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GNOSIS 2/2008
DALL'ARCHIVIO ALLA STORIA

Da sempre a caccia di energia  articolo redazionale






Il reperimento di risorse energetiche rappresenta anche per l’Italia un problema di vecchia data. Infatti, benchè già nel 1864 a Neviano dei Rossi, in provincia di Modena, fosse stato realizzato il primo pozzo petrolifero e il nostro Paese fosse divenuto, in tempi rapidissimi, uno tra i maggiori produttori di petrolio, l’accelerato processo di industrializzazione e lo shock carbonifero registrato durante il primo conflitto mondiale, contribuirono a creare anche in Italia una ‘dipendenza’ sempre più crescente dall’oro nero.
Proponiamo due documenti d’archivio, datati 1943, che testimoniano gli sforzi profusi dall’Azienda Generale Italiana Petroli (AGIP) per l’individuazione sul nostro territorio di ‘miniere petrolifere’.
Nata nell’aprile 1926 per l’estrazione, il trasporto, la raffinazione e la distribuzione dei prodotti petroliferi, questa azienda che operava per conto dello Stato in competizione con il duopolio che a quei tempi dominava il mercato italiano: la SIAP (Società italo-americana per il petrolio) e la NAFTA (filiale della Royal Dutch-Shell), assunse, poi, una posizione dominante. Assorbì, infatti, via via le piccole aziende del settore effettuando in proprio sondaggi ed esplorazioni in diverse località italiane, particolarmente nel sottosuolo della pianura Padana.
Il primo documento di seguito proposto è la richiesta inoltrata dall’AGIP all’allora Ministero delle Corporazioni, e per conoscenza al Corpo Reale delle Miniere, con la quale veniva sollecitata una proroga del permesso per la ricerca di ‘petrolio e gas idrocarburati’ nelle località ‘Secchia e Tiepido’ della provincia di Modena.
[Nella risposta del Commissario per il Ministero dell’Industria Commercio e Lavoro, proposta nel secondo documento, è interessante notare come la concessione della proroga - per un ulteriore periodo di tre anni - venga strettamente vincolata al rispetto di ben precisi limiti territoriali nei quali circoscrivere la ricerca anche nell’intento di garantirne un efficace controllo da parte degli organi competenti.
Se infatti all’art. 2 si parla di una riduzione a 5.964 degli ettari destinati al ‘permesso di ricerca’, nell’art. 3 si richiama espressamente l’Azienda titolare del permesso a ‘sottostare a tutti gli altri obblighi imposti con i DD.MM. citati’.









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