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GNOSIS 4/2011
Fonti diversificate e accordi bilaterali



La sicurezza energetica
nel sistema italiano


Gilberto DIALUCE

 
C’è una stretta interdipendenza fra produttori e consumatori di energia, nella quale l’aspetto sicurezza diventa fondamentale. Non soltanto la sicurezza intesa come protezione e prevenzione quanto, soprattutto, sicurezza intesa come certezza e continuità del flusso degli approvvigionamenti.
Una questione che attiene, in particolare, ai paesi consumatori soprattutto se industrialmente avanzati.
Da qui la scelta di una adeguata diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento con l'obiettivo di far divenire l'Italia un hub mediterraneo al centro di una rete di interconnessioni strategiche.



L’accesso all’energia e il suo utilizzo è un motore fondamentale per lo sviluppo, soprattutto in termini di mobilità e trasporto, produzione industriale, riscaldamento e raffreddamento e fornitura di elettricità. Tuttavia, i bisogni crescenti di energia a livello mondiale implicano, sia per i paesi produttori che per i paesi consumatori, di dover fronteggiare anche le relative implicazioni in materia di sicurezza.
La globalizzazione, la questione demografica, il cambiamento climatico, le crisi economiche e politiche, così come i progressi tecnologici, stanno rapidamente cambiando il contesto di riferimento in cui garantire la sicurezza nel senso più ampio.
Attualmente assistiamo nel sistema energetico mondiale a due principali grandi cambiamenti:
a) lo spostamento del baricentro delle aree di consumo, con una sempre più crescente domanda di energia da economie di mercato emergenti, tra cui spiccano Cina e India;
b) i condizionamenti posti dall’attenzione mondiale per l’impatto ambientale del consumo energetico; crescenti pressioni e interessi stanno spostando l’orientamento politico e tecnologico dai combustibili fossili verso tecnologie a basse emissioni di anidride carbonica. Questo cambiamento è particolarmente vivo in Europa ma sta emergendo, seppur lentamente, anche in altre aree geografiche. Esso, se da un lato apre nuove opportunità di crescita per i settori “verde” nell’economia, dall’altro comporta anche maggiori costi dell’energia, dovuti agli incentivi per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili, che gravano sugli utenti finali e sugli altri comparti produttivi, con ripercussioni profonde nel tessuto industriale.
La sicurezza energetica è ormai un bene globalizzato: la stabilità economica dei paesi produttori, in genere dotati di compagnie petrolifere nazionali, che dipendono in gran parte per le loro entrate dalle esportazioni di energia, e dei paesi consumatori, più o meno industrializzati, che necessitano di energia per il mantenimento del loro sviluppo, lega gli uni agli altri attraverso una rete di infrastrutture e contratti pluriennali. La sicurezza energetica non può più dunque essere considerata separatamente, e la disponibilità a prezzi sostenibili dell’energia diventa dipendente, tra gli altri fattori, dalle politiche concepite e attuate a livello internazionale.
In tale quadro, l’Italia ha sempre mantenuto buone relazioni bilaterali con i paesi produttori e incoraggiato le iniziative di cooperazione a livello internazionale in materia di stabilizzazione e trasparenza dei prezzi energetici, come quelle portate avanti dall’International Energy Forum, al fine di ridurre la volatilità dei prezzi. L’Italia ha anche promosso la cooperazione internazionale sulle tecnologie per aumentare l’efficienza energetica, nella quale svolge un ruolo importante nell’ambito della International Partnership for Energy Efficiency Cooperation, la creazione di una piattaforma internazionale di tecnologie a basse emissioni di carbonio, nonché azioni contro la povertà energetica in Africa, in particolare al Vertice del G8 a L’Aquila.
L’Italia ha anche pienamente sostenuto iniziative quali la Carta dell’Energia, promuovendo la cooperazione tra Paesi produttori, di transito e consumatori di energia, con l’obiettivo di renderla più rispondente alle nuove preoccupazioni dei paesi produttori emerse negli ultimi anni, e di farla divenire un mezzo più costruttivo di dialogo e scambio energetico in Eurasia.


EU - 25: dipendenza dall'import di energia (%)


Sicurezza energetica in Europa

Nell’Unione Europea, la sicurezza energetica è generalmente associata principalmente con le forniture di gas naturale, dato che la dipendenza dalle importazioni di gas è prevista aumentare dal 64% del 2010 all’83% del 2030 (tale scenario è in corso di revisione in conseguenza della crisi economica).
Dal 1990, l’Europa ha tuttavia notevolmente diversificato le sue fonti di importazioni di gas: l’80% della crescita di tali importazioni proviene da paesi quali la Norvegia, l’Algeria, la Nigeria e Paesi del Medio Oriente.



Conseguentemente, la quota delle importazioni complessive di gas dell’UE dalla Russia è fortemente diminuita: era il 75% nel 1990, il 49% nel 2000 ed è oggi scesa a poco più del 34%, ma con una differenziazione molto ampia, che va dal 100% del consumo interno lordo di gas in alcuni paesi dell’Est (Slovacchia, Finlandia, Lituania, Estonia) allo 0% in quelli più occidentali (Spagna e Portogallo).

Quota di importazione di gas dalla Russia sul consumo domestico


Fonte:IEA natural gas information


Lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Europa per produrre energia sarà certamente molto rilevante nel lungo periodo, ma nel breve termine non inciderà ancora in modo significativo sul fabbisogno energetico. Quindi, se un più alto grado di indipendenza energetica è auspicabile come mezzo per raggiungere una maggiore sicurezza energetica, nel breve e medio termine questo obiettivo non sarà pienamente realizzabile per l’Europa; ciò in considerazione del fatto della grande importanza che le importazioni di idrocarburi ancora hanno, e continueranno ad avere almeno per qualche decennio.


Sicurezza energetica in Italia

Secondo l’Agenzia Internazionale per Energia (AIE), l’offerta totale di energia primaria in Italia aumenterà dal suo attuale livello di 176 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) nel 2010 a 232 Mtep entro il 2030.
Rispetto ad altri paesi dell’UE, l’Italia ha due importanti vincoli esterni in politica energetica:
- il primo è costituito dal suo approvvigionamento energetico basato ancora prevalentemente sui combustibili fossili, dai quali è derivato nel 2010 il 75% della produzione di elettricità e quasi l’83% dell’offerta totale di energia primaria;
- il secondo, il rispetto del protocollo di Kyoto e del “pacchetto clima ed energia” dell’Unione europea, che prescrive, entro il 2020, una riduzione del 20% dei gas ad effetto serra (rispetto ai livelli del 1990), un aumento della quota media delle rinnovabili in tutta l’UE al 20% (17% per l’Italia), più del doppio del livello del 2006, e una riduzione del 20% del consumo di energia primaria attraverso una maggiore efficienza energetica.

Mix energetico in Italia nel 2010


Fonte: Ministero Sviluppo Economico


L’Italia ha compiuto notevoli passi avanti verso tali obiettivi, come anche riconosciuto dall’AIE (In-Depth Energy Policy Review, 2009). Alla fine del 2010, con l’aumento della capacità installata fino a 30.000 MW, ottenuta grazie ai regimi di incentivazione per le energie rinnovabili attuati negli anni precedenti, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha raggiunto il 25% del totale della produzione. Per raggiungere l’obiettivo del 17% da fonti energetiche rinnovabili sul consumo totale di energia finale è prevista la possibilità di utilizzare anche i meccanismi di flessibilità previsti dalla Direttiva sulla fonti rinnovabili, consistenti nell’importare energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili da Paesi non appartenenti all’Unione europea. A tal fine è stato già approvato un progetto per una interconnessione con la rete montenegrina per collegare il sistema elettrico italiano ai Balcani e importare energia elettrica da Montenegro, Serbia e altri paesi circostanti. Un progetto per una interconnessione con la rete tunisina è anche in corso di valutazione. Allo stesso tempo, sarà necessario implementare ulteriormente le tecnologie di smart grid “reti energetiche intelligenti” al fine di integrare le fonti energetiche rinnovabili, fortemente variabili e distribuite localmente, nella rete e per rimuovere alcuni “colli di bottiglia” esistenti che limitano gli scambi di energia.
L’Italia sostiene in tale settore l’International Smart Grid Action Initiative - ISGAN – come co-leader di questo progetto, insieme agli Stati Uniti ed alla Corea, al fine di sviluppare tale tecnologia in tutto il mondo.


Strategia energetica nazionale

Dopo gli esiti referendari sul nucleare, è divenuto urgente ridefinire le linee per una politica energetica nazionale, anche per traguardare il sistema energetico italiano oltre il 2020, come anche richiesto in ambito europeo. I temi da coordinare sono il futuro mix energetico, con il parallelo e complementare forte sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, e la diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento, con particolare attenzione alla valorizzazione delle risorse nazionali e all’import del gas.



Sono in corso le attività per la predisposizione di un documento che, pur operando in un contesto di mercato energetico liberalizzato, dovrà presentare gli strumenti che la politica, con la collaborazione delle altre istituzioni coinvolte in materia di energia, porrà in essere affinché gli operatori energetici possano conformare i propri comportamenti, in un ottica di mercato, al fine di raggiungere gli obiettivi di interesse generale declinati nella strategia.
Alcuni documenti sono già stati adottati nell’ambito degli obiettivi comunitari assegnati all’Italia per il 2020 (Piano d’azione nazionale sulle rinnovabili, Piano di azione per l’efficienza energetica).
Sono in corso di elaborazione i rapporti sullo stato energetico del Paese con una analisi secondo scenari “baseline” al 2030, in grado di definire le esigenze del Paese in termini di consumi finali, e gli scenari di tipo “strategico al 2030” che inglobino gli effetti dei vincoli sulle rinnovabili e sulle emissioni, dell’evoluzione tecnologica e delle scelte già effettuate, con proiezioni fino al 2050 che tengano conto delle prospettive della politica energetica comune europea delineata nella Energy Roadmap al 2050 predisposta dalla Commissione europea.
La finalità è arrivare ad una valutazione dei fabbisogni, in termini di energia primaria e delle diverse fonti energetiche, delle infrastrutture di approvvigionamento, trasformazione, trasporto e distribuzione dell’energia. Sui documenti sarà avviata una consultazione con la possibile organizzazione di una Conferenza nazionale Energia e ambiente.


Diversificazione delle rotte e delle fonti di approvvigionamento

L’Italia persegue da tempo una politica di diversificazione delle forniture di energia, che la ha portata attualmente a far fronte alle proprie esigenze di idrocarburi attraverso varie fonti:
- le forniture di petrolio provengono da 30 Paesi, sebbene la Libia e l’ex Unione Sovietica rappresentino, da sole, quasi il 50 % delle importazioni. Nel 2010 la Libia, prima della crisi, è stata il fornitore principale del mercato italiano con una quota intorno al 23 %; la Russia è il secondo con il 15%; la regione del Golfo ha registrato il 7 %, l’Iran il 13 %, l’Iraq il 9 %, l’Asia Centrale il 18 % (di cui l’Azerbaijan è il 14 %), altri Paesi africani (soprattutto Egitto e Guinea) il 7 % e, da ultimo, il Nord Europa il 2 %. La produzione nazionale copre attualmente il 6% dei consumi, è in aumento e in grado di crescere fino al 15%, con evidente vantaggio anche in termini di sicurezza degli approvvigionamenti, ove siano autorizzati gli investimenti da tempo programmati dalle società petrolifere in Basilicata;
- il consumo di gas naturale, che ha ridotto progressivamente la domanda di petrolio nell’ultimo ventennio, è quasi raddoppiato dal 1990, e ha fatto diventare questa fonte energetica la principale fonte generatrice di energia del Paese. Le importazioni di gas coprono quasi il 90% dei consumi nazionali e provengono da una vasta gamma di Paesi. Nel 2010 il principale Paese fornitore è stato l’Algeria (37 %), seguita da Russia (30 %), Libia (13 %), Qatar (9 %), Olanda (6 %) Norvegia (5 %), Croazia e altri Paesi con forniture minori. La produzione nazionale copre quasi il 10% dei consumi, negli ultimi due anni è tornata a crescere e potrebbe giungere fino al 15% grazie allo sviluppo di importanti giacimenti di gas scoperti recentemente. Le riserve italiane di idrocarburi sono infatti valutate in 120 miliardi di metri cubi di gas e in 250 milioni di tonnellate di petrolio, ma una procedura molto complessa di valutazione ambientale e spesso l’opposizione locale ostacolano le attività di esplorazione e produzione.



La crisi libica, quella siriana e i prossimi sviluppi delle sanzioni in Iran mostrano tuttavia l’opportunità di una politica volta a incoraggiare lo sviluppo di attività di ricerca e produzione nazionali, anche per mezzo di specifici accordi con le regioni interessate, come avvenuto di recente per i progetti di petrolio in Basilicata, dove si trovano i più grandi giacimenti petroliferi onshore d’Europa.
Il sistema di stoccaggio sotterraneo di gas, essenziale per incrementare la sicurezza delle forniture, è in corso di ampliamento con una crescita media di capacità del 10% all’anno. La sua capacità attuale è di 14.7 miliardi di metri cubi e sono previsti aumenti per oltre 4 miliardi di metri cubi in 5 anni in 10 giacimenti esauriti ubicati prevalentemente nel nord Italia.
Una ulteriore azione è in corso per lo sviluppo dei terminali di rigassificazione del gas naturale liquefatto (LNG), che consentono di allargare il mercato degli approvvigionamenti cogliendo opportunità a livello mondiale oltre che regionale e una maggiore flessibilità rispetto ai gasdotti. Sono operanti due terminali a Panigaglia e nell’offshore Adriatico, nel 2012 ne sarà installato un terzo nel mar Tirreno e dovrebbe iniziare la costruzione di un quarto in Sicilia, e nel gennaio di quest’anno sono stati autorizzati altri due terminali a Gioia Tauro e a Falconara Marittima.
Per rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti energetici le rotte di approvvigionamento non sono meno importanti dell’origine dei prodotti energetici stessi. La politica energetica italiana è sempre stata rivolta a favorire le interconnessioni e l’integrazione dei mercati dell’energia nella regione del Mediterraneo e dei Balcani e a proporre l’Italia come piattaforma di transito e scambio di energia a beneficio della sicurezza degli approvvigionamenti italiani ed europei.
Se infatti esiste un rischio che un Paese fornitore possa chiudere o dirottare verso altri paesi l’export del proprio petrolio o del proprio gas, gli eventi degli ultimi anni dimostrano che interruzioni od ostacoli possono insorgere anche dai Paesi di transito. Pertanto, un sistema il più possibile articolato di interconnessioni, di campi di stoccaggio e reti in grado di garantire in caso di emergenza l’inversione dei flussi di gas costituisce la migliore garanzia per la continuità delle forniture di gas in Italia ed in Europa.
Con l’avvio del cosiddetto “3° pacchetto di liberalizzazione del mercato europeo”, approvato dall’Unione Europea e recepito dall’Italia nel giugno 2011, l’Italia sta compiendo la sua parte verso il completamento del mercato interno. È infatti opportuno accelerare il cammino verso la realizzazione di un singolo mercato europeo dell’energia; piuttosto che restare ancorati a soluzioni “nazionali”, è più conveniente puntare a un mercato integrato europeo del gas attraverso il potenziamento degli stoccaggi e delle interconnessioni, all’armonizzazione delle regolazioni tra i vari paesi europei, in particolare attraverso la associazione delle Autorità di regolazione del gas e dell’elettricità dei singoli Stati membri (ACER, basata a Lubiana), nonché a un sistema di trasporto integrato gestito da operatori indipendenti. L’Europa ha bisogno di investire nella eliminazione dei “colli di bottiglia” dove vi sono congestioni fisiche nel trasporto di energia, nella capacità di inversione dei flussi e nell’aumento dei volumi di stoccaggio per avere un mercato e una rete totalmente integrati.
Una delle cause dell’impatto drammatico avuto dalla disputa tra Russia ed Ucraina sulla sicurezza energetica nel sud-est Europa è stato la mancanza di interconnessioni e della possibilità fisica di una inversione del flussi di gas tra alcuni Paesi membri.
L’Italia ha sviluppato un modello di interdipendenza - piuttosto che di semplice dipendenza - con i paesi fornitori, al fine di rendere le relazioni bilaterali con questi paesi più “sostenibili” nel lungo periodo, bilanciando l’offerta di energia con l’esportazione di altri prodotti, con trasferimenti di tecnologia e con investimenti, necessari per i suoi partners soprattutto per migliorare la loro capacità produttiva, e infine con l’ingresso diretto delle società energetiche italiane nelle attività di produzione di idrocarburi e di generazione di energia negli stessi paesi produttori.
Questo modello è utile sia per rafforzare la posizione negoziale dell’Italia quale potenziale “hub” energetico nel Mediterraneo, sia per stabilire una relazione reciprocamente vantaggiosa tra imprese energetiche sui due versanti, tenendo conto delle “asimmetrie” esistenti nel mercato energetico, in particolare la diversa natura degli attori coinvolti (di proprietà pubblica o gestiti dallo Stato nei paesi fornitori e quasi interamente privati nei paesi europei consumatori).
Grazie alle nuove infrastrutture recentemente costruite o potenziate, l’attuale capacità di importazione in Italia è già di gran lunga superiore rispetto al suo consumo annuale (e questo ha aiutato la gestione del sistema energetico durante la crisi libica e durante l’interruzione del gasdotto di transito in Svizzera).
In uno scenario in continua evoluzione quale quello del mercato energetico, questa tendenza va ulteriormente rafforzata attraverso lo sviluppo di:
- altri progetti di rigassificatori;
- gasdotti che portano gas dal Nord Africa (GALSI) e dal Mar Caspio (in particolare l’ITGI – Interconnessione Turchia – Grecia – Italia) verso l’Europa;
- capacità di inversione dei flussi ai punti di connessione con le reti interne europee;
- ampliamento delle capacità di stoccaggio, non solo al fine della sicurezza delle forniture, ma anche per creare maggiori possibilità di trading del gas;
- interconnessioni elettriche supplementari con l’Africa e con i Balcani.
Attualmente l’Italia sta sviluppando i primi progetti pilota in seno all’UE per quanto riguarda la cooperazione con i paesi MENA e dei Balcani sulla produzione di energia rinnovabile e il suo trasporto verso il mercato italiano (energia solare dal Marocco attraverso la Spagna e dalla Tunisia verso l’Italia, energia idroelettrica da Serbia, Montenegro, Albania).
Nel medio termine la migliore opzione resterà quella di rafforzare la posizione geostrategica italiana per le forniture di gas, mediante lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto esistenti e di quelle già programmate. In tal modo l’Italia potrà svolgere un ruolo crescente di “hub energetico” tra l’Africa, l’Europa centrale ed orientale e l’Asia, aumentando, così facendo, la sicurezza energetica per l’Europa e per il bacino del Mediterraneo, anche se la situazione di tensione in Medio Oriente e Nord Africa, aree fondamentali per l’approvvigionamento energetico, richiederà un attento monitoraggio per valutare le possibili implicazioni di sicurezza legate alla sua evoluzione.


Italia hub europeo del gas




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