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GNOSIS 4/2011
Il FORUM



Calamità
e sicurezza preventiva

a cura di Emanuela C. DEL RE





Si è molto parlato dell'uragano Irene che ha tenuto gli USA con il fiato sospeso nell'estate del 2011, ma va ricordato che negli ultimi anni ci sono state inondazioni distruttive in Colombia, Namibia e Sri Lanka, siccità nell'Africa orientale, uno Tsunami devastante in Giappone, avvelenamenti da piombo in Nigeria settentrionale, e il disastro dei fanghi rossi tossici fuoriusciti da un bacino di decantazione di una fabbrica in Ungheria. In Italia vi sono stati il tremendo terremoto in Abruzzo e diverse alluvioni, come quelle recentissime in Liguria, Toscana e Sicilia. È indubbio, come sostengono molti, che tali eventi impongono una maggiore cooperazione internazionale, e che la cooperazione a livello europeo deve essere intensificata nel campo della gestione dei disastri e della protezione civile.
Tra il 1998 e il 2009 il numero e l'impatto delle catastrofi ambientali in Europa è aumentato, come afferma la European Environment Agency (EEA) nel suo ultimo rapporto intitolato "Mapping the impacts of natural hazards and technological accidents in Europe" (www.eea.europa.eu) pubblicato nel 2011. L'analisi della frequenza delle catastrofi e del loro impatto sugli esseri umani, sull'economia, sulle infrastrutture e sugli ecosistemi della EEA ha portato alla conclusione che è necessario che si crei un sistema di gestione del rischio dei disastri integrato maggiormente e in modo migliore in Europa.
Quali le cause e i rischi più rilevanti dei disastri? Vi sono il rischio idro-meteorologico legato al clima (nubifragi, temperature estreme, incendi boschivi, siccità, inondazioni); il rischio geofisico (valanghe di neve, frane, terremoti, eruzioni vulcaniche); tecnologico (fuoriuscite di petrolio, incidenti industriali, perdite tossiche dalle miniere e altro). È probabile, stando ai numerosi studi, che in futuro vi saranno maggiori calamità, perché il livello delle attività umane aumenta e così gli interessi economici in aree a rischio e, inoltre, si prevede che la frequenza e l'intensità di eventi legati a condizioni climatiche estreme aumentino.
Nel periodo 1998-2009 le catastrofi hanno causato circa 100.000 incidenti mortali in Europa, colpendo più di 11 milioni di persone, con un danno economico di circa 150 miliardi di euro.
La maggior parte delle morti sono state causate da eventi legati alle temperature estreme, come durante l'estate del 2003, quando morirono 70.000 persone per la temperatura troppo alta. Le inondazioni e i nubifragi hanno causato i danni maggiori, con costi di circa 52 miliardi di euro per le inondazioni e 44 miliardi per i nubifragi. Il numero e l'impatto delle catastrofi geofisiche è restato stabile. I terremoti hanno causato i danni maggiori, con circa 19.000 morti e danni per circa 29 miliardi di euro. I danni più gravi all'ecosistema devono essere imputati alle fuoriuscite di petrolio, come quella della petroliera Erika nel 1999 e della Prestige (2002), e alle fuoriuscite di rifiuti tossici come quello delle miniere di Aznacollar in Spagna (1999) e di Baia Mare in Romania (2000) e nell'impianto industriale di alluminio Ajka in Ungheria (2010), con gravissimi danni ambientali anche a lungo termine.
È importante sottolineare che per elaborare valide strategie di riduzione e di gestione del rischio bisogna avere dati di riferimento attendibili, elementi sostanziali di analisi. Nonostante vi siano stati miglioramenti nel sistema di informazioni e nella costruzione di database su vari tipi di rischio, bisognerebbe creare un sistema informativo più completo, al fine di consentire una più efficace valutazione dell'impatto e, quindi, migliori strategie.
Il tavolo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) ha pubblicato, nel novembre 2011, un rapporto speciale intitolato "Managing the Risks of Extreme Events and Disasters to Advance Climate Change Adaptation" (SREX) (www.ipcc.ch) approvato dai governi che ne fanno parte, tra cui l'Italia. Nel rapporto, come afferma Rajendra Pachauri, presidente dell'IPCC, emerge che la gestione del rischio da disastri può assistere le comunità vulnerabili per aiutarle ad affrontare i cambiamenti climatici in un mondo di ineguaglianze, considerando la complessità e la varietà di fattori che definiscono la vulnerabilità umana alle condizioni estreme, per cui per alcune comunità certe condizioni climatiche diventano disastri e per altre no.
L'UE ha già adottato delle politiche per la creazione di un sistema integrato che includa la prevenzione, la prontezza operativa, la risposta e la capacità di recupero per tutti i rischi in Europa, ma da più parti continua la sollecitazione per un maggiore impegno.
Tra le iniziative legislative dell'UE ricordiamo la Floods Directive e la Seveso II Directive e la Cornice Comunitaria per la prevenzione delle catastrofi in ambito UE (Community framework in disaster prevention within the EU), sostenuta da valutazioni dei rischi e da linee guida per la mappatura finalizzata alla gestione delle crisi.
Nel maggio del 2011 si sono riuniti a Budapest i Direttori Generali per la gestione dei disastri dell'Unione Europea, della EEA e dei paesi candidati. L'incontro, organizzato dal Direttorato Generale della Commissione Europa per l'Aiuto Umanitario, l'alimentazione e la Protezione Civile (DG-ECHO) con il Direttorato Generale ungherese per la gestione delle catastrofi, si proponeva di rivedere le questioni più stringenti della gestione delle crisi ambientali nell'UE. In quell'occasione è stata ricordata la comunicazione del 2010 della Commissione Europea, in cui si parla della necessità di migliorare la gestione delle catastrofi, sottolineando anche che, con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, bisognerà rivedere completamente la protezione civile in Europa. Peter Zangl, capo della DG-ECHO, ha affermato che a seguito dei risultati del negoziato che ha avuto luogo a Budapest, la Commissione Europea ha preparato una bozza di normativa per la gestione delle crisi ambientali, che verrà sottoposta al Consiglio d'Europa alla fine del 2011. Zangl ha affermato che i paesi europei devono fidarsi l'uno dell'altro e cooperare, il che è nel loro stesso interesse, perché nessun paese può dirsi immune dalle catastrofi.
Anche le Nazioni Unite fanno appello all'UE. Rudolf Müller, capo dell'ufficio dell'ONU per il Coordinamento delle questioni umanitarie (OCHA) del Central Emergency Response Fund (CERF), ha recentemente affermato che le numerose catastrofi che hanno avuto luogo nel mondo recentemente giustificano una maggiore cooperazione internazionale, e che l'UE deve trovare nuovi modi per migliorare la cooperazione con l'ONU.
Una cooperazione che sta finalmente superando tutti i confini, perché il 17 novembre 2011 è stato firmato un accordo amministrativo tra la Commissione Europea e l'agenzia federale statunitense per la gestione dell'emergenza (FEMA), allo scopo di rafforzare la cooperazione nella riduzione del rischio di catastrofi, nella resilienza e per la risposta alle crisi.
Completa il quadro l'impegno dell'UE anche per i paesi terzi, perché nel febbraio 2011 la Commissione Europea ha pubblicato un piano di attuazione per la strategia dell'UE nel sostegno alla riduzione del rischio dovuto a disastri nei paesi in via di sviluppo (SEC 2001-215).
Questo forum si propone di delineare un quadro della gestione delle crisi in ambito europeo, allo scopo di consentire un approccio comparativo fondamentale per la costruzione di politiche di cooperazione. Sono stati consultati esperti autorevoli in Francia, Spagna e Germania, i quali descrivono criticamente il sistema di gestione delle crisi dovute a catastrofi naturali nei loro paesi dal punto di vista civile in Germania, dal punto di vista militare in Spagna dove vi sono stati recenti cambiamenti legislativi in merito alla gestione delle crisi, a seguito delle numerose catastrofi che hanno colpito il paese, e dal punto di vista del complesso concetto di "sicurezza civile" in Francia, concetto la cui definizione ha comportato nuove normative e strategie. Segue il forum un articolo di Luisa Franchina che completa il quadro con la prospettiva italiana.


Intervengono: per la Spagna José Emilio Roldán Pascual, Comandante Generale dell’Unità Militare di Emergenza (UME); per la Germania Angela Clemens-Mitschke, capo dell’Unità per le politiche generali sulla Protezione Civile, la gestione del rischio e la prontezza nelle emergenze; per la Francia,François Campagnola, consigliere presso la Delegazione per gli affari strategici, già assistente parlamentare del Presidente dell'Alto Comitato francese per la Protezione Civile, il senatore Robert Pontillon.









José Emilio Roldán PASCUAL




Unidad Militar de Emergencias (UME): compiere la nuova missione delle Forze armate spagnole



In Spagna, a seguito della Legge sulla Protezione Civile 2/1985 e della legislazione che ne è seguita, vi è stato un trasferimento di responsabilità tra il governo centrale e le amministrazioni regionali per quanto riguarda le emergenze di alto livello, lasciando all'amministrazione pubblica la responsabilità del coordinamento e dell'addestramento.
In seguito, l'occorrenza di una serie di emergenze di grande impatto verificatesi in Spagna (come d esempio l'affondamento della petroliera "Prestige" nel 2002; grandi tempeste di neve nella penisola iberica centrale nel 2004; i vasti incendi a Guadalajara nel 2005 e altro) ha dimostrato che l'Amministrazione Pubblica dovrebbe fornire ai cittadini qualcosa in più di una struttura di regolamentazione e coordinamento, al fine di portare a compimento operativamente il Sistema Nazionale Spagnolo per la Protezione Civile.
Per risolvere questo problema, la Legge Nazionale Organica sulla Difesa 5/2005 definisce esplicitamente la nuova missione che le Forze armate devono compiere:
"Le Forze armate hanno il dovere di preservare, congiuntamente alle Istituzioni Governative e alle Pubbliche Amministrazioni, la sicurezza e il benessere dei propri cittadini di fronte a seri rischi , catastrofi, calamità o altre necessità pubbliche."
Di conseguenza, il 7 Ottobre 2005, il Consiglio dei Ministri ha approvato la creazione della UME, Unidad Militar de Emergencias (Unità Militare di Emergenza).
La UME si connota proprio per questa missione. Definita come un comando congiunto, nella cornice operativa delle Forze armate. Dal punto di vista amministrativo risponde al Ministero della Difesa e dal punto di vista operativo al Capo del Personale della Difesa. Questa unità è organizzata, addestrata, formata e equipaggiata con materiali specifici ed ha una sua propria infrastruttura, ed è sempre pronta per difendere, insieme ad altre Amministrazioni e Istituzioni, la sicurezza e il benessere dei cittadini nei casi citati nella Legge 5/2005.

Obbiettivi e compiti
La UME è stata creata per migliorare la risposta di fronte ad eventi su larga scala, divenendo essa la "prima unità d'intervento" delle Forze armate nelle emergenze. Ancora, in essa vengono incanalante tutte le altre capacità operative delle Forze armate, quando necessario. Con la sua creazione, abbiamo ottenuto una Unità altamente specializzata dotata di risorse specifiche, formazione e addestramento, così come di operatività e procedure proprie.
Al fine di rispondere efficacemente al compito di "prima unità d'intervento", l'UME è in stato d'allerta 24 ore su 24 per 7 giorni la settimana, per tutto l'anno. Una volta impegnata in una operazione di soccorso, è in grado di garantire una presenza sul campo costante, con adeguati turni per il personale. I nostri Battaglioni di Pronto Intervento (la spina dorsale della UME), sono equipaggiati con attrezzature di segnalazione di allerta nelle proprie strutture operative. Il nostro personale di pronto intervento è in grado di entrare in azione con mezzi adeguati nell'area colpita in un tempo massimo di un ora, in qualunque zona sul territorio nazionale spagnolo, con i mezzi adeguati. In un secondo momento, questa unità di pronto intervento verrà gradualmente e opportunamente rafforzata a seconda delle circostanze.

Cooperazione e coordinamento
Nel processo di creazione della UME vi sono stati massima cooperazione e coordinamento con le istituzioni governative e le amministrazioni pubbliche che hanno responsabilità riguardo le emergenze. Questo sia allo scopo di creare sinergie tra tutte le risorse, sia per ottenere una migliore efficienza operativa nelle situazioni di emergenza. Sono stati cercati dei modi per migliorare l'unità, aggiungendo alcune capacità al Sistema, senza sostituire né escludere le capacità già disponibili; al contrario, conferendo ad esse quelle qualità che caratterizzano le Forze armate.
Le missioni di competenza della UME sono:
1. Intervento in situazioni di emergenza di origine naturale, tra cui: alluvioni, esondazioni, terremoti, frane, grandi tempeste di neve e altre condizioni climatiche avverse.
2. Intervento in caso di incendi boschivi.
3. Intervento in situazioni di emergenza causate da pericoli tecnologici, tra cui quelli di origine: chimica, nucleare, radiologica e biologica.
4. Intervento in situazioni di emergenza a seguito di attacchi terroristici o atti illeciti o violenti, inclusi atti contro le infrastrutture critiche, strutture pericolose o che contengono materiali nucleari, biologici, radiologici o agenti chimici.
5. Intervento in situazioni di contaminazione ambientale.
6. Intervento in qualsiasi altra situazione di emergenza ritenuta appropriata dal Presidente del Governo Spagnolo.
I ruoli ricoperti dalla UME, ricadono anche sotto la responsabilità di altre organizzazioni pubbliche, sia nella sfera nazionale sia nei contesti autonomi e provinciali. Sul piano nazionale, le responsabilità principali ricadono sul Ministero degli Interni, attraverso la Direzione Generale per la Protezione Civile e le Emergenze; ugualmente implicati sono i Ministeri dell'Ambiente, delle Attività Rurali e del Mare, e il Ministero dello Sviluppo. Nelle regioni e nelle province autonome, le agenzie responsabili sono i Dipartimenti dei Governi Locali (CC. AA.), che hanno le loro agenzie e unità operative di intervento, così come rappresentanti e vice rappresentanti governativi.
L'impegno della UME è normativamente regolato dal "Protocollo di Intervento", il nostro Decreto Reale 1097/2011. In questa legge viene chiaramente affermato che il Generale in Comando dell'Unità, sotto l'ombrello del Ministro dell'Interno, è colui che è responsabile di prendere il comando nelle operazioni di controllo e coordinamento di ogni risorsa, senza tener conto della organizzazione cui appartiene, in qualunque tipo di emergenza, nel caso in cui questa sia stata dichiarata di interesse nazionale.
Al fine di attivare la UME, i Governi Regionali indirizzano le proprie richieste attraverso i propri rappresentanti al governo, al Ministero dell'Interno, che inoltra le richieste al Ministero della Difesa, secondo il protocollo stabilito. Questo si verifica nel momento in cui l'emergenza supera le capacità operative dei Governi Regionali e richiede l'utilizzo di risorse che sono di competenza del Governo Centrale, incluse quelle delle Forze armate.

Risorse, materiali, comunicazione
Al fine di mantenersi all'altezza delle missioni assegnate, la UME ha progressivamente acquisito le necessarie risorse umane e materiali: il personale attualmente raggiunge un numero di 3.500 soldati.
Per quanto riguarda i materiali, la UME continua a lavorare per ottenere le Capacità Operative Finali (FOC), ovvero il più alto potenziale operativo, per le varie missioni assegnate. Riteniamo di aver raggiunto una significativa capacità di intervento nel campo della lotta agli incendi boschivi, nella risposta a eventi come le alluvioni, le tempeste di neve e nei salvataggi. Inoltre, abbiamo raggiunto una capacità di prima risposta in caso di incidenti di origine tecnologica (nucleare, radiologica, chimica, biologica). Le tecnologie di cui dispone l'Unità per rispondere a queste emergenze, possono essere considerate all'avanguardia.
È opportuno evidenziare i Sistemi di Comunicazione e Informazione (CIS), che permettono di stabilire un network di Centri di Comando Mobili, che fanno da complemento ai Centri di Comando fissi e garantiscono le funzioni di comando e di controllo dell'Unità nel caso in cui le infrastrutture di comunicazione terrestre venissero distrutte, attraverso un intenso uso di satelliti militari o commerciali.
È importante sottolineare anche che il team SP USAR UME (Ricerca e soccorso Urbano) ha superato con successo la classificazione secondo lo standard di INSARAG nel periodo dal 28 al 30 novembre 2011. Il Gruppo Internazionale di Consulenza specializzato nella Ricerca e Salvataggio INSARAG è un network delle Nazioni Unite di paesi predisposti ai disastri e di paesi capaci di rispondere, con organizzazioni impegnate nel rafforzamento dell'efficacia e del coordinamento dell'assistenza e risposta durante le operazioni internazionali di ricerca e soccorso, specialmente nelle aree colpite da terremoti o altri enormi disastri cui segue il collasso delle infrastrutture.
Infine, è opportuno evidenziare che dal 2007 la UME ha condotto 143 operazioni: 103 contro gli incendi boschivi; 21 in territori alluvionati; 2 di ricerca e soccorso di persone scomparse; 16 di soccorso in tempeste di neve e 1 all'estero, nel gennaio 2010, dopo il terribile terremoto di Haiti.

La UME è uno strumento prezioso
La UME è uno strumento prezioso, a disposizione del Governo Centrale e integrato nel Sistema Nazionale di Protezione Civile, allo scopo di unire gli sforzi e contribuire, con il resto delle amministrazioni e istituzioni, a risolvere in maniera rapida ed efficace situazioni critiche, catastrofi o calamità che colpiscono i cittadini. La UME collabora con tutti in modo attivo e coordinato.
Giunta quest'anno al sesto anniversario dalla sua fondazione e, dopo quattro anni e mezzo di effettiva operatività, si può dire che la UME abbia raggiunto livelli importanti di sviluppo, organizzazione, formazione e motivazione.
L'esperienza ha dimostrato che la presenza di questa Unità instilla fiducia negli Spagnoli, perché di fronte a situazioni difficili, la società percepisce chiaramente e con profonda gratitudine che tutte le risorse del Governo, incluse le Forze armate sono disponibili e agiscono in maniera efficace, efficiente e rapida.
Le relazioni e le comunicazioni con i Servizi Militari, con le diverse organizzazioni di gestione del Ministero della Difesa, con le Amministrazioni Pubbliche, con i Governi Regionali e con il resto delle organizzazioni legate alle emergenze, possono essere considerate come le migliori in assoluto.
L'UME ha fatto dell'umiltà la sua identità e ha portato il suo motto "PARA SERVIR!" (per servire!) a divenire il principio guida per tutte le sue operazioni, dimostrando con questa atteggiamento il suo spirito di servizio alla Spagna e al popolo spagnolo.




Angela Clemens-MITSCHKE


La protezione della popolazione in Germania


La Germania ha una popolazione di 82,5 milioni di abitanti ed un territorio di 357.031 Kmq.
Ha una struttura federale ed è divisa in 16 Länder (regioni). I circoli e i comuni nei Länder hanno un'amministrazione comunale autonoma.
Dal 2001 la mutata coscienza della protezione civile contro le catastrofi ha portato ad un nuovo orientamento della protezione della popolazione realizzando una concezione ramificata della protezione civile e della protezione contro le catastrofi. La cosiddetta nuova strategia per la protezione della popolazione in Germania. Di fatto, vi è oggi, una stretta collaborazione della Federazione e dei Länder per ottenere significativi risultati nazionali, come espressione di una responsabilità generale. Si rinnova la vecchia collaborazione partenariale tenendo conto dei confini nazionali. Non restano limitate le prescrizioni conformi alla Costituzione federale. Lo scopo è un management effettivo delle crisi contro le situazioni di gravi danni. Esso mette assieme sul piano amministrativo le risorse presenti, in modo ottimale. Al fine di seguire meglio ed evitare i pericoli potenziali derivanti dalle nuove situazioni di pericoli, per poter, altresì realizzare uno spettro più ampio di compiti ed obblighi è stata realizzata a Bonn, nel 2004, la BBK.

I compiti assunti dalla Federazione
Mentre la protezione civile, come settore della tutela della popolazione, è affidata alla responsabilità dello stato federale, i Länder sono responsabili per le situazioni catastrofiche e, quindi, obbligati a fornire tutte le risorse necessarie che il management del coordinamento richiede. Questo vale anche per catastrofi e sventurati incidenti che impegnano più che altro il territorio di un Länder. Con la legge sulla protezione civile e aiuto per le catastrofi della Federazione ZSKG, entrata in vigore il 1° aprile del 2009, viene determinata una chiara disciplina giuridica per la protezione della popolazione in Germania.
Compito della Protezione Civile è, adottando misure non militari, occuparsi della popolazione, delle loro abitazioni, del loro lavoro, effettuando ogni altro servizio per la difesa della popolazione, come pure è tenuta a proteggere i beni culturali da operazioni belliche, al fine di annullare o diminuire le loro conseguenze. La protezione contro le catastrofi è così strutturata per cui vi sono unità operative cui affidare compiti di protezione della popolazione davanti a speciali pericoli e danni effettivi. Tali unità sono strutturate e istruite a tale scopo.
Le strutture dello Stato Federale sono a disposizione della Protezione civile dei Länder anche in caso di tutela contro la catastrofe. Così la protezione della popolazione è la somma di misure (non di carattere poliziesco o militare) per garantire alla popolazione la sopravvivenza e mezzi di sopravvivenza di fronte agli effetti di guerre, conflitti armati, catastrofi ed altre gravi necessità nei confronti delle quali c'è bisogno di tutela. Lo Stato in tutte le sue componenti, Stato Federale, Länder e Comunità, ha il compito complessivo per la protezione della popolazione che si realizza attraverso un complesso sistema federale cui partecipano le componenti.
La Germania dispone di un sistema di protezione della popolazione sussidiario in cui tutti partecipano e collaborano. La difesa quotidiana dai pericoli pone obblighi in Germania alle città che siano parti di un Länd o siano autonome. Esse utilizzano perciò i mezzi contro il fuoco e i mezzi di soccorso alla stregua delle leggi dei Länder in materia di protezione dal fuoco. I mezzi antincendio vengono utilizzati dalle comunità e dalle città come pure il personale volontario e professionale; in caso di accadimenti con speciale ed eccezionale rischio, alla stregua delle leggi dei Länder relative al servizio di soccorso, vengono organizzati sistemi di soccorso e trasporto dei malati. Questi compiti sono lasciati alle città sia autonome che inserite nel Länder. Per il compimento di ciò esse utilizzano sia le organizzazioni private di aiuto, come il personale pubblico disponibile. Sono posti a disposizione del personale di soccorso anche gli elicotteri che in tutta la Germania sono predisposti in circa 50 stazioni. I mezzi di soccorso vengono posti a disposizione dei Länder con osservatori del servizio civile di protezione, piloti della polizia Federale, la Guardia per il soccorso tedesca, l'ADAC e le ambulanze volanti della Bundeswehr e internazionali.
Le città appartenenti al Länder o autonome possono disporre dei mezzi disponibili che sono presenti sulla base della loro preparazione di personale tecnico. Allo stesso tempo esse possono anche coordinare insieme più estese situazioni. Il posto di coordinamento mette in allarme e coordina le operazioni che sono richieste e mette a disposizione i potenziali mezzi di protezione. Di regola questi sono forze locali, in prima linea i pompieri, che assicurano la protezione anti-incendio e in parte il servizi di soccorso e forniscono anche talune istruzioni tecniche di aiuto. Vengono in campo anche le organizzazioni private di aiuto. In forza del principio di "aiuto dei vicini" restano a disposizione delle comunità autonome o del Länder rapidamente, tutti i mezzi per la tutela contro le catastrofi. I Länder possono fornire anche unità e strumenti di protezione degli uffici federali attraverso il THW – l'ufficio tecnico di aiuto –disporre anche della polizia federale e anche dell'esercito federale. Il THW dispone di unità specialmente preparate ed addestrate a disposizione per le suddette situazioni di pericolo.

Il ruolo della BBK
La BBK fa parte dell'ufficio federale di assistenza tecnica ed è subordinata per quanto riguarda le sue competenze al ministero federale degli Interni BMP che ha compiti per la sicurezza civile, la protezione della popolazione e l'aiuto di fronte alle catastrofi. La Federazione ha, tra le altre, la competenza per coordinare le misure di assistenza quando richiesto dai Länder. Esso opera nel centro generale di assistenza della federazione dei Länder, GLMZ, e del sistema di informazioni per i casi di necessità, DENIS.
Ulteriori compiti del DBK sono la protezione dello Stato federale e dei Länder al fine del trattamento del rischio e delle crisi, con compiti di elaborazione della protezione civile, ad esempio per la protezione di infrastrutture critiche, per la realizzazione della protezione contro le catastrofi attuata dai Länder, come pure la collaborazione internazionale nella protezione della popolazione.
Il sistema di assistenza in Germania non è in alcun modo sussidiario al federalismo e si è in questo senso realizzato.
Questo principio vale anche in ambito europeo e i membri dell'Europa costituiscono una comunità solidale che è stata messa alla prova e in futuro sarà ampliata.
Anche qui il principio di sussidiarietà costituisce la fase della protezione secondo le intenzioni dell'accordo originario degli Stati membri.




François CAMPAGNOLA


La Sécurité Civile in Francia: strutture, condizioni e mezzi


Prima di descrivere le principali caratteristiche dell'attuale sistema francese di Sécurité Civile, è opportuno ricordare che sia per quanto riguarda i principi costituzionali che la pura pratica, la Sécurité Civile è un'attività esclusivamente di protezione dei civili in quanto tali, sia in tempo di pace sia in guerra.
In guerra il servizio tende ad assumere due ruoli principali: il primo è quello di mettere in atto i Protocolli di Ginevra, che regolano sia in termini giuridici sia attuativi la sicurezza delle popolazioni civili contro l'azione di Forze armate in quanto tali. Il secondo ruolo, nel contesto della protezione, si ispira per le proprie modalità operative a ciò che è stato a lungo definito come difesa passiva. La funzione di quest'ultima è di proteggere le popolazioni civili dai pericoli materiali e dagli effetti collaterali della guerra. Infine, va precisato che la traduzione di Securité Civile con "protezione civile" non è del tutto esatta, in quanto se Securité si riferisce ad una funzione assoluta dello Stato, Civile non è una funzione altrettanto esclusiva proprio perché associa l'azione dei soccorsi con il sostegno dei singoli cittadini come privati.
Anche le nozioni di protezione e sicurezza civile sono al passo con i tempi così come tutte le altre istituzioni e strutture operative, e hanno seguìto una simile tendenza evolutiva sia nei princìpi fondamentali sia nelle modalità operative. Questo si evidenzia, in modo particolare oggi, a causa di due fattori discriminanti, ovvero da una parte l'ampliamento della nozione del concetto di protezione delle popolazioni civili, che come è noto è di carattere sistemico; dall'altra, l'introduzione dei principi di specializzazione e di professionalizzazione nella gestione del rischio a seconda delle competenze che questo richiede.
Al contrario di ciò che potrebbe lasciar pensare la semantica, quindi, quello che emerge è la sussidiarietà, se non proprio una marginalità fondamentale della questione del rapporto tra Sécurité Civile e il ruolo delle Forze armate. Da una parte, in alcuni paesi, le Forze armate nazionali sono escluse ab initio dal campo dell'attività della protezione civile; dall'altra poiché non ne sono escluse a priori, il livello d'ingaggio di tali forze resta, per definizione, quello di una semplice risorsa materiale e umana messa puntualmente a disposizione delle autorità dello Stato.

tratti salienti della Legge di modernizzazione della Sécurité Civile
in Francia

Il regime attuale di Sécurité Civile francese trova i principali elementi su cui si basa, nella struttura della Legge di modernizzazione del 2004, che rivede profondamente per certi aspetti i princìpi e le modalità della legge del 1987 che regolava precedentemente la materia. La legge ha apportato ai princìpi e ai grandi obiettivi delle missioni della Sécurité Civile in Francia notevoli miglioramenti dal punto di vista della chiarezza.
Il campo d'azione della Sécurité Civile definito nella Legge del 1987 fissava già tre grandi princìpi fondamentali della materia. La Securité Civile veniva già allora considerata non soltanto un organo di protezione, ma anche di prevenzione, e lo spettro dei beneficiari delle missioni di sicurezza era molto esteso, perché comprendeva indistintamente persone, beni e ambiente.
Infine, vi erano tre fattori esterni alla base dell'azione della Sécurité Civile: incendi, incidenti e catastrofi, da cui risultava che implicitamente e conseguentemente si teneva conto della prevenzione dei rischi di ogni natura, dell'ambito dei soccorsi d'urgenza e dell'azione di sostegno alle vittime.
Su questa base fondamentale, la legge del 2004 ha completato e consolidato la normativa già esistente del 1987 secondo quattro direzioni principali. Innanzitutto, tra le possibilità operative della Sécurité Civile francese sono stati introdotti i campi dell'informazione e dell'allerta delle popolazioni. Ne nasce un primo articolo, oggi in vigore, che stipula che la sécuritè civile francese ha come oggetto "la prevenzione dei rischi di qualsiasi natura, l'informazione e l'allerta delle popolazioni, così come la protezione delle persone, dei beni e dell'ambiente contro gli incendi, gli incidenti e le catastrofi, attraverso la preparazione e la messa in opera dei mezzi appropriati rilevati dallo Stato, dalle collettività territoriali, da altre persone pubbliche o private".
La Legge del 2004, d'altronde, veniva adottata allo scopo di definire con più precisione i rapporti tra l'azione della Sécurité Civile rispetto a quella della protezione civile, della difesa civile e della sicurezza interna. Nel primo caso, la protezione civile designa oggi le attività e i meccanismi di gestione di crisi maggiori, godendo anche dell'eventuale collaborazione degli Stati europei. Nel secondo caso, la difesa civile designa le attività di difesa non militare del paese. Infine, la Sécurité Civile appare come uno dei campi d'azione specifici dell'attività della Sicurezza interna.
Il terzo obiettivo della legge del 2004 è stato quello di riconoscere e di consolidare il ruolo fondamentale della Sécurité Civile a livello comunale e dipartimentale tanto nell'attività di prevenzione quanto nella pianificazione e gestione dei soccorsi. A questo venne ad aggiungersi un certo numero di misure favorevoli a certe categorie di personale operativo come i Sapeurs-Pompiers (Vigili del Fuoco), al fine di prendere meglio coscienza della pericolosità di un mestiere come quello del pompiere volontario che conveniva fidelizzare prima.
Tra gli emendamenti apportati al testo del 2004, il quarto riguarda la modernizzazione del cosiddetto Piano Orsec (Organization des secours), ovvero il piano francese di emergenza generica, attivato quando i mezzi locali non sono sufficienti, permettendo il passaggio a una terza generazione di pianificazione della gestione della crisi dopo quelle già previste dai testi del 1952 e del 1987. Sono state incluse diverse forme di catastrofi naturali e tecnologiche tra quelle che potevano dar luogo a crisi, così come l'insieme dello spettro delle crisi sanitarie e delle conseguente di azioni terroristiche. In particolare sono state sensibilmente rivisitate le prospettive e i metodi di pianificazione.
Nella sua vecchia impostazione il Piano Orsec assumeva una posizione apicale nella piramide dei rischi di competenza della Sécurité Civile, mentre ora è diventato lo strumento di riferimento nel processo di reazione a un evento catastrofico, qualunque sia il livello di urgenza e gravità. Esso oggi rappresenta una sorta di "cassetta degli attrezzi" da utilizzare per raggruppare l'insieme delle procedure d'azione e dei mezzi operativi utilizzabili. Il Piano è composto da disposizioni generali completate da disposizioni specifiche relative ad alcuni rischi preventivamente identificati. Ne risulta un organo basato su delle procedure di controllo e monitoraggio costanti, la cui caratteristica è quella di poter entrare in azione senza effetto di discontinuità rispetto alle diverse circostanze e il più vicino possibile alle necessità del campo d'azione contingente. Questo obiettivo di prossimità è rafforzato dall'articolo 13 della Legge del 4 agosto 2004, che istituisce il piano di salvaguardia comunale, dando al sindaco uno strumento operativo di gestione della crisi, probabilmente più adatto alla natura dei suoi poteri di polizia in caso di avvenimenti rilevanti di quanto non sia l'azione della Sécurité Civile.

L’importanza organica dell’autorità locale e l’apporto a livello nazionale
Il ruolo delle collettività locali è fondamentale in materia di Sécurité Civile in Francia. Questo alla luce del fatto che storicamente le missioni di soccorso delle persone sono state per lungo tempo garantite soltanto dai comuni, e che sul piano pratico essi restano ancora oggi a un livello d'intervento particolarmente pertinente. Sul piano giuridico, una larga parte delle operazioni di salvtaggio viene ancora oggi condotta sotto l'autorità del sindaco nell'ambito dei suoi poteri di polizia. Dal punto di vista materiale e finanziario, gran parte dei mezzi antincendio e di soccorso sono a carico dei comuni. Infine, a causa delle competenze dei comuni in materia urbanistica, i sindaci sono chiamati a giocare un ruolo crescente di prevenzione dei rischi e di salvaguardia delle popolazioni in caso di inondazione e di catastrofi tecnologiche e industriali con rischio di coinvolgimento dei territori comunali.
Allo stesso tempo il coinvolgimento del livello intercomunale così come l'azione della Sécurité Civile tendono a rafforzarsi. Nel primo caso, il raggruppamento intercomunale delle attività di soccorso offre delle prospettive di razionalizzazione finanziaria che permettono di alleggerire i budget dei comuni. Nel secondo caso, la Legge del 27 febbraio 2002 ha rafforzato il controllo del Consiglio generale dipartimentale sulla gestione dei servizi dipartimentali antincendio e di soccorso, tramite la possibilità di ottenere la maggioranza nei consigli d'amministrazione dei comuni, in cambio del trasferimento degli oneri finanziari che gravano sull'aumento della spesa.
A livello centrale, la Sécurité Civile è infine una delle missioni ufficiali dello Stato che vigila sulla definizione delle norme applicabili e sulla coerenza degli interventi, soprattutto in materia di pianificazione, di coordinamento e di supporto ai soccorsi. In particolare, quando il ricorso ai mezzi locali mostra dei limiti e in caso di crisi su larga scala dove è necessaria una forte efficienza nell'accentramento del comando e nella cogestione dei mezzi d'azione.
Ne consegue che il Prefetto del dipartimento e dei diversi ministeri competenti vengono coinvolti nella regolare gestione delle attività della Sécurité Civile. Si tratta del Ministero dell'Ecologia per quanto riguarda i rischi naturali e tecnologici, del Ministero della Sanità per la sicurezza sanitaria; del Ministero dell'Agricoltura per ciò che concerne la prevenzione e la lotta contro gli incendi delle foreste; del Ministero delle Infrastrutture, Trasporti, Abitazioni e Turismo per le azioni di soccorso in mare.
A questi viene ad aggiungersi la competenza del Ministero della Difesa nel momento in cui le Forze armate sono suscettibili di mobilitazione, e nel momento in cui la Zona di difesa diviene il quadro definito nel momento in cui le necessità operative superano le capacità di risposta del dipartimento.
Va ricordato anche che il "Libro Bianco sulla Difesa e la Sicurezza nazionale" pubblicato nel giugno 2008 ha fissato un certo numero di priorità, le cui delibere possono influenzare lo spazio di attività della Sécurité Civile. Questo avviene a causa di quattro obiettivi: rafforzare le capacità di lotta contro le minacce nucleari, radiologiche, biologiche, chimiche ed esplosive; rinnovare il sistema di allerta e di informazione delle popolazioni; rafforzare la gestione interministeriale delle crisi a livello locale; creare un dispositivo di allerta per il rischio tsunami nel nord-est dell'Atlantico e nel Mediterraneo.
Il Ministro dell'Interno è competente per la preparazione e l'attuazione delle politiche di sicurezza interna e di Sécurité Civile. La Direzione della Sécurité Civile del Ministero dell'Interno in Francia, inoltre, è anche il coordinatore e l'attuatore competente per le politiche sulla sicurezza civile nel paese. Questa architettura è consolidata da un dispositivo che mette la prefettura al centro del sistema operativo di reazione alla crisi, attraverso due strutture che ricadono sotto il suo controllo: il centro operativo dipartimentale, geograficamente localizzato nella prefettura, e il Posto di comando operativo per la conduzione delle operazioni sul terreno che passa sotto la sua autorità. Al vertice nazionale, nondimeno, l'insieme è coperto dal Centro operativo interministeriale di gestione delle crisi.

I mezzi materiali e finanziari della Sécurité Civile in Francia
In Francia, vengono effettuati circa 4 milioni di interventi ogni anno nell'ambito operativo della Sécurité Civile. Questi interventi si suddividono in tre grandi categorie: a) gli interventi relativi ai rischi tecnologici (quasi 60.000 l'anno) e agli incendi (quasi 350.000 l'anno); b) gli aiuti alle persone in senso stretto: quasi 3 milioni di interventi di soccorso alle vittime e 300.000 agli incidenti stradali ogni anno; c) l'insieme delle operazioni diversamente qualificate, alle quali vengono ad aggiungersi le attività di risposta alle chiamate telefoniche che nel 2011 si aggirano intorno ai venti milioni.
Per rispondere a queste missioni si sono mobilitate varie categorie di personale e con esse una grande varietà di mezzi materiali. Ai primi posti del personale mobilitato, oltre all'impiego delle Forze armate, dominano i servizi antincendio e di soccorso, con un numero approssimativo di 250.000 Sapeurs-Pompiers su tutto il territorio nazionale. Si tratta di 40.300 professionisti che corrispondono al 16% degli effettivi, circa 198.000 volontari (79%) e 12.200 Sapeurs-Pompiers e Marins-Pompiers militari che operano a Parigi e Marsiglia. L'insieme si suddivide in 13.000 ufficiali e quasi 46.000 sottufficiali. Quanto ai servizi sanitari inclusi nelle attività della Sécurité Civile, sono disponibili circa 11.500 elementi, con il 95% di Sapeurs-Pompiers volontari, contro un 4,5% di professionisti essenzialmente composto da più di 5000 medici (44,2%) e infermieri (48,2%) ai quali vanno aggiunti circa 550 farmacisti e 300 veterinari.
Due grandi categorie di materiali vengono utilizzate nelle operazioni della Sécurité Civile. Si tratta, da una parte di materiali (principalmente veicoli) posseduti dalle collettività territoriali, ai quali vanno aggiunti i mezzi nautici di cui dispongono le diverse unità di soccorso in mare della SNSM (Société nationale de sauvetage en mer). Si tratta di materiali mobilitati per servizi statali che possono essere raggruppati in tre categorie principali: a) materiali per interventi di sminamento, nucleare, radiologico, chimico e di decontaminazione; b) mezzi di lotta agli incendi delle foreste, principalmente aerei, con circa venti Canadair ai quali si aggiungono alcuni elicotteri adibiti allo stesso scopo; c) tutti i mezzi nautici di Stato per operazioni marine che possono essere utilizzati dalla Sécurité Civile, rilevabili dai mezzi della Marina Militare, Dogane e servizi del Ministero delle Infrastrutture, Trasporti, Abitazioni e Turismo.
Per quanto riguarda il piano finanziario, le collettività territoriali si rivelano più sensibili per il budget che hanno a disposizione per le attività di Sécurité Civile, e questo è un fattore determinante nella quotidianità. L'ammontare effettivo dei fondi supera i 4 miliardi di euro l'anno e con esso viene finanziato il 96% delle spese di funzionamento, mentre 1,2 miliardi vengono investiti nei Servizi dipartimentali antincendio e di soccorso che sono il fulcro dell'operatività della Sécurité Civile. In merito, i mezzi finanziari attuali utilizzati per i servizi dello Stato, nell'ambito della sicurezza civile, sfiorano il miliardo di euro. Dunque, non stupisce che l'importanza delle somme in gioco e l'aumento non trascurabile delle spese effettuate anche da comuni, che in realtà in proporzione sono molto piccoli, abbiano, in questo contesto, comportato il favorire fortemente i raggruppamenti intercomunali, e che pesino, per forza di cose, sulle loro relazioni finanziarie con lo Stato.
A ciò si aggiunge il fatto che, in caso di incidenti o di catastrofi, la legge francese prevede che i comuni coinvolti sostengano e soccorrano la popolazione per quanto riguarda l'alloggio, il vitto e il vestiario, dei cui costi si devono caricare. Un decreto attuativo prevede la presa in carico delle spese da parte dello Stato, in maniera parziale o totale, solo in via eccezionale, quando vi sia una manifesta incapacità dei comuni in questione di far fronte a tali spese. Questo può accadere quando i comuni sono piccoli o quando il danno subìto appare di dimensioni eccezionali. La legge del 22 luglio 1987 dispone ugualmente il rimborso da parte dello Stato o di altre collettività territoriali per i comuni beneficiari delle spese di requisizione a proprio vantaggio. Al contrario, la legge del 27 febbraio 2002 ha formulato il principio di una possibile partecipazione, a una parte delle spese, dei comuni impegnati nelle attività di soccorso.

La cooperazione internazionale ed europea
In vista di un rafforzamento della cooperazione internazionale applicabile al contesto della Sécurité Civile, il Ministero dell'Interno francese ha istituito nel settembre 2010 la Direzione della Cooperazione Internazionale (DCI) simile alla polizia e alla Gendarmerie nazionali. Questo organo copre oggi 156 paesi, con 90 installazioni permanenti in un certo numero di paesi. Questo strumento consolida i rapporti di cooperazione e di assistenza già provati con un certo numero di paesi volta per volta quando vi sono state emergenze dovute a catastrofi naturali o tecnologiche seguite da richiesta di aiuto a paesi stranieri, come avvenne in Thailandia, Haiti e, più recentemente, in Giappone dopo la catastrofe nucleare. Tale strumento, peraltro, completa un certo numero di accordi di cooperazione in materia di protezione civile con alcuni paesi europei, africani o dell'Asia centrale. Al di là dell'aiuto puntuale e operativo, l'obiettivo dell'organo istituito è molto probabilmente anche quello di impegnarsi per un avvicinamento tra le culture nell'ambito della sicurezza civile.
Il campo della Sécurité Civile ha conosciuto, nel corso degli ultimi anni, un inserimento notevole in ambito europeo, in virtù della messa in opera del principio di sussidiarietà e delle necessità di una coerenza regionale maggiore. In questo ambito un primo programma d'azione della protezione civile comunitaria ha visto la luce con la decisione dell'8 dicembre 1999 del Consiglio d'Europa, a completamento della decisione del 23 ottobre 2001, con la quale viene istituito un sistema di cooperazione rafforzata, cui la Francia ha contribuito in modo pregnante. A ciò si è aggiunta di recente la decisione del 5 marzo 2007 che ha creato uno strumento finanziario ad hoc di circa 200 milioni di euro per il periodo 2007-2013, allo scopo di migliorare le capacità della sicurezza civile nazionale e con l'obiettivo di rafforzare la cooperazione europea in materia. Il tutto, inoltre, va a completare l'impatto di un rafforzamento delle cooperazioni transfrontaliere tra Stati o collettività territoriali, come ad esempio tra la Francia e l'Italia in materia di lotta agli incendi boschivi.



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