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editoriale 3/2018

Proseguendo nell’iniziativa di riservare numeri monografici su temi specifici, Gnosis propone in questo numero un approfondimento sul cambiamento climatico e i molteplici effetti sociali, economici e tecnologici. Argomento dibattuto nell’ultimo secolo, il tema assume oggi un’inedita centralità per lo stretto legame con il concetto di sviluppo sostenibile cui la società contemporanea sembra voler affidare il futuro del globo. Strategicamente al centro delle agende politiche nazionali e internazionali, il confronto sul clima non sembra aver superato la discordanza di vedute degli esperti di settore e dei leader statuali, taluni preoccupati per gli effetti a venire di forte impatto destabilizzante, altri vestiti di uno scetticismo attendista come nei confronti di una superstizione.
In un contesto simile non sfugge l’urgenza di un’attenzione reclamata dalla morte dei millenari baobab o dei poetici cedri del Libano o, ancora, dalla spirale dei record termici segnalati dalla stampa: inquieta l’immagine del satellite che mostra la «verde Inghilterra» sempre più ingiallita dalla siccità, inaugurando quelli che certuni indicano come ‘Savannah Sussex’. Gnosis accetta la sfida di porsi come catalizzatore dialettico, offrendo uno spazio di confronto con le voci di specialisti ma anche di professionisti di diversa competenza, invitati a valutare eventuali rischi anche da ottiche più neutrali.
Dopo il tradizionale Punto di vista di Sergio Romano, questa volta sui complessi rapporti tra la Casa Bianca e il Cremlino dopo il crollo del Muro, e rispetto alle aspre crisi nell’area est europea, scorre la teoria di articoli sul climate change nell’Antropocene, in cui l’uomo sembra incidere più che nel passato sul destino della Terra e le cui responsabilità, nelle diverse forme soggettive, collettive e statuali, sempre più sfumano per la frammentazione causale e la non diretta ed esclusiva riferibilità dei singoli comportamenti agli effetti generali (Di Paola). In particolare, il tema climatico rileva la molteplicità di riflessi collaterali – di lungo periodo ed estremi (Giovannelli) – che nell’alveo della storia hanno condizionato il destino di intere civiltà, tra cui quella romana e ottomana (Fagan), come emerge oggi da ricerche con applicazioni tecnologiche sempre più sofisticate (Hulme). Con questi nuovi strumenti è possibile rileggere eventi trascorsi, tra cui la diffusione della peste a causa di un’eccessiva piovosità durante l’Olocene nell’Asia centrale (Brooke), le responsabilità antropogeniche nel riscaldamento del primo Novecento, oggetto di studio anche della glaciologia (Mauelshagen) e le vecchie conflittualità infra e inter statuali, accentuate in modo esponenziale dalle variazioni meteorologiche (Niglia). È sulla tela del clima che si potrà dipingere la storia del XXI secolo, suggerisce Pellegrino sull’onda dello studio di Mark Lynas, apprezzando le suggestioni ma rifuggendo le conseguenti soluzioni di un certo determinismo alla Montesquieu, tra logiche di potere sempre più interdipendenti con i fattori ambientali, dove l’esposizione a eventi estremi imporrà nuovi modelli di mitigazione dei rischi (Di Carlo) e più efficaci strategie di adattamento e di sopravvivenza sperimentati esemplarmente nel passato in ambito alpino (Rohr), sin dai tempi dell’attraversamento delle Alpi dell’esercito di Annibale che ne uscì tanto estenuato e logoro da disperdere il suo potenziale bellico (Brizzi), a dimostrazione dell’impatto decisivo del clima sulle operazioni militari (Jean). La sensibilità al tema non può che derivare da un cambio di paradigma socio-culturale che Buttafuoco propone con tagliente introspezione sociale, tra la sciasciana «linea della palma», che avanza con il suo carico di differenze e ibridazioni, la novella egira dei migranti dal Sud arabo e il confronto filosofico, utile ad affrontare – e non risolvere – il global warning: una nuova coscienza, più distante dalla vis retorica di certi aspiranti pragmatici, può promuovere idonee azioni preventive che riducano i costi e i danni legati agli eventi vulcanici (Iezzi) e tellurici (Pace e Visini), i cui effetti caotici, quando non catastrofici, riguarderebbero anche il nostro paese. Si tratta di maturare un impegno interstatuale che superi le differenti aspettative e timori per le ricadute socio-economiche, promuovendo un duplice e coordinato approccio fondato sulla mitigazione e sull’adattamento a seconda della necessità (Di Menno di Bucchianico) rispetto alla catena dei rischi che, oltre che geofisici, idrologici e biologici, possono riguardare gli spazi integrati della sicurezza nazionale, imponendo la convergenza di tutti gli sforzi accademici, istituzionali, tecnologici e comunicazionali (Ventura). In tal senso è auspicabile una migliore integrazione delle politiche ambientali e della pianificazione urbanistica con interventi regolativi nei settori energetici, agricoli e della mobilità, sfruttando anche i condivisi standard europei (Cattani). In definitiva, è il clima il convitato di pietra della storia, in un’era glocale (Giannetti) in cui lo spazio, la terra e le risorse, anche a causa dei picchi demografici e della fragilità fisica dei territori, sono sempre più stressati e depauperati, sotto la spinta di crisi economiche e migratorie (Livi Bacci). Il necessario approccio olistico, i cui riverberi si colgono nelle intenzioni dell’agenda strategica dell’Unione europea, consente di valorizzare gli effetti positivi della bioeconomia (Ciervo) e le politiche incentivanti relative alla green economy, alla base di una capacità competitiva da sostenere e proteggere da mire plurime, anche illegali (Razzante). Terranova presenta le ampie opportunità offerte dal telerilevamento satellitare della Terra, soprattutto nell’ambito della climatologia e della meteorologia: la rapida espansione tecnologica del settore consente più efficaci modelli di diagnosi nonché di raccolta e analisi dei dati che renderanno più aderenti sia gli studi sia le previsioni in un settore che, su di essi, fonda la sua capacità di interpretare i diversi possibili driver del futuro. Infine, una riflessione è dedicata a Compton Mackenzie, pungente scrittore e poliedrico agente britannico (Bertinetti). Concludono il numero i tradizionali contributi delle rubriche con approfondimenti numismatici, sull’uso del «denaro del ghetto» durante i tristi giorni della Shoah (Ganganelli); cinematografici, con la recensione di Red Sparrow, di cui, nonostante il successo, si coglie qualche lacuna già riscontrata nel romanzo di riferimento (Zappoli); fumettistici, sulla ricchezza e l’attualità del repertorio della «Disney italiana» (Pollicelli) e umoristici, con la verve di Melanton.

Gnosis vuole segnalare ai propri lettori l’uscita di nuovi testi nella collana «Segreti» che, nel ricco e diversificato progetto editoriale, tracciano un solco sempre più marcato nella cultura storica e sociale dell’informazione.

La Direzione e la Redazione vogliono ricordare la recente scomparsa di Matteo Pizzigallo, ordinario di Storia delle relazioni internazionali presso l’Università ‘Federico II’ di Napoli e presso l’Accademia Aeronautica Militare di Pozzuoli, che dal 2010 al 2015 ha collaborato a Gnosis fornendo raffinati contributi sulla diplomazia economica e sui temi del Mediterraneo: la sua sensibilità sarà per noi un ulteriore incitamento.

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