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GNOSIS 1/2011
LA STORIA



DALL'ARCHIVIO  articolo redazionale

Il Fondo Edifici di Culto: un Istituto nato nel Risorgimento




Il ‘Martirio di San Pietro’, opera del Caravaggio conservata nella Cappella
Cerasi di Santa Maria del Popolo in Roma, Chiesa patrimonio del F.E.C.

In uno 'speciale' tutto dedicato all'Unità d'Italia non poteva mancare un riferimento ad un originale Istituto presente nel nostro ordinamento. Ci si riferisce al Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno che rappresenta l'espressione più significativa delle esperienze socio-culturali succedutesi nel nostro Paese nel corso dei secoli.
Attraverso tale Istituto si può ripercorrere la storia dell'Unità d'Italia, dalle cosiddette 'leggi sulle guarentigie o leggi eversive', fino ad arrivare ai Trattati Lateranensi.
Il Fondo, infatti, pur essendo un Istituto a molti sconosciuto, è una realtà di grandissimo interesse storico-giuridico in quanto, tra l'altro, è proprietario del più importante patrimonio artistico dopo quello dello Stato e di cui Chiese e Basiliche rappresentano, senza dubbio, l'espressione più significativa.



Il Fondo Edifici di Culto (FEC) è stato istituito dalla Legge 20 Maggio 1985 n. 222 ed è, oggi, un ente dotato di personalità giuridica.
E’ amministrato dal Ministero dell’Interno attraverso la Direzione Centrale per l’amministrazione del Fondo Edifici Culto, affiancata da un apposito Consiglio di Amministrazione.
Il fine istituzionale perseguito dal FEC è quello di provvedere alla conservazione, manutenzione, tutela e valorizzazione di un inestimabile patrimonio storico, artistico e culturale distribuito su gran parte del territorio nazionale.


IL PATRIMONIO DEL FONDO EDIFICI DI CULTO, OGGI



E' composto da:
- oltre settecento chiese di grande interesse storico-artistico distribuite su tutto il territorio nazionale, tra cui, ad esempio, Santa Maria del Popolo a Roma, Santa Chiara a Napoli, Santa Croce a Firenze, Santa Caterina d'Alessandria a Palermo;
- tutte le opere d'arte custodite nelle chiese. I mobili antichi ed i rari libri della biblioteca della Direzione degli affari dei culti;
- i beni produttivi di rendite (appartamenti, caserme, cascine);
- il complesso forestale di Tarvisio (UD), di Quarto Santa Chiara (CH), di Monreale e di Giardinello (PA). La Direzione Generale amministra questo patrimonio boschivo attraverso convenzioni con il Corpo Forestale dello Stato contribuendo anche alla tutela dei beni naturalistici.


Le chiese

Le chiese del Fondo Edifici di Culto sono circa settecento e sono tutte di grande interesse storico-artistico. Sono distribuite su tutto il territorio nazionale.
Tra le più rilevanti si segnalano:
- in provincia di Padova, a Teolo, la chiesa della splendida Abbazia di Praglia, fondata nel XII secolo e decorata successivamente da grandi artisti come Bartolomeo Montagna e Paolo Caliari detto "il Veronese";
- a Firenze, Santa Croce , nella quale Giotto dipinse "Le storie della vita di San Francesco", ed ove si trova il crocifisso ligneo di Donatello;
- a Roma, la chiesa di Santa Maria del Popolo, che conserva al suo interno le bellissime tele di Michelangiolo Merisi detto Caravaggio, raffiguranti "la crocifissione di San Pietro" e "la conversione di San Paolo"; Santa Maria in Ara Coeli; Santa Francesca Romana;
- a Napoli, la chiesa di Santa Chiara, con lo splendido "Chiostro delle Clarisse" decorato, nel 1700, con piastrelle maiolicate raffiguranti 64 paesaggi; San Gregorio Armeno; San Domenico Maggiore;
- in Sicilia, a Monreale, la splendida Abbazia di San Martino delle scale, e a Palermo la chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, detta "La Martorana", che conserva splendidi mosaici policromi.


I tesori artistici

Oltre le chiese, che costituiscono un immenso patrimonio culturale, e sono anche ricche di opere d'arte di inestimabile valore, il Fondo annovera tra i suoi beni alcuni siti che rappresentano una valida alternativa agli abituali percorsi culturali, e precisamente:
- le c.d. "Case Romane" con l'annesso antiquarium sottostanti alla Basilica dei SS. Giovanni e Paolo al Celio a Roma, il Museo dell'Opera di Santa Chiara e l'adiacente chiostro maiolicato nell'omonimo monastero napoletano, la Sala degli Arredi sacri all'interno della Basilica di S. Domenico Maggiore, ancora a Napoli.


Le case romane al Celio

Pur non essendo delle dimensioni della più nota Domus aurea, rappresentano un sito archeologico sicuramente molto interessante sia per la rarità di esempi di edifici di epoca romana così ben conservati, sia per la complessità della sua struttura architettonica.
Riaperte al pubblico nel gennaio del 2002 dopo un lungo intervento di restauro curato dalla Soprintendenza Archeologica di Roma e finanziato dal F.E.C., le "case" sono un sito archeologico di particolare interesse, infatti dalle sue attuali strutture si riscontra la sovrapposizione di almeno quattro fasi edilizie che vanno dal primo al quinto secolo d.C..
Visitandole si può agevolmente osservare come sulla originaria domus romana del secondo secolo d.C., articolata su due livelli, nel terzo secolo d.C. fu dapprima realizzata un'insula, abitazione popolare a più piani con portico e taverne a livello stradale, e successivamente, dopo l'acquisto di tutto il complesso da parte di un unico proprietario, fu trasformato l'insieme in una domus signorile con ambienti di rappresentanza decorati da affreschi di pregio.
Le mura di queste edificazioni furono poi utilizzate come fondamenta della soprastante Basilica, eretta sul luogo in cui secondo la tradizione abitarono e furono sepolti, dopo avervi subito il martirio, i Santi Giovanni e Paolo.
All'interno delle "case" è ancora visibile il luogo ove sarebbe avvenuta la controversa sepoltura dei due Santi, testimoniato da pitture di ispirazione religiosa.


La Biblioteca

Nel cospicuo patrimonio storico-artistico di proprietà del Fondo Edifici di Culto trova posto anche la biblioteca ubicata nel Palazzo Viminale presso la Direzione Centrale.
Tra i volumi posseduti dalla biblioteca e riguardanti il diritto ecclesiastico, materie religiose ed i beni artistici appartenenti al Fondo, circa trecento costituiscono la parte antica, recuperata in tempi recenti.
Tale fondo bibliotecario, che annovera edizioni pubblicate a partire dal 1552, è stato originato dal trasferimento allo Stato, tra l'altro, dei beni librari appartenuti agli enti religiosi soppressi dopo l'Unità d'Italia, trasferimento che, peraltro, ha dato vita ad alcune delle maggiori biblioteche statali italiane o a fondi importanti di esse.
Nel nostro caso, un certo numero di volumi provenienti da biblioteche convenutali passò nella disponibilità dell'allora Fondo per il Culto, amministrato dal Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti fino al 1932 e poi trasferito al Ministero dell'Interno.
Con ogni probabilità la biblioteca funzionò fino agli anni '50 e '60 del secolo scorso, quando ancora doveva costituire uno dei servizi della Direzione Generale del Fondo per il Culto.
In seguito, i libri antichi finirono in deposito, da dove, finalmente nella seconda metà degli anni '90, furono recuperati e riorganizzati nella piccola ed elegante biblioteca del Fondo, il quale, nel frattempo, per effetto della revisione concordataria del 1984, aveva modificato le sue competenze ed assunto la nuova denominazione di Fondo Edifici di Culto.
Nel patrimonio librario antico, che costituisce senza dubbio la parte più interessante della biblioteca, si debbono in primo luogo ricordare le pregiate edizioni stampate nel XVI secolo, tra cui la versione latina delle Vite di Plutarco del 1552, curata da alcuni fra i più importanti esponenti dell'Umanesimo italiano; i Dialoghi di Platone, tradotti in latino e commentati dal grande umanista Marsilio Ficino (Lione, 1570); il Codex Theodosianus, nell'edizione dell'eminente giurista francese cinquecentesco, François Cujas, esponente della scuola dell'umanesimo giuridico e considerato come uno degli iniziatori della disciplina della storia del diritto.
Non meno pregevoli le edizioni del XVII secolo, fra le quali, ugualmente, si trovano opere di diritto comune e canonico, ma anche grandi classici della letteratura.
Si possono qui menzionare i Dicta et facta memorabilia di Valerio Massimo e l'opera completa di Apuleio, in due curiosi volumetti da tasca usciti ad Amsterdam nel 1625.
Sono da ricordare, poi, i Commentarii ed i Consilia del famoso canonista tardo-quattrocentesco, Niccolò de' Tudeschi detto Panormitanus, nei ponderosi volumi editi a Venezia ai primi del ‘600, nonché l'opera del cardinal Giovan Battista De Luca, eminente giurista di statura europea: il Theatrum Veritatis et Justitiae, stampato a Roma nel 1669-1681.
Per quanto riguarda il XVIII secolo, accanto ai 16 volumetti delle opere di Metastasio, stampati a Venezia nel 1781-83 e arricchiti da splendide incisioni, si possono citare l'elegante edizione parigina delle Pandette del 1748-52, nonché due vaste opere di consultazione di genere totalmente diverso: il Bullarium Romanum edito a Roma da Mainardi e l'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert, nell'edizione ginevrina del 1777-79.


Il patrimonio boschivo

Il patrimonio boschivo del Fondo Edifici di Culto, nell'ambito dei beni non costituiti dagli edifici sacri (fondi rustici, cascine, boschi e selve) consiste innanzitutto nel compendio forestale di Tarvisio e poi nei compendi di Quarto Santa Chiara, di Monreale e di Giardinello.
Questo patrimonio è amministrato dalla Direzione Centrale per l'amministrazione del Fondo Edifici Culto che, per mezzo di convenzioni con il Corpo Forestale dello Stato, provvede a realizzare interventi sulla flora e la fauna proponendo infrastrutture e migliorie


La Foresta di Tarvisio

Se la parte più consistente e rappresentativa del F.E.C. è costituita dagli edifici sacri, va comunque sottolineato che appartengono al Fondo anche numerosi beni, tra i quali spicca per la sua popolarità il compendio forestale di Tarvisio, vasto comprensorio di media e alta montagna di circa 23.000 ettari che si estende a cavallo tra le Alpi Carniche e il gruppo settentrionale delle Alpi Giulie, all'interno della provincia di Udine. La Foresta, si presenta ancora in tutta la sua integrità ed è particolarmente interessante sia per la flora sia per la fauna.
Chi avesse la possibilità di immergersi in questo ambiente incontaminato, potrebbe ammirare gli abeti rossi per i quali la foresta è rinomata ed il cui legno è ricercato per la realizzazione di strumenti musicali, e potrebbe facilmente imbattersi in cervi, camosci, caprioli e stambecchi ecc. Ma l'animale che più caratterizza l'habitat è senza alcun dubbio il "gallo cedrone" che, unitamente al simbolo dell'abete, è stato assunto ad emblema della Foresta stessa.
Oltre ai numerosi percorsi organizzati che consentono di entrare nel cuore della Foresta e di scoprire paesaggi suggestivi, nel compendio sono presenti anche impianti sciistici, fortificazioni, per lo più scavate all'interno delle montagne, che testimoniano gli avvenimenti della prima guerra mondiale di cui la zona è stata teatro, ed il Santuario della Madonna del Lussari, a cui si accede per mezzo di una funivia e che è visitato non solo dalle popolazioni locali ma anche da quelle provenienti dalle vicine Slovenia ed Austria.
Per la vicinanza con la Slovenia e l'Austria, che distano meno di cinque chilometri dal paese di Tarvisio, la Foresta vive da sempre in un contesto europeo e può costituire un valido punto di riferimento per la possibilità di recarsi e di confrontarsi con altre realtà.



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