GNOSIS 1/2009
LA CULTURA 'STUDI' DI INTELLIGENCE Le sfide dell'Intelligence Interna in una società libera |
di Nicola Pedde |
www.rand.org/pubs/monographs/2009/RAND_MG804.pdf Questo recente documento, pubblicato dalla RAND nel febbraio del 2009 e che possiamo sinteticamente tradurre "Le sfide dell'Intelligence Interna in una società libera", è in realtà il primo di tre volumi dedicati all'ampio dibattito, tutt'ora in corso negli Stati Uniti, circa la necessità e la fattibilità di creare una nuova struttura di Intelligence ‘domestica’ con lo specifico compito di prevenire atti terroristici ed operare ad ampio raggio per garantire la sicurezza del territorio americano. È stato lo stesso Congresso ad incaricare lo U.S. Department for Homeland Security Office of Intelligence and Anlysis di condurre un’ indagine indipendente, attraverso la partecipazione di studiosi e Centri di Ricerca, per valutare soprattutto l'esperienza di altre Nazioni e comprendere se e quanto una nuova Agenzia, dedicata essenzialmente all'antiterrorismo, fosse funzionale agli interessi degli Stati Uniti d'America. L'Intelligence è stata sino ad oggi intesa negli Stati Uniti essenzialmente come un'attività destinata a fronteggiare un fattore di rischio esterno, con attività poste in essere da agenti ed Agenzie di Governi anche stranieri, una concezione, quindi, in larga misura ancora impostata sull'esperienza della Guerra Fredda, scarsamente adatta a contrastare minacce di natura asimmetrica e, soprattutto, orientata a concepire avversari aventi le sembianze di entità statuali. I fatti dell'11 settembre 2001 e le molteplici successive iniziative terroristiche tese a colpire il suolo degli Stati Uniti o i suoi interessi hanno, però, radicalmente cambiato il modo di concepire la sicurezza in America, allargando la rosa delle variabili di rischio e, soprattutto, la dimensione geografica di potenziale impatto delle attività terroristiche. Il ruolo dell'Intelligence, inoltre, è stato per anni inteso come meramente circoscritto alla raccolta delle informazioni ed all'analisi della potenziale minaccia, con una filosofia sul territorio nazionale essenzialmente difensiva. Al contrario, dopo l'11 settembre, il dibattito sul tema si è orientato in direzione della necessità di prevenire attacchi terroristici attraverso una sistematica ridefinizione dei ruoli e delle competenze delle strutture di Intelligence. Transitando da una concezione passiva ad una attiva della prevenzione, finalizzata a limitare il potenziale della minaccia attraverso un ruolo proattivo ed "invasivo" delle strutture di Intelligence, laddove si ravvisi un potenziale di rischio. E non poteva, questa nuova concezione, non alimentare un intenso dibattito in una Nazione dove – almeno per quanto concerne la dimensione interna – la garanzia delle libertà sancite dalla Costituzione rappresenta un elemento dogmatico ed intangibile. In particolar modo, il dibattito sulla riforma e la creazione di una nuova struttura con finalità essenzialmente interne, verte sulla possibilità di attribuire all'Intelligence competenze proprie delle Forze di polizia. Limitando al tempo stesso la privacy dei cittadini – o degli individui più in generale, se si tiene conto degli stranieri residenti od in transito sul suolo degli Stati Uniti – attraverso la sistematica raccolta e catalogazione di dati ed elementi utili ad ottemperare alle esigenze di monitoraggio e prevenzione. Questa nuova concezione, tuttavia, è vista da molti come potenzialmente foriera di risultati altamente negativi, soprattutto per quanto concerne la particolare ed unica concezione dello Stato e della società da parte dei cittadini americani. Con una verticalizzazione del sistema di prevenzione che, di fatto, secondo alcuni muterebbe radicalmente le fondamenta sociali degli Stati Uniti d'America. Cinque elementi vengono tuttavia riconosciuti come temi essenziali nella discussione relativa alla determinazione di una nuova e più incisiva azione a tutela della sicurezza del territorio degli Stati Uniti: 1. la difficoltà di identificare un modesto numero di individui pericolosi nell'ambito della vasta ed eterogenea popolazione di una Nazione; 2. la necessità di un sufficiente grado di adattabilità nel rispondere a minacce dinamiche; 3. i problemi relativi alla cooperazione tra diverse Agenzie di Intelligence; 4. le differenze nel modo in cui operano le Forze di polizia e quelle di Intelligence; 5. i timori relativi all'effetto delle attività di Intelligence sulla privacy individuale e sulle libertà civili. Le conclusioni dello studio tendono nel complesso a ritenere necessaria la costituzione di un nuovo e specificamente dedicato organo di Intelligence con finalità di anti-terrorismo. La conclusione di tale necessità è data in sintesi dalla constatazione che le attuali Agenzie operanti sul territorio e le relative metodologie per il contrasto dell'attività terroristica siano con ogni probabilità insufficienti a fronteggiare nuove e più insidiose forme di minaccia. Altrettanto imperativa, tuttavia, viene ritenuta la necessità di definire un sistema di garanzie per il cittadino, soprattutto a tutela del rispetto delle libertà individuali pur rendendo quantomeno ‘accettabile’ il ruolo di una nuova e più invasiva azione di prevenzione. Si tratta di uno studio particolarmente interessante, realizzato da un team di lavoro di fama, e sostanzialmente utile per comprendere come e quanto il problema della sicurezza e del terrorismo rivesta ancora un ruolo fondamentale nel dibattito politico degli Stati Uniti d'America. La sicurezza è, e con ogni probabilità sempre di più sarà, una variabile capace di alimentare processi di cambiamento epocale ad ogni livello della società americana, andando progressivamente ad intaccare anche i pilastri della libertà sui cui è stata fondata l'Unione e scritta la Costituzione. A completamento dello studio in oggetto, si segnala anche il secondo volume realizzato sul tema dalla Rand, dal titolo "Considering the Creation of a Domestic Intelligence Agency in the United States".
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