioni e segnalazioni 3/2018
Massimo Livi Bacci
Il pianeta stretto
il Mulino, 2015
pp. 163 - euro 14,00
Il libro affronta alcune questioni cruciali legate alla demografia del pianeta e alle fortissime disparità di crescita di paesi, regioni e continenti. Molti interpretano il rallentamento della crescita della popolazione della Terra come il segnale della prossima «fine della demografia», eppure mai come oggi la geodemografia attraversa acque così turbolente. La questione popolazione sembra invece scivolare silenziosamente fuori dall’agenda internazionale, quasi che la mancata esplosione della «bomba demografica» ci autorizzi a non preoccuparci dei tre o quattro miliardi di persone in più che dovremo accogliere, nutrire, vestire, alloggiare, istruire, avviare al lavoro prima della fine del secolo. E che avranno un notevole impatto sull’ambiente. Eppure, serie minacce provengono dalla crescita demografica incontrollata del continente subsahariano; dalla deficitaria riproduttività dell’Europa e di buona parte dell’Asia orientale; dall’assenza di un embrione di governo internazionale delle migrazioni; dall’intrusione umana in aree ecologiche fragili; dallo spreco di spazio di insediamenti non governati. Il XXI secolo annunzia che molti limiti stanno per essere raggiunti. Più della metà del globo è ormai antropizzato; l’estensione della longevità continua, ma il ciclo di vita non può ragionevolmente estendersi ancora in modo significativo. In alcune parti del mondo la riproduttività ha toccato livelli minimi, mai riscontrati, mentre in altre regioni rimane vicina ai massimi consentiti dalla biologia. Limiti e barriere fisiche vengono interposti ai flussi migratori.
(Dall’introduzione)
(Dall’introduzione)
Andrea Wulf
L’invenzione della natura.
Le avventure di Alexander von Humboldt, l’eroe perduto della scienza LUISS University Press, 2017 pp. 544 - euro 22,00
Le avventure di Alexander von Humboldt, l’eroe perduto della scienza LUISS University Press, 2017 pp. 544 - euro 22,00
Descritto dai suoi contemporanei come «l’uo-mo più famoso al mondo dopo Napoleone», Alexander von Humboldt fu uno dei personaggi più affascinanti e stimolanti del suo tempo. Nato nel 1769 in una ricca famiglia aristocratica prussiana, rinunciò a una vita privilegiata per scoprire come funzionasse il mondo. I suoi viaggi e le sue esplorazioni ne plasmarono il pensiero e ne fecero un personaggio leggendario, ammirato e citato come diretta influenza non solo da studiosi come Charles Darwin, Henry David Thoreau, Ralph Waldo Emerson e John Muir, ma anche da letterati come Goethe, Coleridge e Wordsworth. Thomas Jefferson scrisse che Humboldt era «tra i principali artefici della bellezza» della sua epoca. Tuttavia, questa straordinaria personalità, a cui dobbiamo il nostro stesso concetto di natura e l’idea moderna di ambientalismo, sembra oggi pressoché dimenticata, e mentre il suo nome resiste ovunque – piante, animali, fiumi e città prendono il suo nome – le sue opere s’impolverano sugli scaffali delle librerie. Wulf si è immersa nelle opere, nei diari e nei documenti personali di Humboldt, ne ha seguito le tracce visitando gli stessi luoghi e scalando le stesse montagne, per restituirgli, con questo libro, il posto che merita nel pantheon della natura e delle scienze.
(Dalla bandella di copertina)
(Dalla bandella di copertina)
Gustav Theodor Fechner
Nanna o L’anima delle piante
Adelphi, 2008
pp. 141 - euro 13,00
Con Nanna (la dea dei fiori nella mitologia nordica e sposa del dio della luce Baldur) pubblicato nel 1848, il tedesco Gustav Theodor Fechner (1801-1887) – uno dei massimi filosofi romantici della natura – pone audacemente in dubbio la caparbia classificazione che colloca uomini, animali e piante su una scala discendente, ponendo queste ultime al servizio dei primi: «Perché non ci dovrebbero essere, oltre le anime che camminano, gridano, mangiano, anche anime che silenziosamente fioriscono e spandono odori?». L’autore, riallacciandosi alla teoria aristotelica, riabilita l’originario statuto del mondo vegetale «caratterizzato da un’anima puramente sensibile, diversa da quella umana e animale». Muovendo dalla concezione panpsichista – per la quale tutti gli esseri, viventi e non, posseggono delle capacità metafisiche – Fechner procede attraverso osservazioni scientifiche, obiezioni logiche e, di quando in quando, provocazioni: in fondo, anche «le piante si nutrono degli uomini e degli animali», ovvero dell’anidride carbonica prodotta dai polmoni e dagli effetti della decomposizione. Ma il suo fine non è quello di scombinare, bensì di riportare a unità. Acquisiscono allora altissimo valore la similitudine e la poesia come strumento di conoscenza, come «natura che si fa strada attraverso le idee di cui l’istruzione ci ha artificialmente imbevuti».
Grammenos Mastrojeni - Antonello Pasini
Effetto serra, effetto guerra
Clima, conflitti, migrazioni: l’Italia in prima linea Chiarelettere 2017 pp.168 - euro 15,00
Clima, conflitti, migrazioni: l’Italia in prima linea Chiarelettere 2017 pp.168 - euro 15,00
Continue ondate migratorie aprono scenari a cui non eravamo preparati, e paiono il preludio a esodi di interi popoli. Le aree dove questi sommovimenti si originano hanno tutte qualcosa in comune: il clima che cambia, il deserto che avanza e che sottrae terreno alle culture mettendo in ginocchio le economie locali. Clima e guerre, clima e terrorismo. È difficile tracciare una precisa concatenazione di cause ed effetti fra il riscaldamento globale e i singoli eventi che ci hanno traumatizzato recentemente, ma una cosa è ormai certa: il clima che cambia contribuisce al disagio e all’aumento della povertà di intere popolazioni, esposte più facilmente ai richiami del terrorismo e del fanatismo. In questo, l’Italia è in prima linea: lo sanno bene a Lampedusa. Per tale motivo un climatologo e un diplomatico – così lontani, così vicini – hanno preso la penna giungendo alle stesse conclusioni: se abbandoniamo i più poveri da soli alle prese con il cambiamento climatico, non solo facciamo finta di non capire ciò che ci insegnano la moderna scienza del clima e l’analisi geopolitica [...] ma lasciamo anche crescere un bubbone di conflittualità che prima o poi raggiungerà pure noi; i primi migranti del clima lo sanno bene. Prendere coscienza dei rischi di un clima impazzito può favorire un’operazione di pace, integrazione e giustizia di portata inedita.
(Dalla bandella di copertina)
(Dalla bandella di copertina)
Philipp Blom
Il primo inverno.
La piccola era glaciale e l’inizio della modernità europea (1570-1700) Marsilio Nodi 2018 pp. 286 - euro 18,00
La piccola era glaciale e l’inizio della modernità europea (1570-1700) Marsilio Nodi 2018 pp. 286 - euro 18,00
Quella che è stata definita la «piccola era glaciale», tra il 1570 e il 1700, vide le temperature abbassarsi con variazioni da tre a cinque gradi, dando avvio a una vera e propria «rivolta della natura» che sortì effetti devastanti sui raccolti. Blom dimostra la correlazione tra questa circostanza e la nascita dell’illuminismo, e costruisce un affresco in cui combina storia delle idee, della cultura materiale, delle scienze della natura, intorno a una suggestione di grande attualità: l’impatto che il cambiamento del clima produce sulla vita delle società. Attingendo ai racconti di testimoni diretti – tra cui Montaigne e Shakespeare – l’autore proietta il lettore nella realtà dei secoli XVI-XVII. La descrizione della vita delle comunità nel nuovo scenario ridisegnato dalla natura prende vita grazie alle connessioni tra innovazioni nel campo della scienza, dell’economia, della tecnica e fenomeni artistici. Il capovolgimento della prospettiva riguarda, infatti, anche l’aspetto iconico: se abbiamo sempre guardato ai paesaggi invernali degli olandesi Hendrick Avercamp, Pieter Bruegel e di altri come a rappresentazioni di un mondo in armonia con il susseguirsi delle stagioni, qui diventano ulteriori prove della catastrofe climatica. L’affresco di ghiaccio del lungo inverno europeo si rivela il pretesto per rileggere la storia da una prospettiva inedita.
(Dalla bandella di copertina)
(Dalla bandella di copertina)