GNOSIS 1/2010
LA STORIA FATTI, ANEDDOTI e LEGGENDE Giordano Bruno: monaco o spia? (Un mistero ancora da svelare) |
di Alain Charbonnier |
Non aveva la mano ferma, il boia che l’8 febbraio 1587, nel castello di Fotheringhay, eseguì la condanna a morte di Maria Stuart, Regina di Scozia. Dovette vibrare un secondo colpo di scure per staccare definitivamente la testa e quando insieme con i suoi aiutanti si avvicinò al corpo senza vita per prendere gli ultimi ornamenti rimasti, prima che venisse imbalsamato, la gonna di Maria si mosse, come per un colpo di vento, e sgusciò via il suo cagnolino che la regina era riuscita a nascondere sotto le lunghe vesti. Per la prima volta un regnante “consacrato da Dio”, era stato giudicato e giustiziato dagli uomini. Un’altra regina, Elisabetta I, si era arrogata il diritto di uccidere “legalmente” colei che poteva insidiarle il trono. Spie e delatori l’avevano informata puntualmente delle trame della rivale e la ragion di stato aveva fatto il resto. Il monaco domenicano Giordano Bruno aveva di che essere soddisfatto: la “sua” Astrea non avrebbe più avuto da temere di essere spodestata. Il rapporto con Elisabetta I, della quale sostiene la politica estera protestante, in quanto la più antipapista, e considera il suo regno un esempio di nuovo ordine di giustizia, tolleranza e armonia, nasce all’indomani del trasferimento del frate domenicano a Londra, dopo i falliti tentativi di insegnare a Oxford. Le sue lezioni sull’astronomia e l’immortalità dell’anima erano state ricusate, perché seguace di Copernico e accusato di aver plagiato Marsilio Ficino. “Non c’erano più dottori in filosofia ma dottori in grammatica. Un’intera costellazione di costoro regna su questa campagna felice e la loro ostinata ignoranza, la loro gelosia e presunzione si combinano con una rustica inciviltà di maniere che avrebbe provocato la pazienza di Giobbe. Ciechi somari, che non si preoccupano di cercare la verità, ma solo di studiare e giocare con le parole”. È l’invettiva di Giordano Bruno contro dotti e sapienti oxoniani che non lo hanno voluto fra loro, mentre lo accoglie Londra con la sua Corte. Nel periodo inglese, Giordano Bruno si pone come catalizzatore del Nuovo Teatro e della Nuova Scienza, in un momento in cui una miscela di magia e matematica, di astronomia e astrologia, di empirismo e mito, si fondono nella scienza moderna. Ispira la controcultura anti-aristotelica e “ateistica” della “Scuola della notte” di Sir Walter Raleigh, il cui esperimento pratico si traduce nella colonia Virginia ,nel Nuovo Continente, e l’esperimento creativo il Dottor Faustus di Kit Marlowe. Inviso ai cattolici come ai protestanti, una volta rientrato in Italia, il frate è condannato al rogo e arso vivo il 17 febbraio 1600 in Campo de' Fiori, a Roma. Un atroce supplizio che gli procurerà la popolarità universale, cercata in vita e mai riscossa, ancora ben viva dopo quattro secoli, soprattutto dopo la sua elevazione a “martire del libero pensiero”. Una popolarità che fa discutere storici ed esperti perché ancora oggi Giordano Bruno rimane figura misteriosa e controversa. Due personalità che rispondono a due nomi. Giordano Bruno grande filosofo, monaco, uomo di religione ma anche laico campione della libertà di pensiero, antesignano dell’illuminismo, antipapista e ammiratore della regina d’Inghilterra. Henry Fagot agente segreto coraggioso, brillante, solido, senza scrupoli morali nei confronti di amici e nemici, dotato d’ingegno, abile spia le cui informazioni mandano la gente al patibolo. Un antesignano di dottor Jeckill e mister Hyde. Lo storico inglese John Bossy, dell’università di York, sostiene che, con il nome di copertura Henry Fagot, Giordano Bruno è l’agente segreto che permette alla Regina Vergine Elisabetta I d’Inghilterra di schiacciare il tentativo di rivolta dei cattolici per mettere sul trono Maria Stuart e consolidare così un regno precario, insidiato all’interno e all’esterno. Dal momento in cui viene meno l’eventualità del matrimonio tra Elisabetta e il duca d’Alençon, l’ambasciatore di Parigi, Michel Castelnau, ufficialmente negozia l’esilio in Francia per Maria Stuart, vedova del re Francesco di Valois, deposta regina di Scozia, ritenuta legittima regina d’Inghilterra. In realtà, aiutata dall’ambasciatore spagnolo e dai cospiratori cattolici, in Inghilterra e all’estero, la Francia trama per portare Maria sul trono inglese, magari liberato da un provvido regicidio. Complotti veri e complotti velleitari vanno di pari passo. Per sventarli, gli agenti di Sir Francis Walsingham, il “padre” dell’intelligence inglese, giocano un ruolo fondamentale. Uno di loro è appunto Henry Fagot. Questi corrompe il segretario dell’ambasciatore francese e accede a tutta la corrispondenza segreta tra Maria Stuart e la Francia. Contemporaneamente, dall’ambasciatore spagnolo Mendoza, che indulge volentieri al bicchiere, ottiene la conferma che Parigi sta progettando per la regina di Scozia un matrimonio spagnolo e un’alleanza anti-inglese. Fagot viene a sapere anche che un altro agente di Walsingham in realtà fa il doppio gioco e, soprattutto, procura le prove del progetto di Francis Throckmorton, principale agente della cospirazione antielisabettiana, per invadere l’Inghilterra con truppe francesi e spagnole, assassinare la regina e incoronare Maria Stuart. Per sei mesi Fagot insiste nella sua denuncia contro Throckmorton, fino a quando ne ottiene l’arresto. Interrogato sotto tortura, Throckmorton rivela tutti i dettagli della congiura, viene processato e giustiziato. Ma non basta, Fagot come prete confessa la spia di Mendoza, Pedro de Zubiaur e viene a conoscere i piani per avvelenare i profumi e la biancheria di Elisabetta. Infine scopre il complotto di Thomas Babington e fornisce la prova inconfutabile della connivenza di Maria Stuart che porterà al processo e all’esecuzione. L’ambaciatore Mendoza è espulso, Castelnau è “bruciato” e fa ritorno in Francia. Fagot sventa così la più seria minaccia nei confronti di Elisabetta, fino all’Invincibile Armata del 1588. Fagot invia i suoi rapporti direttamente a Walsingham e dall’esame della corrispondenza conservata negli archivi britannici, Bossy è convinto che lo 007 ante litteram è un italiano, conosce il francese parlato (un po’ meno quello scritto), comprende l’inglese, anche se fa finta di non capirlo, è un sacerdote ed è ferocemente antipapista. Non ha dubbi: quella spia risponde al nome reale di Giordano Bruno, collocato come elemosiniere presso l’ambasciata francese. Eppure Fagot non parla mai di Giordano Bruno, italiano, poliglotta, sacerdote, seppure inabilitato a celebrare, ferocemente anticattolico che detesta in ugual misura il papato e la dottrina protestante della predestinazione. Più che una spia per denaro, è una spia per scelta politica, affascinato dalla spregiudicatezza di Elisabetta d’Inghilterra. Affetto da una presunzione e un’arroganza, sposate a un’intelligenza e a una memoria eccezionali, insufficienti a prevalere sugli odi che provoca, Giordano Bruno viene espulso da quasi tutti i paesi europei. Costretto a tornare in Italia, esauriti tutti i tentativi per ragionare con un uomo che pare aver perso il senso della realtà, l’Inquisizione lo condanna al rogo. La bocca serrata dalla “mordacchia”, affinché non possa pronunciare più parola, Giordano Bruno brucia in Campo de’ Fiori. Il rogo dunque segna l’apoteosi del monaco filosofo, mentre dopo quattro secoli la Storia consuma la sua vendetta: sul trono d’Inghilterra sale un’altra Elisabetta, ma non è la discendente della Regina Vergine, bensì proprio di Maria Stuart. La ricostruzione di Bossy, ripresa poi da altri autori, è fieramente contestata da uno dei maggiori studiosi di Giordano Bruno, Nuccio Ordine che afferma con sicurezza: “non era una spia” e contesta le prove addotte dall’autore inglese, tutte opinabili e contestabili, non prive di anacronismi. Insomma non basta l’esame delle antiche “carte” per trasformare Giordano Bruno in agente segreto. Anche se il contesto rende credibile tutta la storia. “L’ esperienza umana e intellettuale del filosofo – afferma Nuccio Ordine - testimonia che la conquista del sapere e il diritto alla parola è frutto di una battaglia quotidiana, di un rigoroso impegno, di un forte sacrificio. E proprio per difendere la sua filosofia dell’infinito e il suo amore disinteressato per la conoscenza, il Nolano non ha mai esitato a scontrarsi con potenti avversari nelle corti e nelle aule universitarie di molte città europee, rinunciando, volta per volta, a privilegi e a onori. Fino a concludere la sua esistenza, come la farfalla degli Eroici furori, nella luce di un rogo. Ma tra quelle fiamme, alimentate da una feroce intolleranza, Bruno, da uomo libero, ha scritto una delle pagine più eloquenti della sua filosofia”. Leggenda o realtà? Giordano Bruno grande pensatore e vittima della sua “illuminazione”, ma anche spia spregiudicata? Forse non lo sapremo mai, perché anche Giordano Bruno-Henry Fagot, come tutte le grandi spie, rimane avvolto in un alone di mito e di mistero.
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