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GNOSIS 1/2008
DALL'ARCHIVIO ALLA STORIA

Le impronte in archivio


articolo redazionale


Presentiamo in questo numero un documento d'archivio, datato giugno 1925, con il quale il Ministero dell'Interno chiede alla Divisione Affari Generali e Riservati se aderire o meno alla richiesta - inoltrata dalla Direzione di Polizia di Copenaghen - di predisporre 'impronte digitali .... di individui sospetti in qualsiasi modo di commettere atti terroristici'. Tale richiesta era finalizzata alla creazione di un CATALOGO DACTILOSCOPICO, da inserire nel REGISTRO INTERNAZIONALE D'IDENTIFICAZIONE A DISTANZA composto, come espressamente riportato nell'oggetto del documento, con il metodo JORGENSEN. La comunicazione dei dati identificativi dei 'malfattori internazionali' doveva essere eseguita dalla Scuola di Polizia Scientifica in base alle intese intercorse fra i vari rappresentanti dei Governi che avevano partecipato al Congresso internazionale di Polizia, svoltosi a Vienna nel settembre 1923. Questo documento dimostra, in maniera inequivocabile, come sin dai tempi passati e in ambiti non circosritti solo ad alcuni Paesi, le impronte digitali rappresentassero, già, un valido strumento investigativo,anche se risalgono addirittura alla fine

da www.chezplumeau.com
dell'800 i primi studi sui 'disegni di impronte papillari' condotti dall'antropologo inglese F. Galton.
L'indubbia validità di questo strumento investigativo ha trovato, peraltro, significativi riscontri sia in ambito scientifico, con gli importanti risultati raggiunti dalla tecnologia biometrica, sia in ambito normativo, con la recente istituzione dell'EURODAC. E' infatti del febbraio 2002 l'entrata in vigore del Regolamento istitutivo dell'European Dactyloscopie (Dattiloscopia europea), prima Banca Dati biometrica paneuropea, operativa di fatto dal 2003 e gestita dalla Commissione europea per conto degli Stati aderenti. Tale sistema consente la memorizzazione e l’archiviazione delle impronte digitali di tutti i richiedenti asilo (di età superiore a 14 anni) che abbiano presentato la relativa domanda in uno dei Paesi facenti parte dell’Unione. Il funzionamento di questo ‘database europeo’ segue la falsa riga di quello dell'AFIS (Automated Fingerprint Identification System ovvero Sistema automatizzato di identificazione delle impronte) operativo in Italia già dal 1999. Questo nostro casellario centrale delle identità è dotato di terminali periferici, in uso alle varie unità di polizia scientifica e ai RIS dei Carabinieri, che consentono, tramite la connessione in rete, di accedere alle informazioni biometriche dei soggetti inseriti. Le ricerche si possono condurre sia su impronte complete sia su frammenti, in quanto il sistema è articolato su un doppio binario (database di cartellini e database di frammenti) ed è ormai da alcuni anni collegato all'EURODAC.

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, P.S., Massime, 1925.






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