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GNOSIS 4/2011
LA CULTURA

'STUDI' DI INTELLIGENCE

Il controllo Parlamentare
sull’Intelligence dei Paesi europei


Nicola Pedde


La cultura dell'Intelligence è lo strumento attraverso il quale comprendere il ruolo e l'operato dei moderni Servizi di informazione e sicurezza. Strumento dato dall'approfondimento degli studi e delle analisi dei principali ‘think tank’, centri di ricerca, Università italiane e straniere.
Questa Rubrica intende, quindi, selezionare e presentare periodicamente i più significativi studi sulle tematiche relative alle strutture di Intelligence o a queste direttamente connesse, agevolando la comprensione della storia, delle metodologie e delle funzioni delle più moderne strutture di settore. Un contributo per sfatare i tanti miti e luoghi comuni che da sempre accompagnano l'immagine dei Servizi segreti di tutto il mondo e per acquisirne, al contrario, consapevolezza del ruolo e dell'operato.


Controllo Parlamentare delle Agenzie di Sicurezza e Intelligence nell'Unione Europea
A cura della Direzione Generale delle Politiche Interne
Unità Tematica C: Diritti dei Cittadini e Affari Costituzionali
Libertà civili, Giustizia e Affari Interni

Documento disponibile:
http://www.europarl.europa.eu/activities/committees/studies/download.do?language=it&file=48812#search=%20intelligence%20
Green Paper on Justice and Security Secretary of State for Justice
October 2011, p. 87
ISBN: 9780101819428
https://update.cabinetoffice.gov.uk/sites/default/files/resources/green-paper_1.pdf

Documento interessante prodotto dal Secretary of State for Justice, per tracciare il solco sullo spinoso argomento delle informazioni riservate o segrete in sede processuale. Il documento è una sorta di proposta per consentire alle Corti di esprimere il proprio giudizio quando lo stesso preveda la trattazione di informazioni sensibili; proteggere la sicurezza nazionale britannica attraverso la predisposizione di norme che impediscano la divulgazione di informazioni segrete; ammodernare le metodologie di scrutinio giudiziale, parlamentare e indipendente dello scrutinio delle Agenzie di intelligence.
Foreign Spies Stealing Economic Sectres
Report to Congress on Foreign Economic Collection and Industrial Espionage, 2009-2011
Office of the Director of National Intelligence
October 2011, pp. 31
http://dni.gov/reports/20111103_report_fecie.pdf

Documento prodotto dall'ufficio del Direttore del National Intelligence interamente dedicato alla minaccia dello spionaggio industriale contro gli interessi economici e della sicurezza degli Stati Uniti d'America. La cyber security costituisce oggi una priorità assoluta per la comunità di intelligence statunitense, e lo studio tende ad evidenziare la componente di rischio connessa alla minaccia economica.
The Chinese People's Liberation Army Signals Intelligence and Cyber Reconnaissance Infrastructure
Mark A. Stokes, Jenny Lin and L.C. Russell Hsiao
Project 2049 Institute
11 novembre, 2011
http://project2049.net/documents/pla_third_department_sigint_cyber_stokes_lin_hsiao.pdf


Prodotto estremamente interessante realizzato da un giovane ma assai dinamico ‘think tank’ dedicato allo studio e all'analisi degli aspetti della security asiatica.
Documento dedicato al Terzo Dipartimento del servizio informazioni del People's Liberation Army (PLA) General Staff Department (GSD), di cui ne descrive compiti, modalità d’azione ed organigramma.


Il controllo Parlamentare
sull’Intelligence dei Paesi europei


Il documento, completato nel mese di giugno del 2011 e divulgato nel successivo mese di settembre, è il frutto di uno studio commissionato dalla Direzione Generale delle Politiche Interne del Parlamento Europeo al DCAF (Centro per il Controllo Democratico delle Forze Armate) di Ginevra, e l'IEU (Istituto dell'Unione Europea), con la finalità di individuare norme democratiche e buone prassi, nonché un adeguato equilibrio tra le richieste di riservatezza e l'esigenza di controllo a cui il Parlamento europeo può ricorrere durante la costituzione del proprio organismo di controllo.
L'articolazione dello studio ha, quindi, preso in considerazione le disposizioni in materia espresse in seno al trattato di Lisbona, quelle derivanti dal Parlamento Europeo dalla PESC (Politica Estera e di Sicurezza Comune) e quelle più a carattere generale inerenti le prerogative proprie del Parlamento Europeo e le sue relazioni con la Commissione.
Lo studio, quindi, si concentra sulla valutazione comparata al livello europeo delle Agenzie di intelligence degli Stati membri, individuando le "best practices" da suggerire per la futura attività di controllo su Europol, Frontex, Eurojust e Sitcen.
La premessa, ovviamente, parte dal presupposto che le summenzionate strutture non siano comparabili, per finalità e capacità, alle tradizionali Agenzie di intelligence dei singoli Stati. Ciononostante, queste strutture sono pur sempre impegnate nella raccolta, nell'elaborazione e nell'archiviazione di dati ed informazioni classificate, qualificandosi in tal modo il loro operato in modo parallelo a quello delle tradizionali Agenzie di intelligence.

Lo studio si articola, quindi, in cinque capitoli:
- il primo, dedicato all'illustrazione degli obiettivi, il mandato e la metodologia dello studio;

- il secondo, orientato invece ad illustrare la base giuridica ed i limiti del mandato e dei poteri di Europol, Eurojust, Frontex e Sitcen;

- il terzo, individua e chiarisce i poteri del Parlamento Europeo per il controllo sugli Organismi preposti all'attività di intelligence dell'Unione Europea;
- il quarto, si concentra sulla capacità di controllo parlamentare dei singoli Stati membri, con particolare attenzione per le procedure di accesso alle informazioni riservate;

- il quinto, focalizza l’attenzione sull'individuazione e sulla valutazione delle possibilità per consolidare il controllo su Europol, Eurojust, Frontex e Sitcen da parte del Parlamento Europeo, suggerendo alcune delle migliori buone pratiche individuate nell'analisi e nella comparazione dei diversi sistemi di controllo a livello europeo.

Le raccomandazioni sono finalizzate a suggerire pratiche di condotta per il rafforzamento del controllo da parte del Parlamento europeo, ed in modo particolare sulle Agenzie che operano nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (SLSG), Europol, Frontex e Eurojust.
Questo perché il Parlamento Europeo detiene un esplicito mandato conferito dal Trattato di controllare Eurojust ed Europol, e assumerà il ruolo di co-legislatore per i nuovi regolamenti relativi a queste Agenzie e a Frontex.
Per quanto concerne il controllo parlamentare su Sitcen, invece, questo dovrà procedere su un binario differente rientrando nell'ambito delle attività della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), settore dove il Parlamento europeo dispone di minori poteri e più limitate competenze.
Sul sito della Direzione Generale delle Politiche Interne del Parlamento Europeo è disponibile la versione integrale del documento, oltre alla sintesi in tutte le lingue degli Stati membri dell'Unione.
Nella sintesi vengono riportati i contenuti del solo quinto capitolo ed elencate, quindi, le ventidue raccomandazioni per l'adozione di misure idonee alla migliore gestione delle attività di controllo delle Agenzie per la sicurezza europea aventi funzioni di Intelligence.
Si tratta, nel suo complesso, di un ottimo documento. Non solo formula una sintesi ragionata dell'intero apparato normativo ed organizzativo europeo in materia (espandendo di tanto in tanto il raggio d'azione dell'indagine anche al di fuori dei confini dell'Unione), ma analizza nel dettaglio i punti di forza e di debolezza delle singole procedure adottate in Europa, traendone conclusioni interessanti e di estremo interesse.
Le "best practices" individuate ed illustrate, invece, costituiscono un interessante spunto di riflessione ulteriore, sebbene debbano essere lette ed intese nell'ottica delle finalità specifiche dello studio e, quindi, dirette non già a rappresentare un modello di riferimento per i singoli ordinamenti nazionali, ma per il solo ed esclusivo impiego in seno alle prerogative di controllo sugli Organi di intelligence dell'Unione Europea.
È interessante sottolineare come le raccomandazioni siano formulate nel contesto di un quadro istituzionale in cui si ribadisce la necessità per il Parlamento europeo e le altri parti interessate di essere consapevoli "che le disposizioni di controllo non debbano avere l'effetto di dissuadere gli Stati membri dal ricorso agli organismi indicati per cooperare nell'ambito dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia".
Se oggi la maggior parte degli Stati membri dell'UE sostiene fortemente la sussistenza di un "valore aggiunto che le agenzie quali Europol ed Eurojust possono avere nel sostenere la loro attività", è anche vero che questo sostegno scaturisce dalla loro relativa indipendenza. Che non deve quindi essere in alcun modo compromessa dal rischio di una eccessiva ingerenza del Parlamento europeo, o di un onere eccessivo imposto agli organismi dell'SLSG e/o alle Autorità nazionali.
Se questo dovesse verificarsi, quindi, lo studio sottolinea come le conseguenze potrebbero essere gravi e portare nuovamente alla gestione indipendente da parte degli Stati membri sulla materia. In tal modo "qualsiasi passo in tale direzione mina la capacità degli organismi dell'SLSG di contribuire a promuovere la libertà, la giustizia e la sicurezza nell'UE".



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