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Per Aspera ad Veritatem N.17 maggio-agosto 2000
Numero speciale
dedicato all'Unità d'Italia
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Edo RONCHI
La tutela del patrimonio ambientale dell’Italia


La catena alpina al Nord che declina gradualmente verso una vasta e fertile pianura, una catena appenninica che si allunga nel mare, due grandi isole e molte altre piccole che si affacciano sulle sue coste, a volte scoscese e a picco sul mare, a volte distese e sabbiose, grandi e piccoli laghi, fiumi e torrenti, lagune, stagni e zone umide: il paesaggio naturale dell'Italia è certamente il più vario d'Europa.
E varietà in natura significa ricchezza e bellezza.
Ricchezza di flora, di piante e fiori, di numerosissime specie, spontanee o coltivate, in diversi ambienti naturali, grazie anche ad un clima, vario e variabile, ma abbastanza mite.
Ricca anche di fauna: numerose le specie di uccelli, ma anche lupi, orsi, stambecchi, camosci, cervi e perfino linci.
La bellezza dell'Italia, giardino d'Europa, ammirata per secoli dai viaggiatori di tutto il mondo, è stata ispiratrice di cultura, di arte, di pittura, letteratura o poesia di valore universale. Lo stesso straordinario valore architettonico, storico e artistico di molte città italiane, grandi e piccole, non sarebbe spiegabile, né comprensibile, senza lo straordinario intreccio fra natura e cultura di questo nostro Paese.
E quando in Europa, e nel mondo, si esprime per l'Italia e per gli italiani anche qualche apprezzamento, e non solo critiche, si sente sempre parlare di creatività, gusto del bello, fantasia e perfino genialità. Se il made in Italy (il fabbricato in Italia), ha spazio nel mondo, non solo nella moda o nelle calzature, nelle ceramiche o nei prodotti alimentari, ma anche in molti altri prodotti di piccole e medie imprese, è perché questi prodotti sono italiani, sono fatti in Italia. A volte la rappresentano perché sono fatti bene, con creatività e intelligenza, hanno alle spalle un entroterra di territorio, tradizione e capacità d'innovazione, a volte sono solo associati ad un'immagine positiva e bella dell'Italia, vista direttamente, o in qualche film, o in reti televisive o telematiche, o semplicemente immaginata attraverso qualche opera d'arte.
Penso sia normale e naturale amare la terra che ci ha visti nascere, difendere quindi la patria, la terra dei nostri padri ed il nostro patrimonio, l'eredità che ci hanno lasciato i nostri padri.
Nel nostro caso siamo stati favoriti dalla sorte: siamo nati in una terra splendida ed abbiamo avuto in eredità un patrimonio straordinario. Dovremmo sentirci in dovere di conservarlo, migliorarlo ulteriormente, perché ne vale la pena, per i nostri figli e per i nostri nipoti.
Purtroppo se guardiamo la nostra storia recente, quella degli ultimi cinquant'anni, ci rendiamo conto che abbiamo recato molti danni alla nostra terra e al nostro patrimonio naturale e ambientale.
Certo siamo economicamente e industrialmente progrediti: abbiamo più case, più macchine, più televisioni, un reddito più alto e consumiamo di più. E ciò non è poco ed in linea di massima è anche un bene: quasi nessuno fa più la fame, alcune malattie sono state sconfitte, si vive più a lungo ed il benessere è più diffuso.
Tutto ciò ha avuto però anche dei costi che è bene aver presenti e cercare di eliminare o almeno ridurre a livelli sopportabili, ecologicamente sostenibili: costi ambientali elevati, troppo elevati.
Un territorio troppo vulnerato da disboscamenti e dall'abbandono della montagna, da strade e costruzioni di ogni tipo, è diventato più vulnerabile, più esposto al rischio di frane, meno capace di assorbire e trattenere le acque piovane e, quindi, più esposto al rischio di alluvioni.
Si è costruito troppo, con seconde e terze case, spesso abusive, si è costruito in fretta e male in troppe periferie, compromettendo paesaggi urbani e non pochi dei luoghi, in particolare lungo le coste, più belli d'Italia.
Troppi scarichi inquinanti non sono stati depurati, né controllati adeguatamente, e sono finiti nei nostri fiumi, inquinandoli, e nelle falde, rendendole inservibili o rischiose in varie parti del Paese.
Con le produzioni ed i consumi sono cresciuti anche i rifiuti che, in assenza di adeguati sistemi di gestione, hanno riempito molte zone di discariche, legali e illegali, alimentando non pochi traffici illeciti.
Troppe merci vengono trasportate su camion e poche su ferrovia; troppe auto invadono le strade in particolare nelle città, con conseguente aumento dell'inquinamento, della congestione da traffico ed anche degli incidenti stradali.
Attività industriali cresciute, e spesso terminate, senza attenzione né rispetto per l'ambiente, hanno lasciato aree e siti pesantemente inquinati.
Le azioni per affrontare questi problemi ambientali sono iniziate con riforme legislative per la tutela del territorio a livello dei bacini idrografici ed in particolare le aree a più elevato rischio di dissesto idrogeologico; è stata avviata una impegnativa riforma della gestione dei rifiuti che punta molto sullo sviluppo della raccolta differenziata, sul riuso e riciclo dei rifiuti; è stata riformata la normativa per rendere più incisiva la tutela delle acque ed è stato riordinato, col sistema ANPA-ARPA, il sistema dei controlli ambientali; è stato avviato un piano generale dei trasporti e della mobilità sostenibile; con le domeniche senz'auto, sono stati maggiormente coinvolti e sensibilizzati i cittadini; è stata avviata una normativa per la bonifica dei siti inquinati.
Queste, ed altre, riforme ambientali sono state avviate in questi ultimi anni: l'auspicio è che vengano portate a compimento in modo da rendere ambientalmente sostenibile, e quindi anche durevole, lo sviluppo del Paese.
Produrre buone leggi non è sufficiente per tutelare l'ambiente, occorre che queste leggi siano rispettate e fatte rispettare.
Lo scarso rispetto per l'ambiente si è tradotto in Italia, in particolare negli ultimi decenni, anche in uno scarso rispetto della normativa ambientale: costruzioni abusive diffuse, emissioni in aria e scarichi illeciti di rifiuti, spesso pericolosi.
In questo tessuto di illegalità diffusa, specie in alcune aree del paese, è cresciuta una vera e propria criminalità organizzata, chiamata ecomafia, che ha costruito un business delle violazioni della normativa ambientale, in particolare nei settori dell'abusivismo edilizio e dello smaltimento illecito dei rifiuti pericolosi, settori che rendono somme illecite dell'ordine di migliaia di miliardi l'anno.
Con vaste operazioni di controllo, promosse dal Ministero dell'Ambiente, e coordinate dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, come l'operazione "mare pulito", o quello di controllo delle discariche e dei depuratori, con decine di migliaia di controlli straordinari (quelli ordinari sono effettuati dalle strutture locali delle ARPA, Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente), si è sviluppata un'azione incisiva per controllare l'illegalità diffusa in campo ambientale.
E' chiaro che senza queste azioni di contrasto, o se non dovesse proseguire o crescere ulteriormente, ogni processo di riforma ambientale sarebbe vanificato: chi non rispetta la normativa ambientale sarebbe premiato o farebbe concorrenza sleale a chi questa normativa la rispetta.
Resta il problema di strumenti d'indagine e di sanzioni penali più efficaci ed effettive contro coloro che commettono reati contro l'ambiente, in particolare con associazioni create per compiere questi reati. Su questo argomento è stato, ormai da più di un anno, presentato in Parlamento, da parte del Governo, un disegno di legge per inserire nel Codice Penale un apposito titolo riguardante i "Delitti contro l'ambiente".
Purtroppo il provvedimento, assegnato in sede congiunta alle Commissioni Ambiente e Giustizia del Senato, non è stato ancora definito dalle Commissioni e vi sono poche probabilità che diventi legge in questa legislatura.
Occorrerà comunque tornare sull'argomento: un grande patrimonio come quello naturale e ambientale dell'Italia va difeso anche con un più adeguato sistema sanzionatorio e penale.