GNOSIS 1/2009
LA STORIA DALL'ARCHIVIO 'Segrete collaborazioni' |
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Il ricorso alla forza militare era considerato, così, l’unica via per far fronte ai crescenti focolai di instabilità anche se le ostilità, più o meno dichiarate, non impedivano concrete e fattive forme di collaborazione. L’appartenenza strategico-militare di Paesi, quali Russia ed Italia, ad alleanze diametralmente opposte non ostacolava, ad esempio, ‘segrete collaborazioni’ sul fronte della lotta al terrorismo. Ne sono una prova gli ‘atti classificati’, relativi al pedinamento sul nostro territorio di un terrorista russo, indirizzati dal Questore di Roma al Ministero dell’Interno (Direzione Generale della P.S. – Ufficio Riservato) nei quali si rappresentava che: - era stata accolta la richiesta di supporto operativo presentata dal detective della Polizia Internazionale russa, Franz Pavesi, ‘incaricato del pedinamento del terrorista Filipcenco Alessandro’ e si era quindi disposto ‘ausilio due agenti borghese... per vigilanza albergo...’ (documento di pag. 169); - si era proceduto al controllo ‘dell’individuo controscritto... che... seguito da 2 agenti in borghese, trovasi ora vigilato solo dai due agenti segreti della polizia Russa’ (documento di pag. 170); - era necessario far ‘conoscere se sul Filipcenco debba mantenersi riservata vigilanza, favorendomi in caso affermativo informazioni su detto individuo’ (documento di pag. 171). La collaborazione tra Paesi rappresenta dunque, da sempre, la via obbligata per una efficace lotta al terrorismo. Gli scenari di oggi impongono, però, alla quotidianità, fatti criminali e terroristici dalle modalità sempre più evolute ed efferate ma, soprattutto, di portata transnazionale. Ne consegue che strategie ed interventi operativi destinati ad una efficace ed adeguata attività di contrasto, posti in essere dai settori preposti alla sicurezza, debbano passare necessariamente attraverso i rispettivi ‘Organi di coordinamento sovranazionale’. L’Unione Europea ha già creato la figura del Coordinatore per l’Antiterrorismo e, per l’Intelligence, il Joint Situation Centre, con funzioni di monitoraggio ed analisi delle informazioni ‘open source’ nonché di collegamento diretto tra gli Organi dell’intelligence degli Stati Membri. Questa politica, è stata, peraltro, già ben tratteggiata dal Presidente del Parlamento europeo Hans-Gert PÖTTERING, nell’intervista rilasciata nel n. 4/2007, di questa Rivista. |