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editoriale 2/2014

Il perdurare della crisi economica e il cambiamento geopolitico che sempre più debilitano le strutture sociali dei paesi occidentali, mettendo in discussione gli assetti sino a qualche anno fa considerati profondamente radicati, impongono momenti di riflessione sulle nuove sfide analitiche, che GNOSIS è felice di raccogliere e condividere con i suoi lettori.
Se ne fa interprete il senatore Marco Minniti, Autorità Delegata per la sicurezza della Repubblica e mentore della Rivista, che alle considerazioni sull’apolarità delle minacce prossime venture fa seguire l’indicazione sulle possibili risposte del Comparto della sicurezza, a vantaggio del decisore politico: nella sua sintetica esposizione tratteggia il profilo nuovo e competitivo di un’intelligence ‘partecipata’ che vuole essere esperta, efficace, e riconosciuta dal consesso civile, che è tenuta a proteggere e che spesso è vittima di pregiudizi per passati difetti di comunicazione.
Proprio a tale aspetto il Comparto ha assegnato grande rilievo, promuovendo il progetto ‘intelligence live’ presso gli Atenei italiani per dare un segnale di condivisione e apertura al cittadino.
Una cornice complessa, entro la quale si intrecciano i contributi dei diversi autori che lumeggiano le criticità crescenti degli scenari globali e l’inadeguatezza degli attori strategici che rendono più difficile il processo decisionale.
Il Punto di vista dell’ambasciatore Sergio Romano esplora le contraddizioni della crisi ucraina e i chiaroscuri che solo la gnôsis storica aiuta a distinguere, senza cadere in facili pregiudizi: troppi nodi nell’ordito delle politiche internazionali, troppe ambiguità, forse anche minori qualità strategiche degli attori che risultano poco inclini a interpretare e valutare le derive e le tensioni conflittuali che minano l’ordine globale.
In tale direzione si orientano i saggi di Nicola Pedde, sulla crisi libica e le spinte caotiche che rischiano di contagiare l’intero scacchiere nord africano e su cui si confrontano le molteplici forze in gioco; di Gianandrea Gaiani, sugli esiti nefasti del ritiro delle forze di sostegno all’Afghanistan in un’area ormai compromessa dal dominio dei talebani e dai diffusi interessi criminali e affaristici regionali; di Stefano Dambruoso, sulla crisi che da tempo affligge la Siria; di Vladimiro Giacché, sul mercantilismo tedesco e sugli effetti debilitanti che potrebbero portare a una «implosione incontrollata e distruttiva» dell’eurozona e infine di Ilkka Salmi, analista strategico dell’Ue, che tratteggia il concetto di difesa integrata, elaborato sulla scorta di best practices e lessons learned dei singoli Stati membri (in linea con gli auspici del Trattato di Lisbona 2009).
Anche in questo numero abbiamo voluto sottolineare il costante confronto tra passato e presente, ineludibile viatico per prevedere e orientare il futuro.
A ritroso, Marta Pallavidini descrive il ruolo della ‘messaggistica riservata’ nella società ittita della Tarda Età del Bronzo, quale strumento fondamentale per informare in modo tempestivo e ‘aderente’ il Grande Re, così scongiurando complotti e guerre in un contesto politico complesso e fluido. Il presente, invece, assume la liquidità della cyber intelligence, come declinata da Antonio Teti.
In modo progressivo emerge una richiesta di sicurezza legata maggiormente alla tutela delle risorse scientifiche e naturali del Paese, tra cui quella idrica, come ricordano Corrado Maria Daclon e Matteo Pizzigallo.
Si tratta di parte di quegli interessi nazionali che Edoardo Boria ci racconta dover essere protetti anche da un’efficace propaganda a suo modo formativa e costitutiva di consenso nell’attuale società dell’immagine e della comunicazione.
In un quadro tanto a rischio, l’Occidente deve affinare nuove sensibilità, evitando di ripercorrere i sentieri dell’indifferenza tanto stigmatizzati da Filippo Aragona nel suo intervento sui genocidi nella ex Yugoslavia e nel Rwanda: in sintesi, anche l’intelligence è, e deve continuare a essere, sempre più engagée, come sottolinea Franco Gallo in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico del Comparto.
Suggestivo è lo spunto di Camillo Sperzagni sulla programmazione neurolinguistica per l’attività Humint, finalizzata tanto a ottenere più efficaci risultati nella gestione operativa sul campo, quanto a sostenere e alimentare un adeguato e competitivo knowledge management.
La nostra rassegna si completa con le ormai rassicuranti rubriche tematiche e culturali dedicate alla filatelia, al cinema, al romanzo, al fumetto e – da questo numero – anche all’umorismo sagace e pungente di Melanton.
In chiusura, un consueto spazio è dedicato alle recensioni su cui poggia lo spirito dell’intelligence 2.0, tra tradizione e futuro, con la presentazione di testi che tra passato e presente, tra luci e ombre, ripercorrono le fasi evolutive dei servizi segreti, con approfondimenti su spericolate missioni del Secondo conflitto mondiale ovvero sulle più recenti vicende connesse al terrorismo islamico.
Si segnala, infine, la versione integrale della premessa dell’ultimo lavoro di Sergio Romano, cornice agli interrogativi e alle attese sugli scenari geo-politici prossimi venturi dei nostri lettori.

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