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GNOSIS 3/2010
LA STORIA

FATTI, ANEDDOTI e LEGGENDE

I 'Frumentarii'
Un dispositivo di allerta e di informazione preventiva nell’antica Roma


di Roberto GUERRA



“Esprimi il tuo pensiero in modo conciso perché sia letto,
in modo chiaro perché sia capito, in modo pittoresco perché sia ricordato e,
soprattutto, in modo esatto perché i lettori siano guidati dalla sua luce.”

(Joseph Pulitzer)



Il XIII capitolo de L’arte della guerra, attribuito a Sun Tzu, è dedicato interamente agli agenti segreti. Si legge che il successo di un condottiero risiede nelle sue capacità di previsione e nell’esatta conoscenza del nemico. Egli paragona un esercito senza spie a un esercito di uomini senza occhi e senza orecchie (1) .
Questo pensiero, più che mai moderno, fa emergere l’importanza che ricopre la sicurezza e la raccolta delle informazioni vitali e sensibili per il mantenimento di ogni Stato sovrano, elementi fondamentali e imprescindibili della nostra vita quotidiana.
In seguito agli avvenimenti dell’11 settembre, abbiamo potuto constatare che un errore dei servizi informativi, può ripercuotersi sui governi e sulle istituzioni. Come i governi debbano essere in grado di utilizzare e controllare le informazioni segrete e come nello stesso tempo i servizi segreti debbano funzionare in un sistema democratico, sono questioni di vitale importanza (2) . A tal riguardo riporto quanto scritto da Velleio Patercolo che nessuno può essere abbattuto più rapidamente di colui che non teme nulla, e che il credersi al sicuro è molto spesso il principio della rovina -Vell. II, 118, 2. È interessante sottolineare come la storia militare e la storia dello spionaggio nell’antica Roma siano presi come punti di riferimento tanto dagli studiosi di storia militare quanto da coloro che si occupano di relazioni internazionali. Su questo tema di estrema attualità è interessante volgere lo sguardo al passato al fine di capire come analoghe esigenze venivano affrontate e risolte da coloro che erano addetti alle attività di raccolta delle informazioni o di vero e proprio spionaggio. Una sorta di indagine di controspionaggio ante litteram.
L’imperatore romano Ottaviano Augusto fu il primo a organizzare su basi solide il sistema di raccolta delle informazioni di utilità militare che, fino ad allora, era stato organizzato non stabilmente e in maniera embrionale. La raccolta e la trasmissione delle informazioni erano state quasi sempre orali. Si avvertiva una duplice esigenza: come raccogliere informazioni su ciò che avveniva all’esterno e come garantire la sicurezza del governo in patria. Augusto conferì allo spionaggio un’organizzazione e una continuità di gestione che fino ad allora erano mancate. Forse, seguendo il consiglio dato da Mecenate, Augusto si avvalse di spie personali, persone con il compito di tenere occhi ed orecchi attenti a tutto ciò che poteva ledere la sua supremazia. Del resto, l’interesse verso la difesa della propria sicurezza sarebbe stato incompleto e contraddittorio se nella sua ricerca avesse ignorato proprio l’informazione, elemento fondamentale al suo mantenimento. Le attività di spionaggio sono esistite in ogni epoca e la prima preoccupazione degli “agenti segreti” è sempre stata la protezione della comunicazione (3) . L’attività delle spie antiche è identica a quella delle contemporanee, poiché ieri come oggi si basa su tre fasi: acquisizione delle informazioni, protezione e trasmissione delle stesse. Sono invece cambiate le tattiche e le tecniche, le quali si sono adeguate allo sviluppo tecnologico degli strumenti utilizzati in queste tre fasi (4) .
Con la pax Augusti coincise anche un periodo di esplorazione e di conquista. Il nuovo governo centralizzato aveva più che mai bisogno di informazioni per proteggere i propri interessi, all’interno ed all’esterno dei propri confini. L’analisi dei rapporti influenzava le decisioni della diplomazia. Uno dei primi provvedimenti presi da Augusto fu la creazione del cursus publicus, con stazioni di cambio provviste di cavalli freschi e di locande per ospitare i messaggeri. Da tempo è invalso l’uso di equiparare il concetto di cursus publicus tout court con il servizio postale, ma si tratta di un errore. Il cursus publicus era un sistema di comunicazione e di trasporto dell’imperatore romano, riservato ai soli funzionari. Esso era necessario anche per i bisogni logistici dell’esercito, per il rifornimento di armi e sussistenza, per i trasporti di denaro e per gli spostamenti degli ufficiali superiori. Augusto voleva che i messaggeri facessero l’intero percorso dalla provincia a Roma affinché l’informazione arrivasse completa; infatti colui che partiva era a conoscenza dei fatti in modo diretto e poteva rispondere a tutte le domande che gli venivano poste. Venne modificato il modo con cui i corrieri si spostavano: non più a cavallo attraverso l’uso di staffette, ma con carri e animali da traino. Il cursus publicus divenne uno strumento particolare all’interno del sistema di sicurezza nazionale e si diffuse anche lungo le principali arterie fluviali, soprattutto della Pianura Padana.
L’evoluzione delle trasmissioni delle informazioni avvenne anche attraverso la riorganizzazione delle flotte mediterranee che servivano generalmente come sostegno alle campagne militari, ma anche per il celere recapito delle lettere e degli ordini. Queste importanti innovazioni e migliorie attuate in ambiente terrestre, fluviale e marittimo, stavano diventando il primo abbozzo del futuro servizio di sicurezza imperniato nel sistema centralizzato dell’amministrazione imperiale.
Nell’Urbe, a partire dal I secolo d.C., è possibile identificare l’esistenza di una “struttura”, avente le caratteristiche dei servizi speciali, il cui ruolo di azione si estendeva in tutte le terre dell’Impero: erano i frumentarii (5) , di stanza nei Castra Peregrina. Le origini e la struttura di questa organizzazione non sono ben chiare, probabilmente non a caso, trattandosi di un servizio di spionaggio. Alcuni storici moderni definiscono l’organizzazione dei frumentarii come i “Servizi segreti di Roma”. Questa definizione è puramente moderna, è un’etichetta descrittiva e non certo il titolo ufficiale per indicare un’istituzione antica, che, peraltro, non ha un suo corrispondente nella società moderna. Come risulterebbe anacronistico applicare al mondo antico l’idea moderna di spionaggio (6) . Comunque, anche nel mondo contemporaneo, l’espressione “servizi segreti” ha diverse accezioni e connotazioni. I frumentarii non avevano modalità operative paragonabili a quelle di un servizio segreto moderno, ma l’insieme dei compiti che erano chiamati a svolgere era tale da poterli identificare come un’organizzazione di spionaggio interno. È importante sottolineare a tal proposito che i frumentarii erano in tutto e per tutto un organismo militare. Il primo imperatore che li impiegò come investigatori fu Adriano che li utilizzò per spiare la corte imperiale. Con sicurezza si rileva che in seguito ad una modesta riforma della burocrazia attuata ai tempi di Domiziano, i frumentarii vennero investiti ufficialmente del ruolo di addetti alla raccolta delle informazioni. L’imperatore Domiziano prese gli addetti ai rifornimenti dell’esercito romano chiamati frumentarii, la cui funzione originaria era stata quella di acquistare e distribuire grano (frumentum) alle truppe, e li trasformò in un servizio di raccolta informazioni. Sicuramente questi uomini erano molto abili, scaltri e intelligenti in quanto, attraverso le informazioni, sapevano dove trovare il frumento e altri cereali, da conservare e da distribuire alla propria legione. Attraverso questa ricerca, erano in grado di conoscere, scoprire, vedere, ascoltare e muoversi nel territorio “nemico” e tutte le informazioni potevano risultare utili. Probabilmente erano anche controllori e responsabili dei magazzini cerealicoli che venivano costruiti nelle terre di frontiera. Il termine “generico” di frumentarii, utilizzato per gli agenti segreti, sottolinea una “struttura” a carattere permanente, ben organizzata.
Sarebbe stato contrario a quei princìpi su cui si reggeva Roma in età repubblicana. Lo stesso Senato, detentore del proprio dominio sulla Repubblica e custode vigile dei suoi ordinamenti e della sua libertà, si sarebbe opposto alla creazione di un pericoloso strumento. Praticavano il secondo mestiere più antico del mondo ed erano organizzati istituzionalmente al fine di informare l’imperatore su tutto ciò che avveniva nelle province, nell’Urbe e nella stessa corte imperiale.
Sicuramente già prima di Domiziano erano presenti soldati di servizio al quartiere generale dei governatori delle province. Ma è un imperatore sospettoso e attento come Domiziano ad intuire e a realizzare un’organizzazione di spionaggio interno, utilizzando questo tipo di soldati per le loro capacità e per disporre di informazioni il più possibile capillari sulle intenzioni, sulla determinazione, sulla forza e sugli eventuali punti deboli dell’avversario nelle varie parti dell’Impero. Domiziano aveva affidato la sicurezza dello Stato all’efficienza delle legioni.
Il compito, in linea di principio, era quello di dissuadere l’avversario da qualsiasi intento aggressivo, attraverso la realizzazione di quello che oggi noi definiamo la dottrina del deterrente. Quest’ultima presuppone il mantenimento di un equilibrio, potenzialmente instabile, tra le due parti. In questa situazione particolare l’informazione accurata, capillare, tempestiva diventa vitale per la conservazione della pace. In alcuni casi i Romani hanno seguito e praticato quello che secoli dopo C. Von Clausewitz, generale e stratega prussiano diceva: La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Le informazioni, anche in politica estera, dovevano servire all’imperatore ad assumere le giuste decisioni e solo in seguito lo Stato romano utilizzò il principio di deterrente, di cui Vegezio, in epoca tardoantica, coglie l’essenza: Che nessuno osi provocare né attaccare chi riconosce come il più forte in battaglia. Nessuno, infatti, osa sfidare in battaglia o recare un’offesa a quel regno e a quel popolo che sa essere armato e pronto a resistere e a vendicarsi di ogni attacco. Quindi, chi aspira alla pace, si prepari alla guerra -VEGET. III, 8; 31, 3.
I frumentarii erano sempre in movimento in quanto gli venivano demandate commissioni d’ordine logistico. Avevano sotto gli occhi l’esercito, la popolazione locale e la burocrazia imperiale. Erano in grado di riferire all’imperatore qualsiasi informazione di suo interesse. Quindi con ogni probabilità oltre ad essere fidati, dovevano possedere anche doti psicofisiche non indifferenti e, per questo, noi oggi le definiremmo “unità d’élite”. A un certo punto l’imperatore si affidò solo ai frumentarii che subentrarono agli speculatores nelle funzioni di messaggeri, spie e persino di polizia segreta.
Domiziano probabilmente stabilì il quartiere operativo del nuovo dipartimento da lui creato sul Celio, presso i Castra Peregrina, la Caserma per i soldati “forestieri in missione” a Roma con compiti particolari. Tuttavia, non è affatto sicuro che si siano installati sul Celio fin dall’inizio. La dislocazione dei Castra Peregrina non è oggi del tutto riconoscibile. A quanto pare la struttura si estendeva al di sotto dell’odierna Chiesa di S. Stefano Rotondo, protraendosi verso est fino all’attuale struttura comprendente il Calvary Hospital e il Convento delle suore della Piccola Compagnia di Maria. A sud, l’edificio aveva come limite naturale il declivio del colle; a ovest sembra che terminasse vicino alla Chiesa di S. Maria in Domnica, sede della statio della V coorte dei vigiles; a nord, vi sono tracce archeologiche fino all’attuale Ospedale Militare. Il complesso sembra sia stato in uso dalla fine dell’età adrianea alla seconda metà del III secolo d.C., con una fase di utilizzo anche nel corso del IV secolo.
In questa sede risiedevano gli addetti dell’intelligence, come si direbbe oggigiorno. È certo che nei Castra trovavano alloggio altri gruppi di milites o altre categorie di graduati, ascrivibili tutti comunque nel “campo” della sicurezza. Vi erano i peregrini, gli speculatores, i centuriones deputati e supernumerarii e i frumentarii, il gruppo più consistente ivi ospitato. Le caserme dei Castra Peregrina potevano ospitare circa quattrocento uomini. Probabilmente questo contingente era costituito dalla metà degli uomini dell’intera sede operativa se è vero che, contemporaneamente, un analogo numero di frumentarii era distribuito nelle capitali provinciali. I frumentarii mantenevano i ruoli della legione di provenienza, ma erano sottoposti ad una diversa catena di comando. Quando si trovavano a Roma, essi costituivano un’unità regolarmente organizzata, il numerus frumentariorum, ed erano sottoposti a un centurione che riconoscevano come loro comandante. Per sottolineare l’origine inusuale delle sue truppe, questo centurione aveva il titolo di Princeps peregrinorum (Comandante degli stranieri), da cui il nome della loro sede.
I frumentarii non differivano per reclutamento e carriera dagli altri soldati dell’esercito romano.
Venivano arruolati localmente, nelle guarnigioni provinciali. Potevano essere originari di qualsiasi parte dell’Impero. Vi sono testimonianze epigrafiche che attestano che erano tanto Occidentali quanto Orientali e che venivano reclutati anche fra la classe media o fra le classi inferiori della popolazione delle province. Sicuramente ciò poteva dar loro il vantaggio anche di mescolarsi meglio nell’esercito e nella popolazione in cui si trovavano ad operare.
I frumentarii gestivano comunque la distribuzione del grano all’esercito. In funzione del loro incarico di disciplinare l’approvvigionamento di grano, i frumentarii avevano una postazione permanente a Portus (Ostia), il porto di Roma. Insieme al prefetto controllavano la via Appia, che univa Roma a Puteoli (Pozzuoli). Erano compiti importanti per la gestione dell’Impero, ma formalmente non avevano niente a che vedere con la raccolta di informazioni, se non il fatto che gli ufficiali venivano a trovarsi nei punti critici per vedere e ascoltare. In altri termini, il lavoro logistico era una mera copertura delle missioni spionistiche. Fra le loro mansioni, oltre all’investigazione e all’arresto, c’era l’assassinio politico. Il lavoro dei frumentarii era clandestino e quindi poco si conosce del loro modus operandi. Dal momento che agivano sotto copertura è forse probabile che agissero in borghese. Nello svolgimento di alcune loro missioni, come la consegna di messaggi attraverso il cursus publicus, non agivano nell’ombra, ma anzi indossavano un’uniforme ed il loro mezzo di trasporto recava insegne ben riconoscibili. Talvolta il governo pubblicizzava la presenza di questi agenti, ricordando alla popolazione che doveva loro rispetto in quanto rappresentanti del potere di Roma. I frumentarii erano in grado di assolvere, oltre alle loro mansioni ordinarie, qualsiasi lavoro di polizia venisse loro affidato dal governo centrale. Dalle iscrizioni possiamo desumere che svolgevano compiti di guardia alle prigioni, di controllori dei campi di lavoro annessi alle miniere dove i condannati scontavano la pena in forma di lavoro forzato. Vi erano anche burocrati e sottufficiali che venivano impiegati come spie, poliziotti, corrieri, esattori o vigilanti, ma la figura dei frumentarii era qualche cosa di diverso e di molto importante, che distingueva le loro unità da altre formazioni legate allo Stato Maggiore dei governatori o della capitale. Nella maggior parte delle iscrizioni dei frumentarii è attestata anche la legione di appartenenza (7) .
Eccone di seguito alcune:

Germania Superior
Legio VIII Augusta: CIL III, 6084 (Ephesus); VI, 230; 3350; 3351; 3352; 3353; 3354; X, 6575 (Velitrae).

Germania Inferior
Legio I Minervia: CIL VI, 3333; 3334; 3335; 5814; ILS, 9476 (Heraclea Pontica).
Legio XXX Ulpia: CIL VI, 3334; 3360; 3361; 3362; X, 6095 (Formiae)

Britannia Superior

Legio II Augusta: CIL VI, 3337; 3338; 3339.
Legio X Valeria Victrix: CIL VI, 3357; 3359; 3916.

Britannia Inferior

Legio VI Victrix: CIL III, 1474 (Sarmizegethusa); V, 3362 (Verona); VI, 3343; 3344; 3345; 3346.
Raetia
Legio III Italica: CIL V, 6869.

Noricum

Legio II Italica: CIL III, 4830 (Virunum); 4861 (Virunum); VI, 3340; XI, 1322 (Luna).
Epigrafe di un frumentario. CIL III, 4830 (Virunum).

Pannonia Superior
Legio X Gemina: CIL III, 433 (Ephesus); VI, 3332; 3355; ILS, 9093 (Carnuntum).

Pannonia Inferior
Legio I Adiutrix: CIL III, 433 (Ephesus); 1907 (Novae); 4462 (Carnuntum); 4787 (Virunum); VI, 3332..
Legio II Adiutrix: CIL III, 3241 (Sirmium); 3466 (Aquincum); VI, 3336; 3915.

Moesia Superior
Legio IIII Flavia: CIL III, 3578 (Aquincum); VI, 3341; XIV, 3570 (Roma); ILS, 4287 (Roma).
Legio VIII Claudia: CIL III, 8201 (Scupi); VI, 3347.

Moesia Inferior
Legio I Italica: CIL III 7420 (Almus); ILS, 9473 (Delphi).

Dacia Tres
Legio V Macedonica: CIL VI, 3342; VIII, 2867 (Lambaesis).
Legio XIII Gemina: CIL III, 7041 (Augustopolis); VI, 230; 3356.

Cappadocia
Legio XV Apollinaris: CIL VI, 36853.

Syria

Legio III Gallica: CIL VI, 1636.
Legio X Fretensis: CIL III, 6108 (Athenae).

Arabia
Legio III Cyrenaica: CIL III, 2063 = ILS, 2370 (Salona): T(itus) V[a]rronius / Maro frumentarius / leg(ionis).
III Quirenarice (sic) / qui cucurrit [f]rum(entarius) / ann(is) XL et (centurio) frum(entarius) fac / tus modo.

Aegyptus
Legio II Traiana: CIL III, 1980 (Salona).
Africa[
Legio III Augusta: CIL VI, 232.

Hispaniae
Legio VII Gemina: CIL II, 4150 (Tarraco); 4154 (Tarraco); 4170 (Tarraco); 6088 (Tarraco); III, 5579.
(Bedaium);V, 941 (Aquileia); VI, 3348; 3349; X, 1171 (Puteoli); XIII, 8282 (Colonia Agrippinensis); ILS, 9279 (Emerita).

È interessante annoverare alcune iscrizioni in cui si attesta l’esistenza di un legame di amicizia tra frumentarii provenienti dalla stessa legione: è il caso di T. Sempronius Pudens frumentarius della legio XX Valeria Victrix, il quale dedica un’iscrizione a un altro frumentario chiamandolo amicus optimus (CIL VI, 3357). Altre epigrafi menzionano due o più frumentarii appartenenti a legioni diverse; gli epitaffi sono dettati da un frumentario erede di un altro (CIL VI, 3334) oppure da un frumentario ad un altro, citato con il termine collega (CIL VI, 3332) o contubernalis carissimus (CIL III, 433). Tre frumentarii sono eredi di un frumentario (CIL VI, 3351) o in un’altra epigrafe un frumentario associa alla memoria di suo figlio quella del collega (CIL X, 6575). Probabilmente proprio per la loro vocazione “speciale” si venivano a creare dei vincoli di amicizia molto forti e, soprattutto, di coesione al “corpo” a cui appartenevano che è una prerogativa tipica anche oggi delle “unità d’élite” in genere.
Il tramonto dei frumentarii e delle loro operazioni avvenne nel corso del III secolo d.C. Fino al regno di Diocleziano, i frumentarii furono uno strumento utile alla raccolta di informazioni al governo centrale. In seguito alle continue proteste fatte pervenire all’imperatore dai suoi sudditi, per l’incessante presenza dei frumentarii al fine di requisire merci e imporre multe ai contadini, oltre il limite sopportabile e assillare tanto i colpevoli quanto gli innocenti, Diocleziano sciolse i frumentarii. Per quanto fossero diventati odiati e temuti da tutti, nessun imperatore si poteva permettere di rinunciare a questa importante fonte di informazioni. Diocleziano non fece altro che sostituire i frumentarii con un’organizzazione che avrebbe svolto gli stessi compiti di spionaggio e sicurezza, ma con un nome diverso. I nuovi addetti alla raccolta delle informazioni furono molto più temibili dei frumentarii e presero il nome di agentes in rebus, sinistra banalizzazione di “agente generico” e definizione che tradiva la natura insidiosa dell’istituzione.


(1) L’arte della guerra è un trattato di strategia militare scritto probabilmente da un generale cinese, vissuto tra il VI e il V secolo a.C., di nome Sun Tzu (altri traslitterano con Sunzi o Suntzu), nel quale si raccomanda l’arte di spiare l’avversario per ottenere la vittoria. I signori illuminati e i saggi generali vincono dovunque muovano e si distinguono per meriti dalla massa grazie alla preveggenza. Tale dote non si prende dagli esseri sovrannaturali, né si ottiene limitandosi a raffrontare gli eventi e a verificare i calcoli. La conoscenza della situazione nemica viene invariabilmente ottenuta attraverso gli uomini. Cfr. Sun Tzu, L’arte della guerra, cap. XIII, Roma, 1994, p. 87.
(2) Cfr. A. GIANNULI, Come funzionano i servizi segreti. Dalla tradizione dello spionaggio alle guerre non convenzionali del prossimo futuro, Zingonia (Bg), 2009.
(3) Si faceva uso anche di vari metodi ingegnosi per trasmettere messaggi segreti. Lo stesso Cesare ne aveva inventato uno. In questo era sufficiente sostituire ogni lettera con quella che lo seguiva, dopo aver effettuato lo slittamento di tutte le lettere dell’alfabeto normale di un certo numero di posti prestabilito.
Esempio:
- ABCDEFGHILMNOPQRSTUVZ (alfabeto in chiaro)
- DEFGHILMNOPQRSTUVZABC (alfabeto cifrante)
- Testo chiaro: VENI VIDI VICI
- Testo cifrato: BHQN BNGN BNFN
Quindi il testo cifrato è stato ottenuto slittando di tre posti tutte le lettere dell’alfabeto in chiaro. Cfr. S. SINGH, Codici e segreti. La storia affascinante dei messaggi cifrati dall’antico Egitto a Internet, Ariccia (Rm), 1999, pp. 8-11; R.M. SHELDON, Guerra segreta nell’antica Roma, Pordenone, 2008, pp. 209-212.
(4) Oggigiorno nella fase di ricerca e acquisizione delle informazioni i servizi segreti si servono di tre tipi di fonti: HUMINT, Human Intelligence; SIGINT, Signal Intelligence; OSINT, Open Sources Intelligence. Cfr. A. GIANNULI, Come funzionano i servizi segreti. Dalla tradizione dello spionaggio alle guerre non convenzionali del prossimo futuro, Zingonia (Bg), 2009, pp. 124-125.
(5) Cfr. T. ASHBY - P. K. BAILLIE REYNOLDS, The Castra Peregrinorum, in Journal of Roman Studies, 13 (1923), pp. 152-167; P. K. BAILLIE REYNOLDS, Troops Quartered in the Castra Peregrinorum, in Journal of Roman Studies, 13 (1923), pp. 168-189; M. CLAUSS, Untersuchungen zu den principales des römischen Heeres von Augustus bis Diocletian. Cornicularii, speculatores, frumentarii, Bochum, 1973, pp. 126-127; J. C. MANN, The Organization of the Frumentarii, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 74 (1988), pp. 149-150; M. CLAUSS, Frumentarius Augusti, in Epigraphica, 42 (1980), pp. 131-134; N. B. RANKOV, M. Oclatinius Adventus in Britain, in Britannia, 18 (1987), pp. 243-249; N. B. RANKOV, Frumentarii, the Castra Peregrina and the Provincial Officia, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 80 (1990), pp. 176-182; N. J. E. AUSTIN - N. B. RANKOV, Exploratio. Military and political intelligence in the Roman world from the Second Punic War to the battle of Adrianople, London and New York, 1995, pp. 136-137; 150-154; 168-169; 194; 201-202; 206; 219-220; 259; N. B. RANKOV, Les Frumentarii et la circulation de l’information entre les empereurs romains et les provinces, in La circulation de l’information dans les états antiques. Actes de la table ronde: La circulation de l’information dans les structures de pouvoir antiques, Institut Ausonius, Pessac, 19-20 janvier 2002, Bordeaux, 2006, pp. 129-140; N. B. RANKOV, Origins of the Frumentarii in XII Congressus internationalis epigraphiae graecae et latinae, Provinciae imperii Romani inscriptionibus descriptae, Barcelona, 3-8 Septembris 2002, Acta, II, ed. M. Mayer, G. Baratta, A. Guzmán Almagro - Barcelona, 2007, pp. 1169-1172; A. M. LIBERATI - E. SILVERIO, Servizi Segreti in Roma antica. Informazioni e sicurezza dagli initia Urbis all’impero universale, Roma, 2010, pp. 101-124.
(6) I Romani non distinguevano all’interno delle attività di spionaggio le categorie burocratiche precise e chiare che ci sono oggi. Vaga era anche la linea di demarcazione fra le operazioni di carattere militare e civile. Non c’era una divisione del lavoro e la distinzione delle competenze. L’attività di spionaggio era simile a quella che si svolge oggi e certi termini odierni (raccolta, analisi, diffusione, controspionaggio) erano concetti chiari ai Romani che li mettevano in pratica. W. G. SINNIGEN, The roman secret service, in Classical Journal 57, n. 2, 1961, pp. 66-67; I servizi segreti romani, in Per Aspera ad Veritatem, 11, 1998; R. M. SHELDON, The Roman Secret Service, in Intelligence Quarterly 1, 2 (July 1985), pp. 7-8.
(7) La localizzazione delle legioni e la loro composizione negli eserciti provinciali rispecchiano la disposizione delle truppe al tempo di Caracalla. Cfr. G. MARTINI, I milites frumentarii, in Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Classe di Scienze Morali, Lettere ed Arti, Venezia, 139 (1980-81), pp. 143-51. Per una puntuale e aggiornata fonte di informazioni sulle legioni Cfr. AA.VV. Les Légions de Rome sous le Haut-Empire, in Actes du Congrès de Lyon (1719 septembre 1998), I-II, Lyon, 2000. Sarebbe interessante sapere se erano presenti dei frumentarii nelle truppe ausiliare o perlomeno sapere da chi e come ricevevano o trasferivano le informazioni “sensibili”. Da quello che ho potuto constatare attraverso lo studio di numerose epigrafi inerenti le varie coorti, frutto soprattutto dei fondamentali lavori di J. Spaul e B. Lörincz, non ho trovato nessun riscontro. Ho chiesto lumi anche alla Prof. Col. Sheldon Rose Mary la quale mi ha risposto (comunicazione personale del 14/07/2010): «A very interesting question indeed. I do not know of a single example of an auxiliary being a frumentarius. Austin and Rankov, “Exploratio” p. 136 refers to them as “legionary soldiers seconded to the staffs of their respective provincial governors...”. I could check my inscription collection to see if any of the units mentioned are auxiliaries, but I think the answer is no».

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