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GNOSIS 2/2010
Information and communication technology

Un software per la lettura dell’intelligenza


Antonio Teti


Fino ad alcuni decenni fa, la creazione di un dispositivo in grado di leggere la mente dell'uomo poteva rappresentare solo una proposta interessante per la sceneggiatura di un film di fantascienza, ma solo dopo pochi anni essa assume la connotazione dell'ennesimo traguardo delle tecnologie informatiche. Sia apre una nuova era, basata sull'avvento di strumenti e metodologie in grado di "interpretare" i meccanismi comunicativi e di pensiero dell'uomo. Ciò che un tempo poteva sembrare un sogno irrealizzabile, oggi è da considerare come un obiettivo realmente alla portata dell'uomo. Tuttavia, ciò attiva un grande dibattito sulle conseguenze, etiche, sociologiche e morali delle possibili conseguenze della portata di queste realizzazioni.
(Foto da http://1.bp.blogspot.com)



L’esistenza di una macchina in grado di leggere il pensiero, riporta la mia memoria indietro nel tempo e precisamente ad un vecchio film degli anni ’70, in cui si raccontava di uno scienziato che, in un avveniristico laboratorio di ricerche statunitense, aveva sviluppato una fantomatica macchina di “lettura” del pensiero. Il film, poco apprezzabile sia per la presenza di attori non particolarmente noti che per una sceneggiatura alquanto modesta, non ebbe un grande riscontro di critica e di incassi, ma sicuramente suscitò un certo interesse il soggetto del film, che si basava sulla possibilità di realizzare uno strumento a dir poco fantascientifico. Non a caso l’idea, nel corso degli anni, legata al fascino ed al mistero per la realizzazione di un sistema in grado di leggere il pensiero dell’uomo, ha sempre costituito un valido spunto di idee per la realizzazione di romanzi, films e serial televisivi.
Le continue e straordinarie evoluzioni delle tecnologie, a cui ci siamo abituati, ci hanno resi quasi insensibili all’importanza della loro portata, al punto tale da non considerare più “sensazionali” queste innovazioni.
Nondimeno lo stupore, misto ad una sensazione di incredulità, si impossessa di noi soprattutto quando apprendiamo che alcune di quelle storie fantastiche e ricche di fascino che fino a qualche decennio fa appartenevano alla fantasia, oggi assumono la connotazione dell’ennesima scoperta scientifica. E così non deve stupire più di tanto anche l’annuncio di qualche mese fa, sulla realizzazione di un software messo a punto da Intel (azienda statunitense, leader nella settore della realizzazione di microprocessori), in grado di effettuare, almeno in parte, la lettura del pensiero della mente umana. Il funzionamento del dispositivo è piuttosto semplice (si fa per dire!) e si basa sull’utilizzo di un sistema impiegato per effettuare le risonanze magnetiche. In sostanza, il congegno effettua una mappatura delle aree del cervello interessate alla generazione delle parole, in maniera similare a quanto fanno le applicazioni che traducono la voce in comandi e testi. È opportuno ricordare che l’attività cerebrale del cervello si basa su onde elettriche (onde cerebrali) che generano appunto l’attività elettrica cerebrale. Non a caso, mediante l’elettroencefalogramma (EEG) è possibile registrare l’attività elettrica dell’encefalo. Quindi, il dispositivo della Intel, è in grado di identificare le parole “pensate” dalla mente dell’uomo, di abbinare loro un significato elettrico cerebrale e di costruire, mediante una procedura di apprendimento, una sorta di mappa di collegamento tra le parole pensate e i relativi comandi da generare. La dimostrazione è stata effettuata su un soggetto a cui è stato chiesto di pensare ad una serie di parole comuni (indicate dal ricercatore). Uno specifico algoritmo matematico, associava ad ogni parola le aree del cervello che si attivavano quando esse venivano pensate. Successivamente, al soggetto veniva chiesto di pensare ad una delle parole precedentemente suggeritegli. Il sistema ha dimostrato, durante i vari test, un’accuratezza superiore al 90%. È inutile sottolineare che il successo ottenuto da questa sperimentazione, apre le porte ad un ventaglio di possibili applicazioni. Pensiamo solo alla possibilità di gestire dispositivi elettronici senza usare le mani (si pensi all’eliminazione di tastiere, mouse, monitor touchscreen, telecomandi, etc.), ma si consideri anche le possibilità di applicazioni nel settore della domotica (scienza interdisciplinare che si occupa dello studio e della ricerca nelle tecnologie legate al miglioramento della qualità della vita nella casa). Forse, nel giro di qualche anno, saremo in grado di accendere il televisore e di sincronizzarlo su di un canale televisivo, semplicemente pensando al programma che ci interessa, oppure di aprire porte e serrature semplicemente con un semplice desiderio espresso dalla nostra mente. Ci fermiamo qui, ma potremmo continuare a citare esempi innumerevoli, guardando anche alle possibili applicazioni in persone affette da gravi handicap fisici.
Il dispositivo è stato presentato al Teach Heaven di New York suscitando grande stupore ed interesse. Al momento i limiti maggiori sono imposti dall’elevato costo dei particolari macchinari, soprattutto in funzione del costo e delle dimensioni del dispositivo di risonanza magnetica, ma secondo Dean Pomerleau, ricercatore dei laboratori Intel, il dispositivo ridurrà il suo ingombro alle dimensioni di un cappello, ed anche il costo subirà un sostanziale ridimensionamento grazie anche allo sviluppo delle nanotecnologie. Grazie ad esse, il dispositivo potrebbe assumere le stesse dimensioni di un auricolare e potrebbe essere utilizzato per impieghi riconducibili all’acquisizione di informazioni personali. Naturalmente ci riferiamo all’utilizzo per applicazioni di intelligence, ed il suo impiego potrebbe rivelarsi molto interessante per verificare la correttezza delle informazioni possedute dal singolo individuo. Proviamo solo ad immaginare quali potrebbero essere gli utilizzi di uno strumento del genere.
Sarebbe possibile dire addio a macchine della verità, farmaci allucinogeni e test psicologici specifici per verificare il grado di attendibilità di un soggetto, basterebbe semplicemente “leggere” nella sua mente per scoprire esattamente a cosa sta pensando e il livello di veridicità delle sue affermazioni. In realtà la possibilità di penetrare la mente dell’uomo, ha sempre solleticato l’interesse di scienziati di ogni genere, soprattutto per cercare di comprendere maggiormente le sue metodologie di funzionamento. In funzione di ciò, le ricerche e gli studi condotti dall’uomo sin dai primi anni del ‘900, hanno interessato soprattutto la trasmissione del pensiero e la visione remota, settori peraltro in cui sono stati effettuati corposi investimenti in diversi paesi del pianeta.


Potenzialità delle onde cerebrali: dalla trasmissione del pensiero alla visione remota

Come abbiamo potuto comprendere, la base scientifica su cui si fonda la realizzazione del sistema della Intel, è quello delle onde elettriche generate dall’attività cerebrale dell’uomo che, essendo misurabili, possono consentirci di comprendere non solo quali possano essere le aree del cervello interessate per determinate funzioni, ma anche quali siano le interazioni con i pensieri elaborati dell’individuo. In realtà lo studio delle onde elettriche cerebrali risale ai primi anni del ‘900 e si concretizza con la creazione dell’elettroencefalogramma (EEG), strumento in grado di registrate l’attività elettrica del cervello, realizzato dallo psichiatra Hans Berger nel 1929.
Nel corso dei decenni successivi, l’interesse verso lo studio delle capacità cerebrali umane si intensificò ad un punto tale da generare vere e proprie scuole di pensiero e gruppi di studiosi che indirizzarono i loro studi su alcune potenzialità del cervello umano ancora inesplorate o, addirittura, definite fantasiose, da parte di quel mondo scientifico rigidamente legato ai canoni della sperimentazione scientifica dimostrabile.
Di certo, ancora oggi, l’uomo è abituato a relazionarsi con il mondo intero solo basandosi su specifiche capacità sensoriali, ignorando, quasi sistematicamente la propria mente e le sensazioni da essa generate. Tuttavia, secondo molti ed autorevoli scienziati, l’uomo utilizza il proprio cervello per una percentuale pari solo al 10%. Verrebbe da interrogarsi a questo punto, a cosa possa servire il rimanente 90%, e forse qualcuno potrebbe asserire che effettivamente molti esseri umani di fatto, utilizzano ben poco il proprio cervello! Al di là delle facili battute, è stato scientificamente dimostrato che non esistono all’interno del cervello dell’uomo, aree inutilizzate o addirittura inservibili. Pertanto, l’essere umano necessita integralmente dell’intero sistema cerebrale per svolgere una miriade di funzioni complesse, alcune delle quali ancora tuttora avvolte nel mistero. È altresì vero però, che per quanto concerne le reali potenzialità di sviluppo di un cervello umano, non sono mai stati definiti dei limiti ben precisi. Per la verità, la scienza ha sempre lasciato intendere che il cervello di ogni singolo individuo può svilupparsi ed evolvere in maniera completamente diversa e che a questa diversificazione, possano concorrere molteplici fattori, spesso riconducibili ad aspetti genetici, di crescita personale, di esperienze di vita, etc. In tal senso, è possibile affermare che il cervello umano può crescere e evolversi in maniera infinita, raggiungendo confini che possono spalancare le porte di capacità e potenzialità ancora inesplorate.
Il concetto appare, al primo impatto, come particolarmente complesso se non addirittura privo di un solido fondamento scientifico, e da un certo punto di vista, ciò è assolutamente incontestabile. Non a caso, ad esempio, per l’essere umano tipicamente razionale ed abituato ad una visione “materiale” della realtà, è inaccettabile che si possa vedere qualcosa utilizzando strumenti diversi dai propri occhi. Se poi cerchiamo di coinvolgere la nostra mente in questa ipotesi di potere oscuro dell’individuo, il risultato che ne deriva è quello di un totale rifiuto anche solo all’ipotesi che esista una metodologia di apprendimento che utilizzi strumenti diversi dai sensi dell’uomo.
Tuttavia, tra le possibili e sconosciute potenzialità cerebrali dell’uomo, quella che ha raggiunto il massimo apice, da un punto di vista di interesse scientifico e quindi di possibili applicazioni, è di certo quello della visione remota.
La Visualizzazione Remota o Remote Viewing, è una facoltà mentale che consente ad un viewer (osservatore) di descrivere o fornire informazioni su cose o scenari che risultano inaccessibili ai sensi dell’uomo e indipendenti da parametri definiti come la distanza e/o il tempo. Tanto per fare un esempio, ad un viewer si potrebbe chiedere di descrivere una particolare strada in un lontano paese in cui non è mai stato, oppure ciò che si vede in un incrocio di una città distante migliaia di chilometri, oppure la conformazione degli edifici presenti, in un tratto di costa, di un paese ubicato dall’altra parte del mondo. A ciò si aggiunge il fatto che la descrizione dello scenario “visionato” potrebbe anche prescindere dalla condizione temporale. In altri termini il soggetto potrebbe essere in grado di descrivere un determinato scenario di un particolare luogo, risalente ad uno specifico momento storico. Quindi, la visione remota consente, ad una persona dotata di queste capacità, di descrivere, con un certo grado di accuratezza, immagini, luoghi, oggetti, persone realmente presenti (o che lo siano stati) in posti molto distanti e senza che gli vengano fornite descrizioni o informazioni di alcun tipo. Volendo attribuire una definizione al fenomeno, lo si può descrivere come un processo attraverso il quale un individuo riesce a percepire (visualizzare a livello cerebrale) informazioni (prevalentemente immagini) su ambienti e luoghi geograficamente anche molto distanti, senza limitazioni di tempo e di spazio. Stiamo quindi parlando di una particolare capacità, non contemplata nei cinque sensi conosciuti, e riconducibile a strumenti metafisici.
Pertanto la visione remota, può essere identificata come una percezione extrasensoriale (Extra-sensory perception – ESP), una capacità quindi che esula dai cinque sensi dell’uomo. Alcuni la definiscono anche come sesto senso, ma comunque la si voglia identificare, permane la certezza della capacità di acquisire informazioni attraverso canali sconosciuti e inspiegabili per coloro che si basano, per la dimostrazione dei fenomeni, su metodologie riconducibili alle scienze classiche e scientificamente dimostrabili. Nell’alveo delle percezioni extrasensoriali (che fanno parte del settore di studio della Parapsicologia), è possibile identificare diverse capacità paranormali, come la precognizione (o capacità di prevedere ciò che avverrà in futuro), la telepatia (che consentirebbe di comunicare mediante la trasmissione del pensiero) e la chiaroveggenza, che sembrerebbe avere molti punti in comune con la Remote Viewing (RV). Come abbiamo già detto, essa si basa sulla capacità di acquisire conoscenze su luoghi, eventi, persone e cose ubicate in posti lontani o comunque non visibili al chiaroveggente (termine che identifica colui che è dotato di questa capacità). Anche la storia del termine, è particolarmente singolare, in quanto deriva da due lingue: quella attuale deriva dal francese (clairvoyance, o visione chiara), che a sua volta deriva dal latino (clarus e videre, chiaro e vedere).


Sperimentazioni sulla visione remota: il progetto Stargate

Esattamente nel 1972, presso lo Stanford Research Institute (SRI) e successivamente all’Applications International Corporation (SAIC), di Menlo Park, CA, Puthoff insieme a colui che diverrà il suo collaboratore più prezioso, Russel Targ, anch’egli fisico, realizzarono una serie di esperimenti riconducibili alle proprietà quantiche (1) della mente dell’uomo. I primissimi esperimenti si basarono sulla collocazione di un soggetto (ricevente) in una camera sigillata e elettricamente schermata, e di un secondo soggetto (inviante) in un’altra stanza, anch’essa opportunamente sigillata e schermata. Mentre il soggetto inviante veniva esposto a lampi intensi di luce ad intervalli regolari, contestualmente venivano registrate mediante un elettroencefalogramma (EEG) le onde cerebrali dell’inviante e del ricevente. Curiosamente le onde cerebrali dell’inviante che si accompagnavano ai lampi di luce, risultarono analoghe a quelle del ricevente, che le produceva solo dopo alcuni attimi. Da notare che il ricevente non veniva esposto ai lampi di luce dell’inviante. Questo esperimento dimostrò che esisteva un “qualcosa” di cerebrale che legava i due individui prescelti.
In quello stesso anno, Puthoff propose allo SRI di approfondire queste ricerche proprio per ricercare le proprietà della fisica quantistica negli esseri umani. In particolare i due fisici, condussero delle ricerche su di un personaggio che sembrava possedere particolari capacità psichiche: il suo nome era Uri Geller. Geller nasce a Tel Aviv nel 1946, da genitori ungheresi, e nel corso degli anni ebbe occasione di spostarsi in diversi paesi, cosa che gli consentì di acquisire la conoscenza di diverse lingue. Dopo aver prestato il servizio militare come paracadutista (partecipò alla Guerra dei Sei Giorni, in cui rimase ferito), lavorò perfino come fotomodello, ma ben presto iniziò a fare spettacoli in giro per i locali di tutto il mondo, esibendo le sue capacità particolari, tra cui quella più famosa in cui riusciva a piegare i cucchiaini da caffè, grazie alla forza del pensiero. Targ e Puthoff, venuti a conoscenza delle sue particolari capacità, lo convocarono per invitarlo a collaborare alle loro ricerche. Lo studiarono per mesi approfonditamente e dopo qualche tempo, pubblicarono un resoconto, che finì sulla rivista Nature, che scatenò un’autentica bufera: i due fisici giudicarono attendibili le capacità mentali del giovane israeliano.
Le notizie delle sperimentazioni condotte allo SRI, non tardarono a raggiungere la CIA (Central Intelligence Agency), che inviò a Stanford, nel giro pochi giorni, due agenti per conoscere Puthoff e Targ. L’Agenzia mostrò subito un particolare interesse per le ricerche condotte dai due fisici sulla Visione Remota, soprattutto perché era venuta a conoscenza di sperimentazioni analoghe condotte oltre la “cortina di ferro”. Effettivamente, pare che sin dal 1940, il Cremlino avesse manifestato uno smisurato interesse per queste particolari capacità mentali, al punto tale che sembra che lo stesso Stalin fosse diventato amico di un eccentrico ebreo polacco, Wolf Messing, responsabile della premonizione sulla fine della Germania nazionalsocialista, qualora Adolf Hitler avesse attaccato l’Unione Sovietica. Tuttavia la ragione di tanta attenzione da parte di Stalin per la psicotronica (fu così ribattezzata la scienza che si occupa della reali energie umane) era riconducibile ad uno scopo ben preciso. Sembra che nel 1953 egli avesse già dato disposizioni in merito all’organizzazione, con la collaborazione delle Forze Armate, di gruppi di individui dotati di facoltà telecinetiche che dovevano essere utilizzati per una molteplicità di operazioni: dall’intercettazione dei piani strategici degli avversari, al disturbo delle strumentazioni in uso ai militari degli eserciti occidentali, fino all’utilizzo di spie “telepatiche” che avrebbero dovuto assimilare informazioni segrete di tipo diverso. Purtroppo ben poco è trapelato sulle sperimentazioni condotte in URSS, ma sembra che le stesse siano proseguite fino al termine degli anni Settanta, con il coinvolgimento di diversi personaggi, particolarmente “dotati”, come Karl Nikolaev (2) e Yurij Kamenskij. Furono proprio gli esperimenti condotti su questi ultimi due personaggi, a partire dal 1965, a convincere i sovietici della bontà degli studi sui poteri della mente. Sembra infatti che siano riusciti ad effettuare delle sessioni di comunicazione mentale, raggiungendo distanze di centinaia di chilometri, ottenendo risultati che furono ritenuti sbalorditivi dallo stesso Cremlino, che autorizzò l’immediata realizzazione di centri di ricerca in varie aree geografiche, alcune delle quali identificate vicino alle città di Novosibirsk, Odessa, Zhaporozhje, Taganrog e Alma Ata.
Proprio in base a queste ultime informazioni che giungevano dal paese comunista, i due agenti della CIA (ma anche con la collaborazione della DIA - Defence Intelligence Agency, e dei servizi di intelligence della Marina), offrirono ai due fisici, la possibilità di continuare le sperimentazioni con la massima libertà d’azione e con la promessa di corposi finanziamenti erogati dal Governo. La stessa offerta fu estesa ovviamente anche a Targ. Di certo, nell’offerta di collaborazione della CIA furono determinanti le esperienze maturate da Puthoff, prima come Naval Intelligence Officer nella Marina USA e successivamente come impiegato presso la National Security Agency.
Puthoff e Targ accettarono, e le prime ricerche furono indirizzate su sperimentazioni che si basavano sulla percezione a distanza, di simboli e oggetti nascosti in buste e scatole. In sostanza, ad alcuni soggetti riceventi veniva chiesto di disegnare o di descrivere alcuni oggetti nascosti, o di disegnare gli oggetti che erano ubicati vicino al soggetto inviante. I risultati di alcune di queste sperimentazioni furono descritte, in maniera dettagliata, in due pubblicazioni realizzate dallo stesso Puthoff (3) . Anche se nel 1995, furono declassificate e rese pubbliche (dalla CIA) circa 270 pagine di relazioni dello SRI, quasi tutta la documentazione delle sperimentazioni, che rappresenta la parte di maggiore rilevanza scientifica delle sperimentazioni condotte, resta ancora classificata. Nonostante il rilevante alone di riservatezza che ancora oggi circonda l’intero progetto, sembra che i funzionari della CIA preposti al controllo dello svolgimento degli esperimenti, siano rimasti positivamente colpiti dai risultati conseguiti, al punto tale da ritenere che la trasmissione delle informazioni a distanza fosse possibile anche per persone non dotate di questi particolari poteri. Non a caso, in alcuni documenti (4) , lo stesso Puthoff afferma che gli sviluppi conseguiti presso lo SRI, potevano consentire ad agenti della CIA, che non avevano conoscenze specifiche di queste procedure o che non erano stati opportunamente preparati, ad eseguire con successo esperimenti di acquisizione a distanza di informazioni.
Nel 1973, il progetto subì una variazione metodologica, che condusse anche alla definizione del suo nome, che fu identificato come Scanate (scanning by coordinates). Questa volta l’interesse di Puthoff e Targ si concentrò sulla sperimentazione di tecniche di acquisizione di informazioni a distanza, mediante l’utilizzo di coordinate geografiche (da questo il nome di Scanate). In pratica, al soggetto ricevente venivano fornite semplici coordinate geografiche basate su latitudine e longitudine (riconducibili ad un luogo preciso in cui era presente persona che assumeva il ruolo di osservatore), pertanto il soggetto ricevente acquisiva le informazioni mediante un processo di visione mentale basato esclusivamente sulle coordinate fornite. Solo dopo pochi mesi venne redatto un rapporto particolarmente incoraggiante sui risultati delle sperimentazioni condotte; la più famosa fu sicuramente quella che interessò un enigmatico personaggio: Ingo Swann. Alla costante ricerca di soggetti che presentassero determinate caratteristiche, o che asserivano di possedere particolari capacità mentali, Puthoff e Targ, si imbatterono in colui che passò alla storia per l’esperimento dell’anello di Giove. In realtà, Swann era entrato precedentemente in contatto con Puthoff, in base alla visione di una richiesta di finanziamento, elaborata dal fisico dello SRI, per un progetto di ricerca sulla biologia quantistica inviato dallo stesso Puthoff al laboratorio Clive Backster di New York. Swann, che aveva partecipato ad alcuni esperimenti di psicocinesi presso il laboratorio del professor Gertrude Schmeidler, presso il City College di New York, contattò Puthoff offrendogli la sua totale collaborazione per le sperimentazioni che stava conducendo.
Ingo Swann, eccentrico artista e scrittore di New York, fu immediatamente descritto dai due fisici come un individuo “particolarmente dotato”. Uno dei primi esperimenti in cui fu coinvolto lo scrittore newyorkese, fu quello delle scatole, di cui il visore doveva indovinare il contenuto. Durante un test di questo tipo, fu chiesto a Swann di descrivere il contenuto di una di esse: egli disse “…io vedo qualcosa di piccolo, marrone e irregolare, come una sorta di foglia o qualcosa che gli assomiglia, solo che mi sembra molto viva, come se fosse in movimento!”. La scatola conteneva una piccola falena, viva che aveva proprio l’aspetto di una piccola foglia (5) .
Tuttavia l’esperimento più famoso, fu quello che coinvolse l’osservazione del pianeta Giove. Una sera del 1973, i due fisici parteciparono ad una sessione di visione remota con Swann, che dopo una premonizione che durò circa venti minuti, descrisse alcune caratteristiche fisiche del pianeta Giove tra cui l’esistenza di un sottile anello che lo circondava (piuttosto simile a quello di Saturno). Fornì, inoltre, alcune indicazioni sulla superficie del pianeta, sull’atmosfera e sulle condizioni meteo presenti.
Effettivamente l’anello fu poi osservato solo nel 1979 dalla sonda Voyager. Anche in questo caso non mancarono critiche e contestazioni sulla correttezza e sull’approssimazione delle affermazioni fatte da Swann. I risultati di queste sperimentazioni furono riportare su una pubblicazione che venne rilasciata durante un convegno tenutosi presso l’Università di Stanford nel 1972 (6) , in cui si annunciarono pubblicamente le possibilità e le potenzialità mentali di alcuni individui particolarmente dotati.
Il progetto, rinominato Stargate, andò avanti per diverso tempo e furono condotte ulteriori sperimentazioni che portarono alla riformulazione della tecnica CRV (Coordinate Remote Viewing). Ulteriori ricerche furono condotte anche da un progetto analogo, coordinato però dall’esercito statunitense (anch’esso in collaborazione con la DIA), presso Fort Meade nel Maryland, e noto con il nome di Grill Flame. Gli esperimenti, condotti con personale civile e militare, proseguirono fino al 1979, anno in cui si procedette alla fusione dei due progetti.
Coperti entrambi da un livello di segretezza elevatissimo, non fu rivelato molto sugli esiti delle sperimentazioni che proseguirono fino al 1983, quando il progetto venne rilevato dall’INSCOM (United States Army Intelligence e Security Command), struttura militare dell’Esercito USA e della National Security Agency (NSA) con sede a Fort Belvoir (Virginia). La prosecuzione degli studi fu sottoposta alla supervisione del Generale Albert Stubblebine (ribattezzata Center Lane Project), ed è proprio in questo periodo che Puthoff e Swan redigono, nel 1986, il CRV Manual (The Controlled Remote Viewing Manual), prima guida di apprendimento sulla visualizzazione a distanza (7) . All’apice della sua curva evolutiva, lo studio sulla visione remota, poteva contare sul lavoro condotto da ben 14 laboratori di ricerca completamente dedicati al progetto.
Da questo momento in poi, e per quello che è dato sapere, sembra che i risultati conseguiti non siano stati molto incoraggianti (si parlò di una percentuale di successi di visione remota del 20%, contro un 80% di insuccessi), e in funzione di un riesame sfavorevole da parte della National Academy of Sciences (NAS), l’esercito USA e la DIA, decisero di abbandonare definitivamente il progetto.
Non fu dello stesso avviso la CIA, che nel 1995 rifinanziò le ricerche e contattò l’American Institute of Research incaricandola di esaminare i risultati delle ricerche e delle sperimentazioni. Fu elaborata una relazione da parte di due eminenti esponenti del NAS, Jessica Utts e Ray Hymann, che espressero due opinioni discordanti sui risultati conseguiti nei 24 anni di durata del progetto.
L’esperta di statistica Utts, valutò positivamente le sperimentazioni effettuate, consigliando una prosecuzione delle indagini sulle effettive capacità di alcuni individui analizzati e raccomandando che venissero effettuati “… futuri esperimenti per mettere a fuoco e per comprendere meglio il funzionamento di questo fenomeno, e su come renderlo possibile”.
Di parere contrario fu lo psicologo Hymann, il quale affermò che nonostante le sperimentazioni condotte fossero state ben progettate ed analizzate, e sebbene avessero dimostrato per alcuni individui, l’esistenza di particolari “capacità mentali”, il ridotto numero di candidati, le molte imprecisioni degli esperimenti e i difetti di alcune metodologie di sperimentazione, non erano di conforto per la prosecuzione delle ricerche.
Pur trovandosi di fronte ad giudizio “misto”, l’American Institute of Research, consigliò la CIA di terminare il programma Stargate.
È opportuno sottolineare che le valutazioni dei due esperti del NAS, si basarono solo su di una parte, peraltro ridotta, della documentazione prodotta in tutti gli anni in cui fu attivo il progetto. Complessivamente, il progetto Stargate (che nel corso degli anni cambiò nome più volte), costò, nei due decenni, qualcosa come oltre 20 milioni di dollari, e portò al coinvolgimento di molteplici personaggi, alcuni dei quali conquistarono anche una particolare notorietà, come Ingo Swann, Pat Buchanan, Paul Smith, Joseph McMoneagle, Ed Dames.
Il 17 aprile 1995, il Presidente Bill Clinton impartì l’Ordine Esecutivo Nr. 1995/4/17, intitolato Classified National Security Information, che produsse la declassificazione e conseguente pubblicizzazione di oltre 270 pagine, custodite dalla CIA e riconducibili alle relazioni redatte dalla SRI negli anni delle sperimentazioni, anche se, come già asserito, la maggior parte della documentazione prodotta in quegli anni, non è stata ancora “declassificata”.
Nel 1995, il progetto fu ufficialmente terminato, ma non si ha la certezza assoluta che le ricerche e le sperimentazioni siano state definitivamente abbandonate. È altresì ignoto se il progetto sia stato nuovamente (e segretamente) rifinanziato dal governo statunitense.
È interessante notare che pare che anche il governo britannico nel periodo 2001-2002, si sia interessato allo studio della visione remota. Sembra tuttavia che le sperimentazioni effettuate su circa 18 soggetti “dotati” non abbiano prodotto risultati interessanti. Le sperimentazioni furono divulgate nel 2007, in seguito ad un Freedom of Information request (8) .


La forza del pensiero: il progetto PEAR

Il progetto PEAR (Princeton Engineering Anomalies Research), nasce nel 1979 presso il laboratorio dell’Università di Princeton, grazie agli studi condotti da Robert G. Jahn, ingegnere e fondatore, nel 1961, del primo laboratorio dedicato alla ricerca di propulsori elettrici per satelliti e veicoli spaziali (Electric Propulsion and Plasma Dynamics Laboratory), da lui diretto per oltre tre decenni.
Lo scopo del progetto, che è tuttora in corso, è di verificare se effettivamente vi sia un confine delimitato tra le capacità soggettive (non misurabili e legate all’elaborazione del pensiero) e quelle oggettive della realtà, verificabili e misurabili quantitativamente. In verità lo scopo della sperimentazione era di dimostrare che la coscienza umana, in qualche modo, fosse in grado di intervenire in modalità proattiva sul mondo reale. In tal senso lo studio nella fase iniziale si è concentrato sulla realizzazione di dispositivi che potevano essere influenzati dalla volontà umana e in funzione di ciò, in grado di poter produrre una serie di output casuali (eventi). Questi dispositivi, meglio noti come Random Events Generators (REG), sono in grado di sfruttare le interazioni fisiche tra microscopiche particelle, grazie al collegamento tra semiconduttori, in maniera tale da consentire alla macchina di emettere impulsi positivi e negativi (influenzati dal pensiero umano) e fruibili per calcoli statistici. Sostanzialmente, un REG è un dispositivo ingegneristico che produce eventi di tipo binario (0 e 1) in maniera casuale, utilizzando una piccola onda di elettroni liberi in una giunzione di semiconduttori. Tanto per citare un esempio, si potrebbe paragonare il dispositivo ad uno strumento predisposto per identificare il risultato del lancio di una moneta: testa o croce. Non è possibile prevedere quante volte uscirà un risultato o l’altro, ma in percentuale si potrebbe prevedere un andamento del 50%. La macchina REG, in funzione di una possibile interazione fisica tra particelle, avrebbe dovuto produrre una serie alternata di impulsi negativi e positivi (figura 1). Qualora il numero di elettroni che fluivano attraverso il dispositivo, in una certa frazione di secondo, fosse stato superiore alla media, il risultato sarebbe stato 1, in caso contrario, 0. La sperimentazione fu condotta secondo la seguente modalità: i soggetti coinvolti erano seduti a qualche metro di distanza dal dispositivo e dovevano semplicemente “desiderare” di produrre una variazione della media probabilistica dei risultati prodotti dal REG.
Quindi la sperimentazione consisteva nel verificare cosa poteva accadere se alcuni soggetti avessero pensato intensamente di produrre una variazione della media statistica, partendo dal primo



Figura 1 Funzionamento della macchina REG basato sull’interazione fisica
tra particelle in grado di produrre una serie alternata di impulsi negativi e positivi
 

evento (Intenzione Alta), passando al successivo (Intenzione Bassa) e in seguito senza manifestare alcun pensiero. In sostanza, se l’intenzione mentale era alta, si produceva un innalzamento (figura 2) della media, viceversa se l’intenzione era bassa, si produceva un abbassamento della media (figura 3).
Alle sperimentazioni condotte alla Princeton, collaborò anche una psicologa dell’Università di Chicago, Brenda Dunne (attualmente componente della Psyleron, società e struttura di ricerca fondata dallo stesso Jahn e da un gruppo di ricercatori della Princeton) e dopo quasi due decenni di sperimentazioni, il gruppo produsse i seguenti risultati:
1) il 52% delle prove effettuate avevano prodotto uno spostamento del flusso dati del generatore verso la direzione desiderata. Questo risultato era stato prodotto da oltre i due terzi dei soggetti sperimentatori, dimostrando l’efficacia dell’influenza del pensiero sull’andamento dei flussi;
2) furono rilevate delle differenze tipologiche sul’andamento dei REG. Furono rilevate delle differenze sostanziali, negli sperimentatori, sulle diverse tipologie di condizionamento. I maggiori successi furono rilevati quanto l’intenzionalità era alta, rispetto a quella bassa;
3) particolarmente interessante fu la sperimentazione effettuata su dei pulcini che furono condizionati dal dispositivo. In questo caso fu utilizzato un REG portatile che assunse il ruolo “guida” per i piccoli animali. Fu possibile notare un andamento anomalo delle oscillazioni che risentivano del comportamento dei pulcini;



Figura 2 – L’intenzione mentale alta produce un innalzamento della media
 



Figura 3 - L’intenzione mentale bassa produce un abbassamento della media
 


4) furono coinvolte alcune “coppie” di individui, affettivamente legate tra loro, che dimostrarono che le alterazioni subivano delle deviazioni superiori rispetto ai singoli individui.
Vennero effettuate ulteriori sperimentazioni, miranti alla verifica dei condizionamenti degli ambienti e delle persone. Una di queste fu condotta da Roger Nelson, direttore del Global Consciousness Project (GCP), che realizzò un REG trasportabile, meglio noto come Field-REG, che ha dimostrato, in molteplici sperimentazioni condotte nell’ultimo decennio, che l’interazione uomo-macchina è molto più intensa quando si verifica in ambienti emozionalmente forti e molto meno intensa in habitat noiosi o poco eccitanti. Pertanto le sperimentazioni confermarono che il maggior trasporto dei partecipanti, generava quasi automaticamente una risonanza emozionale che amplificava in maniera rilevante il segnale dell’informazione anomala.
Altra sperimentazione di particolare interesse, tuttora in corso, è quella condotta da Roger Nelson del Princeton Engineering Anomalies Research Group, ideatore e realizzatore del progetto Noosphere. Questo ambizioso e caratteristico progetto (http://noosphere.princeton.edu/), che rientra anch’esso nel Global Consciousness Project, ha come obiettivo quello di raccogliere continuamente dati da una rete mondiale di generatori di numeri casuali ubicati in 65 siti di accoglienza sparsi in tutto il mondo. Lo scopo del progetto è quello di esaminare tutte le possibili correlazioni tra le diverse coscienze umane ubicate in contesti geografici diversi e i grandi eventi che si verificano a livello mondiale. In tal senso, le sperimentazioni in corso, sembrano confermare che sussista la concreta possibilità che una specie di coscienza sociale possa produrre effetti, non molto comprensibili, sull’ambiente.
Alla Psyleron, hanno perfino messo a punto una serie di dispositivi in grado di dimostrare l’attendibilità delle sperimentazioni effettuate. Quello maggiormente interessante è sicuramente la Mind Lamp (Lampada Mentale) in grado di variare la tonalità cromatica in funzione del condizionamento umano (http://www. mind-lamp.com/mind-lamp-research.php).
Si tratta di una lampada munita di un REG che utilizza il fenomeno quantistico noto come tunneling di elettroni. Esempio classico di dispositivo che viola le teorie convenzionali della scienza classica, la Mind Lamp è in grado di cambiare il suo colore in funzione di una serie di modificazioni del pensiero e dello stato d’animo del suo possessore. Il meccanismo, ancora oggetto di studio e di ricerche, in funzione di numerose testimonianze di persone che lo hanno utilizzato in contesti e scenari diversi, sembrerebbe effettivamente in grado di modificare, in tempo reale, il suo colore in base alla modificazione dei processi mentali della persona che le sta vicino.
Pertanto, sembrerebbe dimostrabile il collegamento tra lo stato emozionale del soggetto e la generazione di eventi anomali (variazione cromatica), che da un punto di vista statistico, ci indica che sia a livello di subconscio che a livello di mente cosciente, è possibile influenzare i processi probabilistici. Anche in questo caso è stato notato che la presenza di una molteplicità di persone, soprattutto se legate emozionalmente tra loro, può generare ulteriori modificazioni del colore della lampada. Complessivamente, la maggior parte degli utilizzatori, conferma che la Mind Lamp, reagisce in funzione dei loro umori, intenzioni e stati d’animo momentanei.


L’era della scoperta delle potenzialità della mente umana

La realizzazione della Intel, come possiamo comprendere, rappresenta ben più di una straordinaria innovazione tecnologica: essa sancisce la nascita di una nuova epoca di ricerche e di investimenti, che hanno come elemento nevralgico lo studio della mente dell’uomo. Quindi assisteremo, per il prossimo millennio, allo sviluppo di tecnologie e di applicazioni miranti alla maggiore comprensione del suo funzionamento, e soprattutto alle modalità di interfacciamento con strumenti tecnologici. Quali possano essere le possibili scoperte e sperimentazioni che si andranno a realizzare, è attualmente impossibile definirlo con certezza. Di sicuro gli sviluppi saranno indirizzati verso il miglioramento della vita stessa dell’individuo, ma di certo non saranno tralasciati settori e campi di interesse economico, politico e di sicurezza nazionale. Proprio su quest’ultimo aspetto, è importante fare alcune considerazioni. Che le attività di intelligence siano sempre più condizionate dall’Information Technology, risulta ormai chiaro anche al più sprovveduto addetto alla sicurezza del più arretrato paese del Terzo Mondo. Questa certezza deve tuttavia condurre ad una considerazione di importanza fondamentale: il dominio della conoscenza e della supremazia nel settore della sicurezza nazionale non può prescindere dal coinvolgimento delle strutture di studio e di ricerca del paese. In tal senso, la collaborazione con queste organizzazioni, ed in particolare con le strutture accademiche, deve assumere la connotazione di un obiettivo primario da conseguire. Come asserito dal Direttore del DIS, Giovanni De Gennaro, nella sua lecture inaugurale tenuta presso il Link Campus University of Malta, a gennaio scorso,”…Il mondo accademico non potrà esimersi dall’essere in prima fila in questa difficile attività di studio e di ricerca. E non potrà non esserlo nella misura in cui il fabbisogno informativo supera e trascende ormai da tempo le mere esigenze di carattere pubblico ed istituzionale”.
Diverse nazioni hanno, da tempo, ben compreso l’importanza dell’attivazione di un rapporto sinergico tra mondo accademico e servizi di intelligence, realizzando fitte collaborazioni per quanto concerne la formazione, la ricerca, lo studio e l’analisi di dati ed informazioni. È un percorso obbligato per la cyber-intelligence del terzo millennio.
In conclusione, per quanto concerne lo sviluppo di sistemi di lettura del pensiero, di certo ci vorranno ancora diversi anni affinché si possa parlare di sistemi elettronici di psycho-intelligence, ma la chiave della porta di accesso alla mente umana, è stata realizzata e ha consentito di proiettare l’uomo in ciò che fino ad oggi era stato solo ipotizzato. Per l’intelligence, quindi, si configura una nuova era. Forse siamo nelle condizioni di poter inaugurare una nuova metodologia di raccolta delle informazioni. Non è ancora giunto il momento di aggiungere una nuova sigla che identifica la nuova forma di intelligence psicologica, ma magari tra qualche anno si potrebbe cominciare a parlare di PsychoInt….


(1) Proprietà quantiche. Attualmente molti scienziati sostengono che l’attività mentale nell’uomo è riconducibile a processi chimici e fisici che avvengono a livello molecolare, atomico, e forse persino sub-atomico nel sistema nervoso, vale a dire nell’ambito di validità della meccanica quantistica. In funzione di ciò è ragionevole supporre che anche l’attività mentale sia un fenomeno quantistico, e molti ricercatori hanno già prodotto sperimentazioni a sostegno di questa tesi.
(2) Karl Nikolaiev. “Miracles of Mind” , Russel Targ and Jane KAtra, Ph.D., New World Library 1999.
(3) Puthoff H.E. e Targ R. (1976),”A Percentual Channel for Information Transfer over Kilometer Distances: Historical Perspective and Recent Research”, Proc. IEEE 64, 329.Puthoff H.E., Targ R., May E.C. (1977), “Experimental Psi Research: Implications for Physics, in the Role of Consciousness in the Physical World”, edited by R.G. Jahn (AAAS Selected Symposium 57, Westviw Press, Boulder, 1981). R. Targ and H.E. Puthoff, Mind Reach (Delacorte Press, Nwe York, 1977)
(4) Puthoff H.E. e Targ R. (1974b), “Percentual Augmentation Techniques”,SRI Progress Report N. 3 (31 October 1974). Puthoff H.E. e Targ R. (1 december 2975), “Final Report to the CIA”, covering the period January 1974 - February 1975.
(5) “CIA-Initiated Remote Viewing Program at Stanford Research Institute” (1996), http://www.crvmanual.com/docs/hp95.html.
(6) Puthoff H.E. e Targ R. (1975), “Physics, Entropy and Psychokinesis, in Proc. Conf. Quantum Physics and Parapsychology”, Geneva, 1975.
(7) Il manuale è reperibile in Rete al seguente indirizzo: http://www.firedocs.com/remoteviewing/answers/crvmanual/CRVManual_FiredocsRV.pdf
(8) Freedom Information request. È una richiesta che viene formulata al Parlamento del Regno Unito per accedere ad informazioni particolari in virtù dell’attuazione del “diritto di sapere” da parte dei cittadini del Regno (per maggiori informazioni http://www.mod.uk/DefenceInternet/FreedomOfInformation/DisclosureLog/SearchDisclosureLog/RemoteViewing.htm).

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