GNOSIS 1/2009
LA STORIA FATTI, ANEDDOTI e LEGGENDE Richard Sorge: la Cassandra di Stalin |
di Alain Charbonnier |
Il 15 maggio del 1941, a Mosca, un ufficiale del servizio segreto militare, il "IV Bureau", bussa con discrezione a una massiccia porta all'interno del palazzo del Kremlino. Una busta con doppio sigillo passa rapidamente di mano e in pochi istanti approda sul tavolo di Giuseppe Stalin. "Un messaggio da Tokio". "Sorge", sibila Stalin. E apre la busta. Mentre legge si acciglia e cambia di umore. Il messaggio cifrato, arrivato via radio dal Giappone, rivela che il patto di non aggressione Ribbentrop-Molotov di due anni prima sta per diventare carta straccia: il 22 giugno i tedeschi attaccheranno l'Unione Sovietica senza preavviso. Il "Piccolo Padre" legge e rilegge il messaggio, poi si rivolge ai pochi fedelissimi che gli stanno vicino e borbotta: "Questo Sorge è un allievo di Berzin, quel traditore che faceva parte della cricca che abbiamo liquidato nel 1937. No, non ci possiamo fidare di lui, anche se ha fornito in passato alcune buone notizie. Questa è un'informazione dubbia e pericolosa". Il messaggio dell'agente "Ramsay", il nome in codice di Sorge, finisce in una cartella con l'etichetta "Informazioni dubbie e pericolose", a far compagnia ad altri messaggi dell'agente sovietico con notizie definite da Stalin "inattendibili". La "sindrome di Cassandra", predire il futuro e non essere creduti, colpisce anche Richard Sorge, accomunandolo ad una schiera di agenti segreti, famosi come Cicero, che rivelerà inutilmente ai tedeschi l'"Operazione Overlord", lo sbarco in Normandia, oppure rimasti del tutto ignoti. Trentasette giorni dopo, per l'"operazione Barbarossa" si accende la "luce verde" e le divisoni corazzate tedesche dilagano negli immensi spazi russi, avide del grano dell'Ucraina e del petrolio del Caucaso. A Tokio, Sorge sembra impazzire. Otto anni di sacrifici, di lavoro difficile, di rischi: tutto inutile. A Mosca non era stato creduto. E sì che aveva anche ricevuto un messaggio di "grata approvazione". Il 2 luglio Sorge torna a farsi vivo con un nuovo messaggio cifrato: "In un consiglio di guerra alla presenza del Mikado, i capi dell'esercito e della marina nipponici hanno deciso di spostare le loro forze nel sud est asiatico, in vista di un possibile confronto con la Gran Bretagna e forse, successivamente, con gli USA". Questa volta l'informazione di "Ramsay" non è appannaggio del solo Stalin, ma dell'intera Stavka, il Comando Generale delle Forze Armate, costituito all'indomani dell'invasione. La corretta valutazione dell'informazione fa accantonare il timore che una micidiale tenaglia, i tedeschi da ovest e i giapponesi da est, stritoli l'Unione Sovietica. Da quel momento, Stalin e i suoi generali sanno che dovranno vedersela soltanto con la Germania e i suoi satelliti europei. Si pongono così le premesse della battaglia d'arresto davanti a Mosca, prima, e della battaglia di Stalingrado, poi. L'epopea di Sorge è giunta al culmine e immediatamente precipita, dopo ventidue anni al servizio del comunismo. Nato nel 1895 a Baku, in Russia, figlio di un ingegnere minerario tedesco, tre anni dopo Sorge fa ritorno in Germania con la famiglia. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruola come volontario. Valoroso combattente in Galizia e sulla Marna, nominato ufficiale sul campo, ferito e congedato, a 24 anni entra nel partito comunista tedesco. Membro dell'"apparato M", con l'incarico di esportare la rivoluzione sovietica, passa poi alle dipendenze del Komintern. Un periodo nel quale svolge incarichi di scarso rilievo, ma consolida la formazione politica, militare e tecnica. Nel 1929 Sorge è trasferito al "IV Bureau", il dipartimento di spionaggio dell'Armata Rossa, allora diretto da Jan Karlovic Berzin, nome di copertura di Peter Kyuzis, e si fa le ossa come agente in Europa e in Cina. Nel 1933 riceve un nuovo incarico: spiare il Giappone. Per meglio operare, si lega a due collaboratori preziosi: Max Klausen, che sarà il suo operatore radio, e il giornalista Ozaki Hotsumi, introdotto nel mondo politico nipponico, del quale conosce misteri e segreti e ne fa partecipe l'amico tedesco. A questi, Sorge aggiunge un altro giornalista, Branko Vukelic, jugoslavo, e il pittore Myiagi Yotoku, entrambi abili nel reperire informazioni dalle cosiddette "fonti aperte". La rete è pronta e Sorge la tesse con straordinaria abilità: torna in Germania, si iscrive al Partito Nazionalsocialista, ottiene l'incarico di corrispondente da Tokio della Frankfurter Zeitung, si lega ad un ufficiale con il quale ha combattuto sul fronte francese, futuro attaché dell'ambasciata tedesca a Tokio. Rientra nella capitale nipponica, si dedica alla vita mondana, con grande attenzione ai circoli diplomatici e finanziari. Alto, occhi azzurri, bello, colto, grande affabulatore e capace di reggere alcool a fiumi, Sorge riceve confidenze, ascolta conversazioni, collega dati, non chiede quasi mai e quando chiede ricambia le informazioni che riceve. I suoi collegamenti sono in funzione della "leggenda" che gli è stata cucita addosso: fervente nazista, brillante giornalista, esperto dell'estremo oriente. Con lui i tedeschi parlano liberamente dei piani verso la Russia e il fedele Ozaki gli rivela gli orientamenti giapponesi, introdotto com'è presso il principe Konoye. Tutto finisce a Mosca, trasmesso dal fedele Klausen. Nel 1964 le Isvestjia dedicano all' "Eroe dell'Unione Sovietica" Richard Sorge questo omaggio postumo: "Non assomigliava in alcun modo a quegli agenti segreti inventati dai romanzieri occidentali. Non scassinava casseforti per rubarvi i documenti: coloro che li possedevano erano i primi a mostrarglieli. Non aveva nessun bisogno di usare la pistola per penetrare in un posto, i custodi del segreto gliene aprivano le porte.... Una spia è prima di tutto un uomo politico. Deve cogliere, analizzare e collegare avvenimenti che in apparenza non hanno alcun rapporto fra loro. Deve possedere la larghezza di vedute di uno stratega e sviluppare facoltà di osservazione considerevoli. Lo spionaggio esige quindi uno sforzo continuo di cui la spia non vede mai la fine". Per Richard Sorge la fine arriva ad ottobre del 1941, quando il controspionaggio giapponese mette la mani sul pittore Myiagi Yotoku. Interrogato e torturato, fa i nomi degli altri quattro componenti della rete di spionaggio sovietica. Al momento dell'arresto, Sorge è in possesso di alcuni rapporti scritti in inglese. In un primo momento cerca di reggere agli interrogatori, poi, secondo quanto scrive Frederick W. Deakin nel suo "Il caso Sorge": "Il procuratore Yoshikawa gli rivolse questo appello: Volete voi, il capo, abbandonare al proprio destino i vostri uomini? Al vostro posto confesserei. Sorge chiese carta e matita e cominciò a scrivere: "Sono un comunista internazionale dal 1925...". L'agente sovietico rivendica la sua militanza politica e puntualizza che mai ha carpito con violenza informazioni segrete, ma ha recepito notizie che qualunque attento osservatore avrebbe potuto trovare, oppure gli erano state volontariamente fornite da altri. Una linea di difesa che non gli salva la vita. La sentenza condanna a morte Sorge e Ozaki, all'ergastolo Klausen e Vukelic, Myiagi è già morto in carcere. Il 7 novembre 1944 Sorge, come racconta ancora Deakin, "compì compostamente il tragitto fino al luogo dell'esecuzione" per morire impiccato pochi minuti dopo il suo amico Ozaki. Stalin da Mosca non mosse un dito per salvarlo. |