recensioni e segnalazioni 2/2015
Sergio Romano
In lode della guerra fredda.
Una controstoria Longanesi, 2015 pp. 140 - euro 16,00
di Otani
Una controstoria Longanesi, 2015 pp. 140 - euro 16,00
di Otani
Sergio Romano affronta la Guerra fredda da un’ottica interpretativa che si discosta brillantemente dalla vastissima letteratura tematica, inducendo il lettore a una valutazione alternativa di quel segmento della storia occidentale. Il periodo che la ricomprende è stato foriero di straordinarie tensioni, alimentate e gestite con sofisticate forme di esercizio del potere, declinate con i classici strumenti della politica, della diplomazia, della deterrenza e della pratica più sofisticata dello spionaggio. Gli anni che seguirono all’epilogo del Secondo conflitto mondiale furono fortemente segnati dalla contrapposizione delle due potenze risultate dominanti sullo scacchiere europeo. Una contrapposizione caratterizzata da ideologie e prassi sociali che andavano delineando un bipolarismo a tratti fluido, a tratti rigidamente conflittuale, portatore di pulsioni aggressive sia di natura territoriale che prettamente economiche. Stati Uniti e Unione Sovietica avevano avviato i loro giochi di forza! Una contesa in cui ciascun competitore volle vestire il proprio espansionismo di scelte al limite della ripresa della belligeranza armata, dosando il proprio ‘linguaggio’ politico attraverso cadenzati atti di provocazione e di distensione, durati alcuni decenni. Un atteggiamento border-line che, a fasi alterne, ha rischiato il raggiungimento della soglia di rottura, alimentando alleanze satellitari e schieramenti funzionali da parte di numerose realtà statuali, presenti in ogni latitudine del pianeta. Realtà che l’Autore, con espressione felicissima, chiama i «non Stati». La Guerra fredda ha infatti realmente contribuito, con le sue paure e con i suoi pericolosi virtuosismi, a ridisegnare l’assetto del mondo, imponendo una sorta di bipolarismo necessario, un assetto stabilizzato e al tempo stesso un male minore. Romano osserva che quell’epoca, ancora vicinissima a noi e quindi non sottoponibile al rigore del giudizio storico, consentì di mantenere la pace, perseguendo gli interessi di parte senza lasciar dilagare le spinte che all’interno dei due blocchi avrebbero potuto radicalizzare lo scontro, facendo nuovamente soffiare venti di guerra. Un’avventura che sarebbe stata disastrosa per tutti, a causa del potenziale nucleare a disposizione.
La caduta del muro di Berlino realizzò un nuovo cambio di passo nella storia occidentale e del mondo intero. I confini e le politiche dei due imperi che si erano confrontati nel corso della Guerra fredda subirono modifiche significative, lasciando spazio ad aggregazioni pulviscolari, conflitti locali, ideologie religiose opprimenti e retrograde. Una serie di contrapposizioni asimmetriche che hanno contribuito all’insorgere di un nuovo «non ordine» e di precarietà che pongono interrogativi a tratti inquietanti. Lo scenario che emerge e che attualmente ci iscrive lascia rimpiangere quella pace controllata che l’Autore valuta come, tutto sommato e a posteriori, rassicurante.
Lo stile asciutto, la vocazione di Romano all’analisi lucida di ogni fattore storico-politico considerato, consegnano al lettore non solo la cifra di un’epoca da potersi considerare ancora dietro l’angolo, ma anche uno strumento interpretativo della cronaca mondiale e delle dinamiche geopolitiche attualmente in campo. L’approccio a questo lavoro non può che contribuire alla maturazione civica del lettore e dare prospettiva a chi è appassionato o si occupa d’intelligence.
Eugenio Di Rienzo
Il Conflitto russo-ucraino.
Geopolitica del nuovo dis(ordine) mondiale Rubbettino, 2015 pp. 104 - euro 10,00
di Corito
Geopolitica del nuovo dis(ordine) mondiale Rubbettino, 2015 pp. 104 - euro 10,00
di Corito
Il volume costituisce, nella sua sinteticità, una disamina completa della crisi ucraina. Di Rienzo avvia l’analisi sostenendo che «anche la storia conosce delle ‘costanti’ e delle ‘ripetizioni’, delle ‘ricorrenze’ e queste sono causate dalla memoria di un popolo e dalla posizione geopolitica di una Nazione che a volte condannano appunto popoli e Nazioni a un tragico ‘eterno ritorno’ al passato». Con approccio geostrategico, ma senza dimenticare la dimensione storica, prosegue l’esame dell’intera questione smentendo la tesi dominante secondo cui alla Federazione Russa viene riconosciuto il ruolo di Paese aggressore ed espansionista. Se l’Ucraina, infatti, è passata dalla sfera d’influenza di Mosca a quella occidentale della Nato non può negarsi che ciò sia accaduto in violazione delle dichiarazioni formali che avevano preceduto la riunificazione tedesca, secondo cui «in nessun caso la giurisdizione della Nato e quella dell’Unione europea avrebbero potuto estendersi alle Nazioni dell’Europa orientale». Tale affermazione è stata sconfessata dalla realtà: a partire dal «1991 la Russia ha arretrato la sua frontiera occidentale di quasi mille chilometri, dal confine tedesco occidentale alla frontiera con la Bielorussia», con conseguente ripiegamento verso oriente del potere a livelli mai toccati in passato. Da tali considerazioni si dipanano le argomentazioni dell’Autore che descrive, tra l’altro, pressioni e azioni che hanno provocato il ‘colpo di mano’ di Majdan Nezaležnosti a Kiev – la notte tra il 23 e 24 febbraio 2014 – con la ‘defenestrazione’ di Viktor Janukovyc. In particolare, Di Rienzo si sofferma sul ‘Grande gioco’ che vede nell’economia emergente ucraina una tessera fondamentale, nell’intento di mantenere l’egemonia occidentale. Il Paese, infatti, è il secondo dell’area europea per grandezza, ma è importante soprattutto per le risorse minerarie non ancora sfruttate e per quelle agricole. A ciò si aggiunga la posizione strategica derivante da un lungo confine pianeggiante con la Russia e dalla presenza di due importanti porti sul Mar Nero: Odessa e Sebastopoli. Le considerazioni conclusive, sebbene il testo si arresti al primo accordo di Minsk siglato il 19 settembre 2014, sottolineano che l’attuale tregua debba essere considerata una vittoria di Mosca, tenuto conto che il conflitto civile ‘congelato’ costituisce uno strumento di pressione di Putin per indebolire lo Stato ucraino e influenzare la sua politica estera per gli anni a venire.
Andrea Maori
Marion vita da spia.
I processi italiani di una ballerina ungherese
tra fascismo e riconciliazione post bellica Reality Book, 2014 pp. 96 - euro 10,00
di Kasumoto
I processi italiani di una ballerina ungherese
tra fascismo e riconciliazione post bellica Reality Book, 2014 pp. 96 - euro 10,00
di Kasumoto
Il libro ricostruisce la vicenda di una affascinante ragazza ungherese di nobili origini che, rimasta orfana dei genitori diciassettenne, intraprende una vita avventurosa attraverso Paesi europei e nordafricani, che la porta a divenire una spia e a morire sul nostro territorio per mano partigiana. È una storia che si dipana come un romanzo dai molti chiaroscuri, iscrivendosi a cavallo del Secondo conflitto mondiale, in un’Italia lacerata dal fascismo ormai morente, in cui la belligeranza, trasformatasi progressivamente in guerra civile, impone alle parti contrapposte il massiccio impiego di spie e doppiogiochisti. Un’epoca intrisa di tradimenti e sotterfugi che, ancora oggi, la storiografia non riesce a inquadrare compiutamente. Maria Keller, detta Marion – questo il nome della protagonista – nel dicembre del 1939 viene arrestata a Napoli dai Carabinieri del controspionaggio con l’accusa di essere un’agente del Deuxième Bureau, uno dei Servizi informativi militari d’oltralpe, tra i più efficienti nelle operazioni contro l’asse Roma-Berlino. Quell’Ufficio d’intelligence, infatti, aveva provveduto a reclutarla, addestrarla e inviarla nel nostro Paese per carpire informazioni sugli apparati militari nazionali, dopo averne saggiato l’intraprendenza e l’intelligenza ma, soprattutto, le necessità economiche. Il ‘Tribunale Speciale per la difesa dello Stato’, al termine di una sommaria istruttoria l’aveva condannata a venticinque anni di reclusione per spionaggio, inviandola al carcere femminile di Perugia. Qui inizia la fase cruciale: nel 1944 il Prefetto Rocchi della Repubblica Sociale organizza il suo finto rapimento, inducendola a cambiare schieramento e infiltrarsi nelle formazioni combattenti di liberazione che operavano sull’Appennino centrale. Il suo compito doveva essere quello di fornire informazioni sulle attività delle bande che agivano in clandestinità e favorire la repressione e la controguerriglia repubblichina. Una missione ardua senza la dovuta professionalità, mal valutando i rischi di un’operazione inadatta per una donna poco più che trentenne e abituata a simulazioni d’altro tipo. Al termine della sua ultima avventura verrà fucilata in circostanze oscure e sepolta nelle campagne umbre di Pietralunga dal movimento partigiano. La sua uccisione, da parte di ignoti, sarà rubricata come “atto di guerra”, non punibile per le leggi vigenti nei primi mesi successivi alla liberazione dal nazi-fascismo. Il lavoro dell’autore, storico-archivista, è minuzioso nell’acquisizione degli elementi documentali e in grado di avvicinare il lettore al clima burrascoso e pulviscolare di quell’epoca drammatica, dove leggi, interessi e verità intime correvano su tracciati incoerenti e insidiosi. Su uno di questi tracciati si è infranta la vita della spia Marion Keller, in un gioco più grande di lei.
Eric Ambler
Viaggio nella paura
Adelphi, 2014
pp. 226 - euro 17,00
di Masao
pp. 226 - euro 17,00
di Masao
In questo romanzo Eric Ambler racconta la disavventura occorsa a un ingegnere britannico, brillante e simpatico, esperto in armamenti, che gira il mondo per assicurare alla propria società l’acquisizione di redditizi appalti in tema di sistemi difensivi. Mr. Graham, questo il suo nome, è il tipico professionista proveniente dalla borghesia inglese, serenamente sposato, moderatamente intraprendente, soddisfatto del proprio lavoro e legato ad abitudini rassicuranti anche se stucchevoli. Quello che lo attende nella sua missione in Turchia, dove viene inviato per provvedere all’ammodernamento della artiglieria navale di quel Paese, nel quadro dell’alleanza anglo-turca, sconvolgerà la sua vita, catapultandolo in un inestricabile coacervo di spie, di cui non avrebbe potuto immaginare l’esistenza. Un mondo lontanissimo dal suo, che lo travolge e lo dilania. Un mondo cupo che infrange le sue logiche, facendogli rimpiangere e anelare la tranquilla campagna inglese, a tratti noiosa ma sempre accogliente. Siamo nel gennaio del 1940, il terzo Reich ha già acceso i fuochi di guerra e le potenze mediterranee si osservano a vicenda per decidere da che parte stare, con chi schierarsi, come delineare utili fronti di alleanza e reciproci rapporti di forza. In questo scenario, fluido e insidioso, Graham viene inconsapevolmente risucchiato durante il viaggio di ritorno da una missione che da Istanbul lo avrebbe riportato in Patria, attraverso la Grecia, l’Italia e la Francia. Un itinerario che, lontano dall’essere piacevole, lo precipita in un mosaico indecifrabile costellato di personaggi ambigui, spie manipolate da agenti segreti, turchi e tedeschi, che ne ambiscono la collaborazione, attraverso pressioni ricattatorie, velate minacce e agguati. In una mirabolante successione di eventi, Graham viene controllato, pedinato, avvicinato per carpirne la compiacenza a causa delle sue competenze tecniche che lo fanno potenziale veicolatore degli interessi politico-militari inglesi dagli uni e dagli altri. Dai tedeschi è sospettato di essere un agente turco, da questi ultimi un prezioso professionista da proteggere e coltivare come spia, anche per prevenire sabotaggi alle strutture d’armamento nazionali. Egli capisce che i tedeschi lo vogliono morto per impedirgli di rientrare a Londra e il suo periglioso viaggio lo costringerà a pensare e muoversi come un agente segreto, per difendersi da incomprensibili minacce le cui ragioni rimangono a lui occulte, come occulti appaiono i motivi per i quali gli alleati dovrebbero combattere assieme in una guerra che avrebbe, di li a poco, devastato il mondo intero. La disavventura di Graham corre sul filo della migliore tradizione romanzesca a fondo storico. Eventi e sentimenti si fondono con accattivante verosimiglianza, attraendo il lettore per le efficaci descrizioni di luoghi, circostanze ed emozioni, portandolo al livello del protagonista, una preda costretta a confrontarsi col tempo e con la sorte, per sopravvivere. È un racconto serrato, a tratti febbrile che, come tutte le spy story d’eccellenza, non ammette soste nella lettura. Ambler tira mirabilmente la corda, tratteggiando il suo thriller con realismo storico e colpi di scena che irretiscono senza mai trascendere nell’immaginifico. Un dosaggio di ingredienti classici rinnovato pagina dopo pagina. L’appassionato di storia dello spionaggio saprà apprezzare il pregio rappresentativo di un’epoca drammatica e cupa, punteggiata da personaggi dalle dimensioni umane controverse, sfuggenti, ambigue, tutte iscritte in giochi antitetici che s’intrecciano con ritmica incalzante e coinvolgente.
Francesco Antinucci
Spezie
Una storia di scoperte, avidità e lusso Laterza, 2015 pp. 172 - euro 16,00
di Ittei
Una storia di scoperte, avidità e lusso Laterza, 2015 pp. 172 - euro 16,00
di Ittei
Il volume affronta la storia da un’ottica originale e affascinante, quella della ricerca e accaparramento delle spezie, prodotti vegetali destinati a rivoluzionare gli usi alimentari dell’Occidente. Attività che per decine di secoli ha spinto popoli, imperi e potentati commerciali ad aprire nuove vie di scambio su rotte di terra e di mare, imprimendo rinnovate energie espansionistiche alle economie mediterranee.
Dall’antichità all’epoca moderna, infatti, il commercio di spezie si è progressivamente espanso in ogni quadrante del mondo, determinando non solo il mutamento delle abitudini alimentari occidentali ma, soprattutto, lo sviluppo di apparati statuali e privati che hanno disegnato strategie di tipo colonialistico e costruito alleanze o conflitti di varia intensità. Dominare le vie delle spezie, soprattutto in epoca rinascimentale, per gli Stati europei significava acquisire prestigio, coltivare importanti spunti di sincretismo culturale, sostenere lotte asimmetriche con i propri competitori, sotto ogni latitudine, scoprire nuovi mondi e nuovi sistemi sociali.
Il testo offre un racconto di rara appetibilità, sottolineando, con dovizia di particolari e accurati riferimenti letterari, come la grande storia che parla di imperi, battaglie, conquiste e spionaggio, in realtà sia incredibilmente collegata al sapore dei cibi e al desiderio delle classi più ricche di rappresentare il proprio status attraverso il mutamento degli alimenti quotidiani. La sofisticatezza e l’esotismo della tavola sono stati il motore dell’espansionismo sistematico di molte comunità nazionali; dai romani alla Serenissima, dai francesi ai portoghesi, dagli inglesi agli olandesi. Tutto in una travolgente continuità di imprese e in una splendida discontinuità di gusti.
Antinucci arricchisce le pagine del suo saggio anche con la presentazione di ricette dimenticate, indicando così volutamente come l’impiego e il dosaggio delle spezie abbiano accompagnato l’evolversi delle nostre abitudini. La preziosità del libro, sul tracciato del rigore storicistico e della ricerca, ci regala l’aroma dei secoli e la voluttuosità che ha mosso tante imprese umane. Imprese imponenti, sostenute dall’impiego di enormi capitali, dalla costante ricerca di informatori d’oltremare, capaci di suggerire nuove frontiere di importazione, migliori e più sicure vie di conquista, talvolta realizzata con l’impegno diplomatico, più spesso con lo sfruttamento e la predazione. Un complesso di ingredienti che, come una grande avventura, ci ha insaporito la vita e ha lasciato tracce epocali nella nostra cultura.
Quello delle spezie non fu tuttavia un’avventura vissuta per approvvigionare materie prime, necessarie alla vita delle comunità, come ancora accade ai nostri giorni per risolvere il problema della povertà e della fame, causa prima di migrazioni e guerre. Fu, invece, la ricerca di prodotti che potremmo definire sostanzialmente inutili e superflui, che si impose comunque come fattore di globalizzazione ante litteram. Una spasmodica ricerca di futilità che ci ha cambiati, secolo dopo secolo, attraverso il progressivo avvento di nuovi profumi e sapori del cibo, dalle mense dei regnanti sino alle più sperdute bettole della plebe.
L’impostazione del lavoro, caratterizzato da uno stile agile ed elegante, ha il sicuro pregio di svelare come e quanto la storia delle spezie abbia colorato di edonismo le scelte geopolitiche dell’Occidente.
Giulio Massobrio
Rex.
Una pergamena di età romana può decidere
le sorti della Seconda guerra mondiale Bompiani, 2015 pp. 538 - euro 19,00
di Yumitori
Una pergamena di età romana può decidere
le sorti della Seconda guerra mondiale Bompiani, 2015 pp. 538 - euro 19,00
di Yumitori
Nancy Colby è la principale protagonista di una narrazione la cui trama corre a cavallo della Seconda guerra mondiale, ambientata in un’Italia in cui nessuno avrebbe voluto vivere ma dove, tuttavia, distruzione, morte, lotte e ideali lasciavano spazio alla speranza di un futuro rinnovato. Nel 1938 Nancy è una elegante archeologa americana. Durante le sue ricerche s’imbatte in una preziosa pergamena di epoca romana che traccia un labirinto composto da grotte sotterranee. La scoperta s’intreccia con gli interessi di un gruppo di nazisti che, per evitare l’acquisizione del documento da parte dei Servizi segreti alleati, decidono di impossessarsene ed eliminare chiunque ne sia venuto a conoscenza. Parte la caccia e comincia il gioco delle spie. Un gioco febbrile e sommerso che costringerà la giovane Nancy a confrontarsi con un mondo profondo e nascosto come quello della sua pergamena. Per proteggere la scoperta decide di farne una copia e nasconderla a bordo del transatlantico Rex, su cui si imbarca a Genova per raggiungere gli Stati Uniti. Sulle sue tracce, nel frattempo, si è mosso Hans Keller, efficiente e spietato agente tedesco che, caduto nel tranello escogitato dalla fantasiosa archeologa, riesce a recuperare la copia della pergamena, senza accorgersi dell’inganno. Solo nel 1944, in un’Italia spezzata in due e straziata dalla guerra civile, la storia trova un nuovo epilogo quando i nazisti scoprono di essere stati beffati e danno il via a una nuova caccia; devono recuperare il tempo perduto, a ogni costo, poiché da quella pergamena possono dipendere le sorti del conflitto. Il ritmo del racconto si fa intenso ed entrano in campo nuovi personaggi che alimentano i colpi di scena. Le febbrili ricerche degli agenti nazisti attivano le contromosse degli Alleati che incaricano una loro spia, Martin Davies, esperto in storia antica, di mettersi sulle tracce di Nancy prima che il nemico la uccida, sottraendo la copia originale della mappa misteriosa. È una corsa contro il tempo, sulle vie del nord Italia dove spie e combattenti in armi giocano le ultime carte in un susseguirsi di trappole sottili, fughe, infingimenti, su una scacchiera dove pedine amiche e nemiche si intrecciano subdolamente. Una ricerca affannosa tra i carrugi di Genova e i vicoli di Trieste, capaci di accogliere e amplificare sentimenti, che trasportano il lettore al centro di una storia coinvolgente. La penna di Giulio Massobrio corre leggera, regalando adrenalina ai percorsi dell’anima, senza discostarsi dal solido realismo descrittivo che caratterizza il romanzo storico. Il lavoro poggia su un’accurata opera di ricerca e ricognizione effettuate sui luoghi del racconto, con minuziosa preparazione ambientale, di tipo geografico e culturale, che contribuisce a fare di questo libro una pregevole spy-story. In tal senso, assumono particolare valore le parole apposte in dedica: «alle donne e agli uomini che hanno combattuto, sotto bandiere diverse, per la libertà italiana».