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GNOSIS 3/2008
RECENSIONI

L'Intelligence italiana
una 'storia ufficiale'


Alain CHARBONNIER

Due volumi ricchi di riferimenti, di indicazioni archivistiche, di documenti, ricostruiscono la storia del Servizio Informazioni italiano, a partire dalla nascita del Regno d'Italia fino al 1949. Un passo coraggioso e senza precedenti. Quasi un secolo di storia è stato riletto dalla Professoressa Maria Gabriella Pasqualini attraverso le "carte segrete dell'Intelligence italiana", con un lavoro ineguagliabile e prezioso per gli studiosi e gli appassionati. Un lavoro, come ha scritto la stessa Pasqualini, "suscettibile di essere proseguito e ampliato". Come dire: la strada è tracciata, altri la seguano e la amplino.


In tutti i Paesi del mondo esistono strutture di "Intelligence", cioè Servizi d'Informazione altrimenti conosciuti come "Servizi Segreti". Ma in nessun Paese, neppure quelli di più lunga tradizione, come la Gran Bretagna e la Francia, esiste una "storia ufficiale" di queste strutture, indispensabili in tempo di pace come in tempo di guerra.
Strutture riservatissime, dall'attività tenebrosa, spesso al limite della legalità o illegale tout court, come sono raffigurati nell'immaginario collettivo alimentato da una pubblicistica tutt'altro che amica.
In Italia è consuetudine diffidare di qualunque persona frequenti o sia collegata all'ambiente dei Servizi di Sicurezza. Un atteggiamento ereditato dai Romani che nutrivano scarsa fiducia verso chi faceva la spia di mestiere, sia pure per lo Stato.

Eppure, in Italia come in Israele, negli Stati Uniti come in Francia, in Gran Bretagna, in Germania, in Giappone, in Russia, di Servizi Segreti si parla, e pure diffusamente. S'è perso il conto dei memoriali, pamphlet, libri con rivelazioni di ex agenti, collaboratori, transfughi; delle pubblicazioni di studiosi che hanno spulciato archivi, consultato diari, collazionato atti giudiziari e articoli di giornali, ascoltato testimoni più o meno attendibili. Quanti hanno raccontato le storie dell'Intelligence, nel bene e soprattutto nel male, hanno quasi sempre avuto un retroterra moraleggiante e il dito puntato nel tradizionale "j'accuse" nei confronti di quanti svolgono o hanno svolto un lavoro delicato, difficile, pericoloso, oscuro, sotterraneo, per assicurare informazioni tempestive, capaci di mettere i Governi in grado di assumere decisioni corrette. è così che anche interessanti ricerche storiche si sono trasformate alla fine in filastrocche di rivelazioni vere o presunte, di retroscena spesso non verificabili o non suffragati da corrette letture dei documenti a disposizione, con la conseguenza di suscitare scandalo e contribuire ad alimentare la sfiducia.
Non è mancato neppure il contributo di inchieste giudiziarie che non hanno assicurato la necessaria riservatezza sugli atti e i documenti acquisiti, trattati come un qualsiasi rapporto di polizia inserito nel fascicolo processuale, senza decretazione o vincoli di riservatezza.Nessuno potrà mai fare il conto delle battaglie e delle guerre vinte, delle vite risparmiate, degli attentati sventati,grazie all'azione di agenti segreti.

Neppure si potrà tenere il conto delle battaglie perdute, delle vite sacrificate, dei mancati interventi, per l'incapacità degli operatori e di quanti avrebbero dovuto prima guidarli e poi analizzare correttamente le informazioni acquisite. Benvenuta dunque la storia del Servizio Segreto italiano dalla proclamazione del Regno d'Italia, 1861, alla nascita della Repubblica, 1949, ricca di documenti, grazie al lavoro di un'eccellente studiosa, della quale abbiamo avuto modo di apprezzare altre opere. Una storia "ufficiale" dell'Intelligence italiana, in due volumi, curati dalla Professoressa Maria Gabriella Pasqualini: "Carte segrete dell'Intelligence italiana 1861-1918", pagine 347; "Carte segrete dell'Intelligence italiana 1919-1949", pagine 287 (1) .
"Il Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare- scriveva nella prefazione Arturo Parisi, Ministro della Difesa -inaugura un progetto di rigorosa ricerca storica basata sui documenti che ricostruiscono le vicende dell'Intelligence militare italiana a partire dall'Unità d'Italia... Scopo del progetto è ricostruire in modo scientifico una 'storia' del Servizio, con le sue 'luci ed ombre' per offrire un quadro quanto più possibile reale della vita del Servizio nel tempo".
Un lavoro non facile, neanche per un'esperta come la Professoressa Pasqualini che, nell'introduzione, avverte: "le ricerche documentali, in questo Archivio (del SIM n.d.r.) presentano notevolissime difficoltà perché, nel corso del tempo, le archiviazioni del materiale versato furono fatte smembrando notevolmente la corrispondenza originata dai singoli uffici… occorre verificare in ogni direzione per reperire quei documenti che possano dimostrare la veridicità della ricostruzione dell'ordinamento di un ufficio."
Oltretutto, prima del 1906 l'esistenza e la funzione dell'Ufficio Informazioni era considerata talmente riservata "da non comparire nemmeno nei documenti ufficiali di normale circolazione."
Avverte l'autrice, concludendo l'introduzione al primo volume: "La presente ricerca, periodo 1861-1918, ha cercato di dare un'idea complessiva in chiave storica, non militare, del progressivo sviluppo dell'attività di informazione, non dimenticando quanto fu fatto al riguardo, anche fuori non solo dal territorio metropolitano, ma dall'Europa, soprattutto da ufficiali in servizio permanente che divennero esploratori, informatori, geografi, studiosi di antropologia culturale, analisti, ante litteram, di situazioni politiche di società della sponda sud del Mediterraneo, poco conosciute e poco comprese, allora e forse ancora oggi, nonostante sia passato un secolo da quelle prime relazioni. Leggendole con cura, peraltro, si può considerare come contengano ancora oggi molti validi elementi di analisi."
La "chiave storica" fa da guida all'intera opera che si presenta come una base di consultazione per chiunque negli anni a venire vorrà cimentarsi in nuove ricerche in questo campo.
è dell'aprile del 1855 quella che è passata alla storia come "Istruzione La Marmora", vale a dire la circolare dell'allora Ministro della Guerra del Regno di Sardegna che così divideva il Servizio di Stato Maggiore: "Capo Primo: divisione del servizio; Capo Secondo: servizio del quartiere generale; Capo Terzo: servizio di cancelleria; Capo Quarto: servizio appo le truppeservizio di missioni speciali; Capo Sesto: Servizio Segreto".
Probabilmente proprio da qui, sottolinea la Professoressa Pasqualini, è venuto l'uso di chiamare le informazioni militari "Servizio Segreto", dando "quasi un'aria di mistero a un tipo di attività che sempre è stata fatta, con modalità 'aperte' o 'coperte', da ogni organizzazione militare per conoscere alleati e nemici..."
Eppure quando il 4 maggio 1861 il Ministro della Guerra Manfredo Fanti trasforma l'Armata Sarda in Esercito Italiano, in nessun documento si fa menzione di un Ufficio Informazioni, mentre doveva esistere ancora un Servizio Informazioni, in virtù della "circolare La Marmora". Negli archivi la ricercatrice non ha trovato tracce, ma dai documenti sulla campagna del 1866 si capisce che un simile Servizio esisteva ed era ben efficiente.
Fino alla Grande Guerra, quello che per comodità definiamo "Servizio Informazioni" subisce varie riorganizzazioni, cambiamenti di status e di attribuzioni. Lavora molto e con notevole efficacia tanto che, a guerra conclusa, a fronte dei mutati scenari internazionali, viene presa in considerazione l'idea di una struttura sempre più professionalizzata. Ci vorranno sette anni, dal 1918 al 1925, per cominciare a dar corpo all'idea di un Servizio Informazioni Militare centralizzato e quanto più possibile interforze. Il 15 ottobre 1925, difatti, veniva istituito il SIM, con Regio Decreto 1909, di soli 4 articoli, "primo timido avvio verso la moderna concezione dell'Intelligence militare".
Dal 1919 al 1949 sono appena trent'anni, ma per il Servizio Informazioni italiano sono anni cruciali, in un periodo di grandi trasformazioni, contrassegnate da avvenimenti traumatici: l'avvento del Fascismo, la repressione antifascista in Italia e all'estero, la difficile convivenza con organismi di Intelligence e repressione politica, l'OVRA, le guerre di Spagna e d'Etiopia, la Seconda Guerra Mondiale, la caduta del Fascismo, l'armistizio, la Resistenza, il dopoguerra e la Guerra Fredda.
Per questo periodo, avverte la Professoressa Pasqualini, "non sono molti i documenti strettamente militari ai quali fare riferimento perché la gran parte di essi furono distrutti; molti furono presi dai tedeschi durante l'occupazione di Roma e portati a Berlino; altri furono rilevati dai comandi anglo-americani. Quando Berlino fu occupata, i Sovietici a loro volta si impadronirono di molti archivi nazisti (tra i quali si trovavano sicuramente molti documenti italiani) trasferendoli a Mosca".
Inoltre, "i documenti del SIM, ai sensi dell'articolo 3 del cosiddetto 'armistizio lungo' di Malta, dovrebbero essere stati consegnati o messi a disposizione delle Nazioni Unite, tramite le Autorità Anglo-americane, almeno così risulterebbe, ma l'Autrice non conosce, per ora, l'effettiva consistenza della consegna".
Nonostante le lacune archivistiche, la scomparsa di troppi documenti, la Professoressa Pasqualini ha lavorato in modo egregio, fra le carte dell’Archivio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito e i documenti americani. E l'autrice sottolinea che lo studio merita "ulteriori approfondimenti soprattutto per il periodo 1930-1939" e che "solamente uno studio a tappeto di documenti inglesi e soprattutto americani, può far arrivare a ricostruire un quadro completo non solo degli ordinamenti del SIM, ma anche dello sviluppo nella ricerca dell'informazione, la valutazione della fonte, l'analisi della notizia per procedere a inquadrare il più possibile coerentemente e correttamente una certa situazione".
Il SIM sopravvive fino al 1° gennaio 1945, quando il Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi ritenne politicamente opportuno trasformarlo in Ufficio Informazioni e Collegamento, poi Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore Generale, in seguito ai numerosi attacchi di stampa, soprattutto per l'attività del SIM/CS, ricollegabile ai procedimenti contro il Generale Mario Roatta e ad altri esponenti del regime fascista per delitti commessi negli anni della dittatura, a cominciare dall'omicidio dei fratelli Rosselli.
Durerà quattro anni il periodo di transizione. Quattro lunghi anni, densi di cambiamenti: la Repubblica, la Costituzione, la sconfitta delle sinistre nel 1948, l'ingresso dell'Italia nel Patto Atlantico. Il 30 marzo 1949 una disposizione interna del Gabinetto del Ministro della Difesa dava istruzioni per una nuova struttura e nuovi compiti di un Servizio Informazioni delle Forze Armate con dipendenza diretta dal Capo di Stato Maggiore della Difesa.
è storia alla soglia dei nostri giorni l'organizzazione e l'attività del SIFAR, destinato poi a diventare SID, quindi SISMI e oggi AISE.
Chiude così la Professoressa Pasqualini: "Nel concludere questo non semplice cammino storico, effettuato fra migliaia di documenti, il pensiero va a quanti con fedeltà e professionalità, a volte perdendo anche la vita per questo loro impegno, hanno contribuito a far progredire una disciplina quale è l'Intelligence, fondamentale per la vita di ogni Stato".
Il primo passo è stato fatto per una "storia ufficiale" dei nostri "Servizi" e il merito va alla Professoressa Maria Gabriella Pasqualini che ha aperto la strada. Siamo certi che altri la seguiranno, mano a mano che nuovi e più recenti documenti saranno resi disponibili, anche per fare chiarezza storica su avvenimenti che fino ad ora sono stati oggetto soprattutto di cronaca e di diatriba politica.


(1) L'opera è fuori commercio ma può essere richiesta scrivendo a "Ministero della Difesa - RUD, Via della Pineta Sacchetti 216, 00168 Roma.

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