GNOSIS 4/2011
LA CULTURA 'STUDI' DI INTELLIGENCE Il controllo Parlamentare sull’Intelligence dei Paesi europei |
Nicola Pedde |
sull’Intelligence dei Paesi europei Il documento, completato nel mese di giugno del 2011 e divulgato nel successivo mese di settembre, è il frutto di uno studio commissionato dalla Direzione Generale delle Politiche Interne del Parlamento Europeo al DCAF (Centro per il Controllo Democratico delle Forze Armate) di Ginevra, e l'IEU (Istituto dell'Unione Europea), con la finalità di individuare norme democratiche e buone prassi, nonché un adeguato equilibrio tra le richieste di riservatezza e l'esigenza di controllo a cui il Parlamento europeo può ricorrere durante la costituzione del proprio organismo di controllo. L'articolazione dello studio ha, quindi, preso in considerazione le disposizioni in materia espresse in seno al trattato di Lisbona, quelle derivanti dal Parlamento Europeo dalla PESC (Politica Estera e di Sicurezza Comune) e quelle più a carattere generale inerenti le prerogative proprie del Parlamento Europeo e le sue relazioni con la Commissione. Lo studio, quindi, si concentra sulla valutazione comparata al livello europeo delle Agenzie di intelligence degli Stati membri, individuando le "best practices" da suggerire per la futura attività di controllo su Europol, Frontex, Eurojust e Sitcen. La premessa, ovviamente, parte dal presupposto che le summenzionate strutture non siano comparabili, per finalità e capacità, alle tradizionali Agenzie di intelligence dei singoli Stati. Ciononostante, queste strutture sono pur sempre impegnate nella raccolta, nell'elaborazione e nell'archiviazione di dati ed informazioni classificate, qualificandosi in tal modo il loro operato in modo parallelo a quello delle tradizionali Agenzie di intelligence. Lo studio si articola, quindi, in cinque capitoli: - il primo, dedicato all'illustrazione degli obiettivi, il mandato e la metodologia dello studio; - il secondo, orientato invece ad illustrare la base giuridica ed i limiti del mandato e dei poteri di Europol, Eurojust, Frontex e Sitcen; - il terzo, individua e chiarisce i poteri del Parlamento Europeo per il controllo sugli Organismi preposti all'attività di intelligence dell'Unione Europea; - il quarto, si concentra sulla capacità di controllo parlamentare dei singoli Stati membri, con particolare attenzione per le procedure di accesso alle informazioni riservate; - il quinto, focalizza l’attenzione sull'individuazione e sulla valutazione delle possibilità per consolidare il controllo su Europol, Eurojust, Frontex e Sitcen da parte del Parlamento Europeo, suggerendo alcune delle migliori buone pratiche individuate nell'analisi e nella comparazione dei diversi sistemi di controllo a livello europeo. Le raccomandazioni sono finalizzate a suggerire pratiche di condotta per il rafforzamento del controllo da parte del Parlamento europeo, ed in modo particolare sulle Agenzie che operano nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (SLSG), Europol, Frontex e Eurojust. Questo perché il Parlamento Europeo detiene un esplicito mandato conferito dal Trattato di controllare Eurojust ed Europol, e assumerà il ruolo di co-legislatore per i nuovi regolamenti relativi a queste Agenzie e a Frontex. Per quanto concerne il controllo parlamentare su Sitcen, invece, questo dovrà procedere su un binario differente rientrando nell'ambito delle attività della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), settore dove il Parlamento europeo dispone di minori poteri e più limitate competenze. Sul sito della Direzione Generale delle Politiche Interne del Parlamento Europeo è disponibile la versione integrale del documento, oltre alla sintesi in tutte le lingue degli Stati membri dell'Unione. Nella sintesi vengono riportati i contenuti del solo quinto capitolo ed elencate, quindi, le ventidue raccomandazioni per l'adozione di misure idonee alla migliore gestione delle attività di controllo delle Agenzie per la sicurezza europea aventi funzioni di Intelligence. Si tratta, nel suo complesso, di un ottimo documento. Non solo formula una sintesi ragionata dell'intero apparato normativo ed organizzativo europeo in materia (espandendo di tanto in tanto il raggio d'azione dell'indagine anche al di fuori dei confini dell'Unione), ma analizza nel dettaglio i punti di forza e di debolezza delle singole procedure adottate in Europa, traendone conclusioni interessanti e di estremo interesse. Le "best practices" individuate ed illustrate, invece, costituiscono un interessante spunto di riflessione ulteriore, sebbene debbano essere lette ed intese nell'ottica delle finalità specifiche dello studio e, quindi, dirette non già a rappresentare un modello di riferimento per i singoli ordinamenti nazionali, ma per il solo ed esclusivo impiego in seno alle prerogative di controllo sugli Organi di intelligence dell'Unione Europea. È interessante sottolineare come le raccomandazioni siano formulate nel contesto di un quadro istituzionale in cui si ribadisce la necessità per il Parlamento europeo e le altri parti interessate di essere consapevoli "che le disposizioni di controllo non debbano avere l'effetto di dissuadere gli Stati membri dal ricorso agli organismi indicati per cooperare nell'ambito dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia". Se oggi la maggior parte degli Stati membri dell'UE sostiene fortemente la sussistenza di un "valore aggiunto che le agenzie quali Europol ed Eurojust possono avere nel sostenere la loro attività", è anche vero che questo sostegno scaturisce dalla loro relativa indipendenza. Che non deve quindi essere in alcun modo compromessa dal rischio di una eccessiva ingerenza del Parlamento europeo, o di un onere eccessivo imposto agli organismi dell'SLSG e/o alle Autorità nazionali. Se questo dovesse verificarsi, quindi, lo studio sottolinea come le conseguenze potrebbero essere gravi e portare nuovamente alla gestione indipendente da parte degli Stati membri sulla materia. In tal modo "qualsiasi passo in tale direzione mina la capacità degli organismi dell'SLSG di contribuire a promuovere la libertà, la giustizia e la sicurezza nell'UE".
| |