GNOSIS 2/2009
LA STORIA DALL'ARCHIVIO La stampa 'sequestrata' |
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Tra le radicali innovazioni introdotte, di particolare rilievo: - la necessità di una ‘preventiva dichiarazione’ e non più ‘una preventiva autorizzazione’, da consegnare alla Segreteria di Stato per gli Affari Interni, prima di procedere a qualsiasi pubblicazione; - la nomina di un ‘gerente responsabile’, una sorta di garante d’altri tempi che, con funzioni di controllo e di responsabilità, aveva il compito di curare i rapporti tra stampa e pubblici poteri; - l’obbligo di consegnare alle Autorità competenti ‘la prima copia di ogni pubblicazione, con apposta la firma del gerente’. Il conseguente forte incremento che ebbe la diffusione della stampa, in particolare quella periodica, capace di raggiungere settori sociali sempre più vasti, portò le Autorità ad una maggiore vigilanza anche per motivi strettamente di ordine pubblico. Fu così che, nel 1889, il codice Zanardelli abrogò alcune norme dell’Editto Albertino e, nel 1894, venne promulgata la Legge Crispi, con la quale si inasprirono le pene per l’istigazione a delinquere e l’apologia di reato, perpetrati a mezzo stampa. Si trattava di una Legge che, pur riconoscendo la libertà di stampa come principio ineludibile, introdusse di fatto strumenti, diretti ed indiretti, di coercizione, imprimendo così una stretta autoritaria. Il sequestro di giornali e una forte vigilanza repressiva sulla stampa tutta, divennero così quotidianità! Sono le vicende seguite ai tumulti di Milano del 1898 ed alla sanguinosa repressione da parte del Generale Fiorenzo B. Beccaris, che sferrarono un durissimo colpo alla libertà di stampa. Un semplice decreto sancì l’interdizione temporanea di una decina di testate nonché il processo a carico di numerosi giornalisti. I documenti in Rubrica portano, proprio, la data del 1902 e testimoniano l’iter burocratico che veniva adottato dalle Autorità competenti per sottoporre a sequestro quei quotidiani e periodici ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico.
In apertura la prima pagina del n. 5 del settimanale Il Fuoco, pubblicato in Alessandria il 6 Febbraio, recante in alto a destra la dicitura ‘sequestrato’ e, in evidenza , l’articolo causa del provvedimento. Segue il telegramma, datato 7 Febbraio, a firma del Prefetto di Alessandria Serafini, con il quale veniva data esecuzione all’ordinanza del Giudice che aveva disposto il sequestro del settimanale. Nel documento del Ministero dell’Inteno del 19 marzo, indirizzato proprio al citato Prefetto, si chiedeva, invece, ‘di voler, a norma delle disposizioni vigenti sulla stampa, riferire sul sequestro dello stampato controindicato’… ’salvo a riferire a suo tempo sull’esito del conseguente procedimento giudiziario’. Chiude la documentazione la lettera di risposta del Prefetto al Ministero, recante la data del 23 marzo, nella quale venivano indicati i motivi per i quali il Giudice Istruttore aveva disposto il sequestro del settimanale. In particolare, veniva specificato che: – il sequestro era avvenuto per l’articolo intitolato ‘I CINQUE COMIZI PER FERROVIERI’. Si trattava di un pezzo d’apertura del settimanale nel quale si riportavano passi degli interventi tenuti nel corso dei 5 comizi, svoltisi nelle principali città italiane, a sostegno delle rivendicazioni dei lavoratori delle Ferrovie; – il contenuto di detto articolo era da ritenersi un ‘eccitamento all’odio per le classi sociali, delitto previsto dagli articoli 247 del Codice Penale, 24 Legge stampa ed art. 1 della Legge 19 Luglio 1894’; – detto periodico ‘essendo di colore politico democratico non sarebbe compreso fra quelli sovversivi’. Era un primo segnale di ciò che il Regime fascista, vent’anni dopo, avrebbe istituzionalizzato! A distanza di oltre un secolo dal sequestro de ‘Il Fuoco’ e a 65 anni dalla fine del fascismo, censura preventiva e sequestro di giornali sono, oggi, avvenimenti impensabili. Nel nostro Paese la libertà di stampa è patrimonio collettivo e garanzia di democrazia. Certo è che il rispetto di precise regole a tutela della dignità della persona e della verità sostanziale dei fatti, è da sempre cardine fondante di una corretta etica professionale. |