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GNOSIS 4/2011
LA STORIA


FATTI, ANEDDOTI e LEGGENDE

Svelati i segreti della Baia dei Porci


Alain CHARBONNIER


15 aprile 1961 - Sbarco alla Baia dei Porci
Foto da http://wlcentral.org

Fra il 15 e il 19 aprile 1961 si consumò il disastro della Baia dei Porci. L'operazione organizzata dalla CIA, per abbattere il regime di Castro, si concluse con un disastro che finì per rafforzare il regime castrista e gettarlo definitivamente nelle braccia sovietiche. Ma come e perché fallì l'Operazione Pluto e la Brigata 2506 fu mandata incontro alla morte? Dall'analisi dei documenti oggi desecretati emergono impreparazione, approssimazione, indecisione nei momenti cruciali, il ricorso al "plausibilmente negabile" e a plateali menzogne, propinate ad ambasciatori e al segretario di Stato, il cinismo nel mandare al massacro centinaia di uomini. Poteva essere la fine della CIA, ma Kennedy preferì salvarla e servirsene.



"In un sistema di governo parlamentare sono io che dovrei andarmene, ma nel nostro sistema te ne devi andare tu".
Con queste parole il presidente John Fitzgerald Kennedy licenziò il Direttore della CIA, Allen Dulles, dopo il disastro dello sbarco degli oppositori cubani alla Baia dei Porci.
In pubblico, Kennedy si assunse tutta la responsabilità. In privato era furioso e ripeteva "Come ho potuto essere così stupido da farli andare avanti?". Non si capacitava di essersi fatto tradire dalla CIA: era convito che l'Agenzia aveva voluto il fallimento dell'operazione per provocare la guerra. Per diversi mesi il Presidente non mosse un dito ma, alla fine, costrinse alle dimissioni Allen Dulles.
Sono trascorsi 50 anni dal disastro che condusse il mondo sull'orlo della Terza Guerra Mondiale e consolidò, in modo irreversibile, il regime di Castro a Cuba. I documenti della CIA sono stati desecretati, in particolare la ricostruzione, scritta dal capo degli storici della CIA, Jack Pfeiffer, tra il 1974 e il 1984.
La "questione Cuba" si presentò agli Stati Uniti con tutta la sua carica dirompente, all'indomani della cacciata di Fulgencio Batista. Alla fine del 1958 il movimento castrista aveva respinto l'offensiva delle truppe governative sulla Sierra Maestra. Il 24 dicembre 1958 la guarnigione di Santa Clara si arrese, aprendo ai castristi la via per la capitale. Il 1º gennaio del 1959 il dittatore, dopo aver festeggiato l'anno nuovo, fuggì nella Repubblica Dominicana e le forze di Castro presero L'Avana.
Tutti gli ambienti democratici e liberali videro con favore la rivoluzione castrista. Un altro dittatore era stato costretto alla fuga. Ma le preoccupazioni cominciarono quando il governo di Castro iniziò la nazionalizzazione delle banche, delle società petrolifere, dei zuccherifici e delle piantagioni di zucchero, della cui maggioranza gli Stati Uniti erano proprietari tramite le loro multinazionali. La crisi dei rapporti con gli Stati Uniti si fece più acuta quando questi ultimi, come rappresaglia economica, ridussero le importazioni di zucchero dall'isola. L'Unione Sovietica propose subito a Castro lo scambio di zucchero contro forniture di petrolio, rifiutato dalle raffinerie americane a Cuba, in seguito nazionalizzate.
Erano evidenti ormai i segnali di avvicinamento di Castro alle dottrine marxiste-leniniste e al regime sovietico tanto che, nel 1961, dichiarò Cuba una Repubblica democratica socialista. Molti cubani, o perché coinvolti con il regime di Batista, o perché legati agli Stati Uniti, o perché semplicemente ritenevano insopportabile un altro regime dittatoriale, avevano lasciato l'isola per rifugiarsi soprattutto in Florida. Negli Stati Uniti avevano dato vita a movimenti anticastristi e, con l'aiuto della Central Intelligence Agency, diretta da Allen Dulles, si preparavano ad azioni di contro insurrezione a Cuba, per rovesciare il regime dei "barbudos".
La mattina del 18 gennaio 1961 alla Casa Bianca l'anziano generale Dwight David "Ike" Eisenhower incontrò nello Studio Ovale il neoeletto John Fitzgerald Kennedy. Quindi, nella Cabinet Room, si incontrarono con i vecchi e nuovi segretari di Stato, i ministri della Difesa e del Tesoro.
Tim Winer nel libro "CIA - Ascesa e caduta dei Servizi segreti più potenti del mondo", racconta la trascrizione stenografica, desecretata nel 1997, della conversazione nel corso della quale Kennedy chiese ad "Ike" l'opinione "sul sostegno degli Stati Uniti alle operazioni di guerriglia a Cuba, anche nel caso in cui questo sostegno avesse coinvolto pubblicamente gli Stati Uniti".
La risposta di Eisenhower fu affermativa "perché non possiamo lasciare che l'attuale governo cubano rimanga al potere…".
Il complotto anticastrista era, dunque, già avviato agli inizi del 1961. All'interno della CIA, però, c'erano molti dubbi sulle possibilità di successo di un'invasione. Inoltre, il segreto era stato compromesso e diversi giornali americani avevano già pubblicato reportages sull'addestramento delle forze anticastriste. Ma il vicedirettore ai piani, Richard Bissell, intendeva bruciare le tappe e, soprattutto, si rifiutava di riconoscere che la CIA non aveva la forza di far cadere Castro.
Dall'analisi dei documenti emerge che, in realtà, l'Agenzia era consapevole che solo un attacco in grande stile all'isola, da parte dell'esercito americano avrebbe piegato il regime di Castro. "Questa idea era parte di un testo preparato per JFK, appena eletto, che il presidente però non lesse mai - scrive Newsweek. Kennedy, successivamente, disse che la CIA e l'esercito non credevano che lui avrebbe resistito alle loro pressioni per un coinvolgimento in grande stile, se l'invasione fosse stata sul punto di fallire. Invece, fece proprio così".
L'11 marzo 1961 Bissell presentò a Kennedy quattro distinti piani per Cuba. Nessuno convinse il Presidente che gli concesse tre giorni per mettere a punto un piano credibile. La trovata di Bissell fu quella di scegliere per "L'Operazione Pluto" tre grandi spiagge nella Baia dei Porci. Il sito soddisfaceva una nuova richiesta politica dell'amministrazione: dopo lo sbarco, gli invasori cubani dovevano impossessarsi di una pista di atterraggio, stabilendo così una testa di ponte politica per un nuovo governo cubano. Bissell convinse Kennedy che il peggio che poteva capitare era uno scontro con le forze cubane sulle spiagge, che avrebbe costretto i ribelli a rifugiarsi sulle montagne.
Il fatto è che nessuno aveva idea di come fossero le spiagge della Baia dei Porci e nessuno aveva fatto una ricognizione sul campo. Avrebbero scoperto che la spiaggia era un labirinto di radici di mangrovie e fango. Le mappe utilizzate dalla CIA per mettere a punto i piani risalivano al 1895.
Scrive ancora Tim Weiner: "In primavera il Presidente non aveva dato l'approvazione a un piano d'attacco. Il 5 aprile incontrò Allen Dulles e Richard Bissell, ma le loro strategie non lo convincevano. Giovedì 6 aprile chiese loro se il previsto bombardamento della piccola forza aerea di Castro avrebbe distrutto l'effetto sorpresa dell'invasione. Nessuno aveva una risposta".
Il fatto è che alti dirigenti della CIA erano certi che senza la totale distruzione della forza aerea di Castro, lo sbarco si sarebbe risolto in un disastro. Bissell li convinse che avrebbe ottenuto da Kennedy il via libera agli attacchi aerei preventivi. Ma Kennedy voleva un'operazione silenziosa, con margini di "plausible deniability" e Bissell, per accontentarlo, ridusse la forza aerea di attacco da sedici a otto bombardieri. L'operazione era nata all'insegna dell'approssimazione e della sottovalutazione, premesse per un sicuro disastro. Ma tutti a Washington sembravano impazienti di corrergli incontro.
Il 15 aprile era un sabato. Otto bombardieri B26 attaccarono tre aeroporti cubani distruggendo cinque aerei e danneggiandone una dozzina. Appena metà della forza aerea di Castro. Nel frattempo 1511 uomini si dirigevano verso le spiagge della Baia dei Porci.
All'insuccesso si aggiunse insuccesso.
Richard Bissell spedì un suo stretto collaboratore dall'ambasciatore americano presso le Nazioni Unite, Adlai Stevenson, e lo informò che l'attacco era opera di un solo esule cubano poi atterrato in Florida. Stevenson raccontò la storia a tutto il mondo per scoprire il giorno dopo che era stato imbrogliato.
Da quel momento, l'intera operazione si avvitò su se stessa in una girandola di valutazioni politiche sulla posizione degli Stati Uniti, con frenetici incontri ad alto livello dei vertici della CIA e il segretario di Stato Dean Rusk e i suoi principali collaboratori. L'appello di ultima istanza al Presidente Kennedy per l'immediato impiego degli aerei in partenza dal Nicaragua, mentre lo sbarco era cominciato, fu respinto. Kennedy motivò la decisione affermando di essere all'oscuro che fossero stati previsti attacchi aerei la mattina dello sbarco.
Alle ore 2.00, ora locale, del 17 aprile 1961, uomini-rana addestrati dalla CIA posizionarono sulla spiaggia di Playa Giron fanali schermati e luci di posizione, per facilitare lo sbarco della Brigata 2506, composta da 135 uomini con esperienza militare, mentre il resto erano contadini, pescatori, studenti, possidenti espropriati, medici ed avvocati, commercianti.
Il piano prevedeva lo sbarco in tre punti della Baia dei Porci (Playa Giron e Playa Larga, al centro della baia, i più importanti), allo scopo di impiantare solide teste di ponte per raggiungere l'Avana, l'obiettivo principale.
Iniziato lo sbarco, emersero le prime difficoltà. L'esercito cubano in stato d'allerta sorprese la brigata nella delicatissima fase dell'arrivo a terra, mentre una barriera corallina non segnalata ne ostacolava ulteriormente lo sbarco.
L'aviazione cubana, sette aerei in tutto, scampati al bombardamento del 15, affonda i trasporti "Houston" e "Rio Escondido", questa con a bordo una buona parte delle munizioni e delle armi per l'invasione. La nave esplose in una palla di fuoco e una nube a forma di fungo alta ottocento metri si levò sopra la Baia dei Porci. A venticinque chilometri di distanza Rip Robertson, del commando della CIA, pensò che Castro avesse lanciato una bomba atomica.
Le forze d'invasione, sotto il comando di Ernando Oliva riuscirono comunque a formare, insieme ad altri gruppi, alcune teste di ponte sull'isola. Per due giorni e due notti castristi e anticastristi s'impegnarono in combattimenti feroci. La notte del 18 aprile, il comandante della Brigata 2506, Pepe San Roman, parlò via radio con il capo operativo della CIA, Grayston Linch: "Vi rendete conto di quanto sia disperata la situazione? Ci sostenete o rinunciate?... Per favore non abbandonateci. Mi mancano munizioni per i carri e i bazooka. I tank ci saranno addosso all'alba. Non mi farò evacuare, combatteremo fino alla fine, se sarà necessario".
Gli aiuti non arrivarono. Gli uomini di San Roman furono massacrati mentre annaspavano nell'acqua fino alla vita.
Richard Bissell non sapeva cosa fare, Kennedy chiese lumi all'ammiraglio Arleigh Bruke, ma non sapeva cosa stesse accadendo e il suo commento fu: "Siamo stati tenuti quasi del tutto all'oscuro sulla faccenda e ci sono state solo mezze verità".
Alle due del pomeriggio del 19 aprile, Pepe San Roman sparò alla sua radio, maledisse la CIA e rinunciò a combattere. In sessanta ore 1189 uomini erano stati catturati, 114 uccisi. La Brigata 2506 aveva cessato di esistere.
Il 22 aprile il Presidente Kennedy convocò il Consiglio di Sicurezza Nazionale e chiese al generale Maxwell Taylor, consigliere militare della Casa Bianca, di collaborare con Allen Dulles, il fratello Bob Kennedy e l'ammiraglio Arleigh Burke per analizzare quanto accaduto alla Baia dei Porci.
Il lavoro della commissione fece capire al Presidente che aveva bisogno di un modo nuovo di dirigere le operazioni clandestine. Uno degli ultimi testimoni ascoltati dalla commissione fu il generale Walter Bedell Smith. Dopo una serie di domande sulla democrazia e i poteri del Presidente, alla domanda. "Ritiene che dovremmo togliere alla CIA le operazioni clandestine?", Bedell Smith rispose: "È ora di prendere il bugliolo e metterci sopra un altro coperchio".
A settembre del 1961 Allen Dulles lasciò la CIA. Richard Bissell rimase al suo posto per altri sei mesi.
Nella sua relazione sulla Baia dei Porci, l'Ispettore generale della CIA, Lyman Kirkpatrick, concluse che all'Agenzia non avevano assolto al compito di tenere due Presidenti e due Amministrazioni informate in modo realistico e preciso sull'operazione.
Diciannove copie del suo rapporto furono distrutte e l'unica, rimasta chiusa in cassaforte per 40 anni allorchè fu resa pubblica, riportava nella parte conclusiva: "bad planning, inadequate intelligence, poor staffing, and misleading of White House officials including the President, as key reasons for the failure of the operation. Plausible denial was a pathetic illusion," (pianificazione sbagliata, informazioni inadeguate, personale di scarso livello e fuorviante nei confronti dei funzionari della Casa Bianca, tra cui il Presidente, come motivi principali del fallimento dell'operazione. La plausibile negazione era una patetica illusione).
Poteva essere la pietra tombale per la CIA. Ma non fu così. Kennedy affidò il comando delle operazioni segrete al fratello Bob e, insieme, diedero il via a una lunga serie di attività clandestine. In otto anni di Presidenza, Eisenhower aveva lanciato 170 operazioni. In appena tre anni e mezzo i fratelli Kennedy ne misero in campo 163.
Ha lasciato scritto William Colby, Direttore dell'Agenzia, nel suo libro di memorie: "Il fatto è che la CIA non avrebbe potuto avere un amico migliore del Presidente John F. Kennedy. Egli capiva l'agenzia e se ne serviva con molta efficienza, utilizzandone tutte le capacità intellettuali per analizzare un mondo tanto complesso e le capacità paramilitari e politiche per reagire ad esso in modo molto discreto".



Per approfondimenti l'autore suggerisce...

“CIA
- Ascesa & caduta dei Servizi segreti
più potenti del mondo”

Autore: Tim Weiner
Editore: Rizzoli, 2008
“La mia vita nella CIA”
Autore: William Colby
Editore: Mursia, 1981


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