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editoriale 4/2016

Gnosis, seguendo la consolidata tradizione di concentrare lo sguardo analitico su un tema ritenuto di volta in volta più interessante sotto l’aspetto della sicurezza, propone in questo numero una riflessione sulla ‘geopolitica delle religioni’, area di studio e di ricerca che promuove la lettura integrata delle interdipendenze tra le diverse epifanie della dimensione religiosa e la fitta rete delle relazioni internazionali che sono alla base dei cambiamenti strategici degli scenari globali. In tale contesto, i nostri autori, attraverso la lettura critica di eventi e situazioni, testimoniano tutte le potenzialità interpretative della nuova disciplina.
Nel Punto di vista, Sergio Romano tratteggia l’ambiguo e contraddittorio rapporto tra la Chiesa ortodossa e il Potere russo, dalla stagione del socialismo sovietico al post Guerra fredda, mettendo in risalto come si siano ibridati nel processo di consolidamento del profilo identitario della Russia moderna. Il peso della religione nel divenire storico europeo, tra scelta di credo e competizione geopolitica, è una delle chiavi ermeneutiche per cogliere i multiformi e labili contorni della definizione di Occidente (Manlio Graziano). Inoltre, esso appare tanto rilevante da incidere fortemente sulla geografia ottocentesca delle Potenze e degli Stati (Claudio Cerreti) e, quando si radichi nella retorica identitaria, come nel caso americano, assume la forma di una religiosità civile dall’elevata e miracolosa capacità aggregante, sebbene si presti pure a critici effetti collaterali (Dario Fabbri).
Le Chiese diventano strumento di soft power, come esemplarmente rilevabile nelle missioni gesuitiche tra ‘territorializzazione devozionale’ e nuovo impegno sociale (Alessandro Guerra) così come nel caso del recente Concilio pan-ortodosso, dove forti sono le sottese influenze politiche (Dario Citati). La matrice religiosa può diventare anche innesco di criticità geopolitiche: in Cina, per le pretese indipendentiste di gruppi etnico-religiosi (Margherita Roiatti – Paolo Sellari); a Gerusalemme, per il crescente neosionismo che persegue possibili alternative etnocratiche nella ‘Terra d’Israele’; in Egitto, per le contraddittorie strategie dei Fratelli Musulmani (Stefano Valente); in Medio Oriente, dove tracimano le tensioni tra sciiti e sunniti ed evocano con la Fitna futuri precari (Raffaele Mauriello); in Italia, infine, dove i flussi di migranti trasferiscono il loro portato etnico e di fede, che costituisce opportunità d’integrazione ma anche rischio di tensioni se non correttamente gestito (Fabio Amato).
Nella sezione dedicata all’intelligence, oltre alla presentazione dello stemma del Säpo svedese, Gnosis offre spunti con: Marco Ventura, sull’origine della formula della porcellana di Meissen, su cui s’intrecciano giochi di potere e di segreti; Umberto Broccoli, su come opere artistiche, mappe, disegni simbolici e loghi originariamente destinati a fini riservati siano poi finiti in mostra, a disposizione della conoscenza pubblica; Gianluca Falanga, che prosegue l’esplorazione tra le memorie e le rovine tedesche della Stasi; Antonio Teti, sulla complessità del cyber controspionaggio in cui si coniugano expertise e ricerche tecniche e cinetiche, imponendo nuovi modelli di specializzazione.
Interventi di nicchia, inoltre, sono quelli di Luigi Carrozzi sul tema tanto attuale della corruzione – per il cui contrasto non è sufficiente un intervento sul piano penale ma è suggerito un impianto preventivo ‘nazionale e decentrato’ che si fondi sulla competenza e professionalità gestionale e organizzativa – e di Marco Baldi, Michele Elia e Massimiliano Sala sullo sviluppo della crittografia, anche sulla scorta dell’apporto, ancora incerto, della meccanica quantistica.
La Rivista, infine, dedica il consueto spazio all’ozio creativo e leggero delle rubriche: numismatica, sull’iconografia sovietica celebrata nella serie di monete per il cinquantennale della Rivoluzione d’Ottobre; cinema, sulla trasposizione del romanzo di le Carré sulla mafia russa, finemente psico-sociale; fumetto, sulla figura di Zagor nato dalla felice matita di Sergio Bonelli; l’humour, in cui Melanton ci intrattiene con la solita colta ironia su nuovi lemmi del Dizionario dell’intelligence.
Ringraziando i lettori della ormai consolidata fiducia, che ci spinge a proporre un prodotto sempre più aggiornato e adeguato alle crescenti aspettative, la Redazione rivolge sinceri auguri di buone feste, confidando che, nella scia degli interventi presenti in questo numero e al di là di ogni credo e religione, l’uomo riesca a guardare con fiducia e spirito solidale al suo futuro di sicurezza e prosperità.

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